La società Gieco ha comunicato ai sindacati che il punto vendita di via Di Maria chiuderà i battenti entro il 31 dicembre, licenziando oltre trenta dipendenti che negli ultimi mesi hanno affrontato diversi disagi sperando di potere andare avanti. Tra questi anche un 54enne che fin da ragazzo lavora per il marchio
Grande Migliore, chiude il punto vendita in via Di Maria Dipendente: «Ho lavorato per 40 anni, non ho più nulla»
A casa entro la fine di dicembre 37 lavoratori del punto vendita Grande Migliore in via Generale Di Maria. Lo ha comunicato la società Gieco che chiuderà il centro e licenzierà i dipendenti. «È una batosta – dice Mimma Calabrò, segretaria regionale della Fisascat Cisl – Dopo tante battaglie arriva il licenziamento. Speravamo in un piano di rilancio, che coinvolgesse anche il Grande Migliore. I dipendenti hanno fatto tanti sacrifici, anche lavorando senza essere pagati. Si devono accontentare di un piano di rientro delle mensilità non godute».
«Non avremmo mai pensato che a distanza di così poco tempo questi lavoratori potessero tornare a vivere l’incubo dei licenziamenti», aggiunge Calabrò, che spiega come l’azienda aveva rilevato altri punti vendita in via Di Maria e nelle strade limitrofe e un altro in via Aiace: tutti però sono stati via via dismessi. «Abbiamo fatto un accordo di cassa integrazione per cui molti lavoratori hanno continuato a lavorare malgrado i disagi. Qualcuno si è dimesso per giusta causa per i problemi legati agli stipendi e altri sono rimasti senza percepire quasi nulla da aprile. Oggi abbiamo stilato un piano di rientro perché ci hanno comunicato che contano di chiudere entro il 31 dicembre». Tra le motivazioni addotte dall’azienda i bassi introiti che sarebbero dovuti, secondo quanto riferito ai sindacati, anche alle difficoltà nella viabilità per accedere a via Di Maria da via Notarbartolo. «Sappiamo che dovremo incontrarci al più presto per salvare i posti di lavoro – conclude Calabrò – ma l’azienda continua a dire che, finita la svendita che stanno facendo poi procederanno con i licenziamenti. Contiamo di portare avanti la trattativa il più possibile. Non molliamo».
Una scure calata sulla testa di chi, come Roberto Ferrara, ha lavorato per quasi quaranta anni sempre sotto lo stesso marchio, Grande Migliore, come sua moglie, ora in mobilità. «Ho sperato fin da quando sono entrato in cassa integrazione di poter finire la mia carriera in questa azienda: ho 54 anni ma lavoro da quando ero ragazzo. Mi occupo di gestire il reparto Arredo e Verde, e nel corso degli anni mi hanno spostato in diversi punti vendita in giro per la città. Dal 2012 sono tornato in via Di Maria, dove un tempo avevo iniziato la mia carriera. Mi manca davvero poco ma con gli anni di contributi che ho accumulato non riesco ad andare nemmeno in pensione, non mi resta nulla». L’uomo però non molla e continua a sperare che «qualche altro imprenditore possa subentrare nella gestione, per poter continuare a lavorare e mantenere la mia famiglia. Tra noi c’è anche chi non riesce a mettere a tavola il cibo per mangiare».