I consigli dello psicologo per vivere bene la quarantena «Adesso i progetti hanno la stessa funzione dei sogni»

Le misure restrittive per contenere il nuovo coronavirus, primo tra tutti l’obbligo di restare a casa, con il passare dei giorni possono diventare psicologicamente difficili da gestire. C’è chi si ritrova solo in casa e chi è costretto a condividere 24 ore su 24 un miniappartamento e fare i conti con una convivenza forzata; chi passa tutta la giornata a cucinare e chi non si toglie mai il pigiama. Molti sono assaliti dall’ansia per il diffondersi del Covid-19, dalla paura di essere contagiati, dalle preoccupazioni per il futuro. Come ha sottolineato anche l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) in un documento contenente i consigli su come gestire lo stress, la cosa fondamentale da tenere a mente è che «è normale sentirsi tristi, stressati, confusi, spaventati e arrabbiati». La redazione di MeridioNews ha chiesto allo psicologo Giuseppe Raniolo qualche consiglio per affrontare la quarantena e l’isolamento.

Convivere con le emozioni
«In momenti di emergenza come questi – spiega Raniolo – tornano emozioni e paure ataviche e arcaiche. Soffocarle sarebbe sbagliato, bisogna piuttosto imparare a conviverci. Un modo è parlarne, condividerle con le persone più care (amici e parenti) per un conforto reciproco o, se è necessario, anche confidarle a un professionista». Non è solo una questione tutta interna, alcuni di questi stati d’animo possono essere infatti sollecitati dalla sovraesposizione all’argomento. Televisione sempre accesa, scroll continuo su tablet e cellulari espongono a un eccesso di informazioni. «È opportuno non farsi sopraffare e selezionare le notizie facendo attenzione a discernere quelle che fanno riferimento a fonti ufficiali dalle fake news», consiglia l’esperto. Tre sono gli atteggiamenti da evitare. «Quello da complottista, da ipocondriaco e da negazionista. Quest’ultimo – sottolinea Raniolo – è forse il più pericoloso perché è connesso con l’idea di onnipotenza che porta a pensare che “a me non può succedere” e a mettere in pratica comportamenti irresponsabili che possono favorire la diffusione del contagio».  

Scandire le giornate
In ogni casa esistono delle situazioni rituali: dalla colazione mentre si legge il giornale al caffè dopo pranzo o il tè delle cinque, dal programma da seguire alla tv al momento dedicato alla lettura. «È importante mantenere gli stessi riti delle situazioni di normalità perché aiutano a marcare il tempo durante la giornata», suggerisce lo psicologo. Restare tutto il giorno a casa può fare sembrare ogni momento della giornata uguale a un altro, il che non aiuta a tenere a bada la noia. «Ognuno deve impegnarsi a non rinunciare alle proprie abitudini perché, anche se abbiamo l’obbligo di rimanere isolati in casa, dobbiamo ricordarci che non stiamo vivendo una situazione apocalittica». Tra i consigli dell’Oms c’è anche mantenere uno stile di vita salutare per alimentazione, sonno ed esercizio fisico

La quarantena come possibilità
Vite frenetiche, in cui la tendenza necessaria è spesso quella a procrastinare, adesso sono in parte messe in stand-by. «Abbiamo la possibilità di avere molto tempo libero – osserva Raniolo – e dovremmo provare a utilizzarlo per fare cose che di solito non facciamo». Leggere il libro rimasto da tempo sul comodino, fare un corso online, imparare un’attività nuova mai sperimentata prima. «La cosa a cui fare attenzione, però, è non limitarsi solo ad attività solipsistiche che possono portare ad accentuare un atteggiamento di chiusura verso gli altri», raccomanda l’esperto.

Vicini a distanza
La distanza fisica non è anche distanza emotiva. «Stiamo vivendo la prima pandemia con internet e i social network – fa notare lo psicologo – È vero che dobbiamo rispettare misure restrittive che non permettono socialità e contatto fisico, ma possiamo supplire con telefonate, messaggi e videochiamate». Sono giorni in cui scambiare qualche parola, specie per chi vive da solo, può diventare essenziale. «Non solo contatti virtuali, questo può essere il momento giusto per parlarsi da un balcone all’altro o dalle porte lasciate aperti sui pianerottoli di uno stesso condominio», suggerisce Raniolo. In molti balconi di tutta Italia, nei giorni scorsi, sono stati appesi striscioni colorati con l’arcobaleno e sono stati organizzati dei flash mob. «Anche questi sono modi per sentirsi tutti uniti, tutti parte di una comunità». In questo senso, un dato importante sono le iniziative di solidarietà: diverse associazioni di volontariato e anche singoli cittadini si sono organizzati per mettersi a disposizione soprattutto di anziani e persone immunodepresse. «È un modo per soddisfare un doppio bisogno: quello delle persone più fragili, ma anche per rispondere all’esigenza umana di sentirsi utili e di partecipare a una dimensione comune». 

Progettare
«In questo momento, i progetti hanno la stessa funzione dei sogni e dei desideri. È fondamentale mantenere viva l’idea che questa fase di emergenza finirà e farlo in modo non passivo ma assumendosi la responsabilità di rispettare le direttive», sottolinea lo psicologo. Progettare un viaggio, pensare a un abbraccio con una persona cara o a quando sarà possibile riprendere l’abitudine di un caffè al bar o di un aperitivo con gli amici può fare bene. «Ciò che stiamo vivendo in queste settimane ci insegnerà qualcosa che ci porteremo con noi anche quando l’emergenza sanitaria sarà finita», conclude Raniolo.


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