«Il sistema Girgenti Acque» al centro dell’audizione della commissione regionale Antimafia, in trasferta oggi ad Agrigento. Decisione maturata dopo l’interdittiva antimafia che ha colpito la società che gestisce il servizio idrico nella provincia. Gli incontri si sono svolti nella sede della Prefettura, una scelta non casuale e anzi sottolineata dal presidente Claudio Fava. «Siamo lieti di aver avuto accanto a noi, come nostro principale interlocutore, il prefetto di Agrigento, perché questa interdittiva rappresenta un punto avanzato, determinato e coraggioso del modo in cui una Prefettura può essere luogo di tutela, prevenzione, attenzione, monitoraggio sul territorio. L’interdittiva antimafia è intervenuta a prescindere dalla vicenda giudiziaria. Occorreva intervenire in termini di prevenzione, raccogliendo il lavoro della Dia e di altre forze dell’ordine, per evitare minacce concrete per il territorio». Un’aria decisamente diversa da quando alla Prefettura di Agrigento è arrivato Dario Caputo, in sostituzione di Nicola Diomede, rimosso dal governo lo scorso gennaio e indagato nella mega inchiesta sul presunto sistema di favori in cambio di assunzioni a Girgenti.
La commissione guidata da Fava oltre al prefetto Caputo, ha sentito il questore Maurizio Auriemma, il colonnello dei carabinieri Giovanni Pellegrino, quello della guardia di finanza Pietro Maggio, il dirigente della Dia Roberto Cilona e ancora il procuratore della Repubblica Luigi Patronaggio e il sostituto Salvatore Vella. Al tavolo anche i deputati agrigentini Margherita La Rocca Ruvolo e Carmelo Pullara. Missione dedicata soprattutto alla vicenda dell’interdittiva antimafia emessa dal prefetto Caputo nei confronti di Girgenti, a seguito della quale sono arrivate le dimissioni del presidente del cda Marco Campione e il commissariamento della società da parte della Prefettura, in attesa che l’Assemblea territoriale idrica composta dai sindaci della provincia agrigentina individui una nuova forma di gestione.
«Al di là dei provvedimento sanzionatori – ha detto Fava – l’interdittiva antimafia ricostruisce la storia di una società che per anni si è occupata di un bene pubblico, ma anche di tanti altri appalti pubblici; ricostruisce tavoli d’interesse dove si sono scambiati capitali e appalti da un’azienda all’altra e ancora ricostruisce i mancati controlli da parte dell’Ati idrico che avrebbe dovuto controllare gli strumenti utilizzati dalla società, ma non l’ha mai fatto. Mentre la società ha fornito un servizio inefficace ed inefficiente, e bollette alle stelle con carichi di depurazioni, quando in provincia sono 13 i depuratori sequestrati. Ecco, ad oggi tutto ciò ci fa riflettere e continueremo a lavorare affinché, come chiesto più volte dal Forum dell’acqua pubblica, questo bene prezioso per la vita di tutti diventi pubblico».
Fava ha annunciato che la commissione approfondirà la vicenda Girgenti con altre audizioni a inizio 2019 a Palermo. «Pensiamo che un focus specifico su su questo sistema e sulla sua trasversalità serva a raccontare non soltanto la vicenda specifica in sé, ma a dare un contesto più complessivo su quello che accadendo in questa provincia e su ciò che può accadere in qualsiasi parte della regione Sicilia. È metafora perfetta di come incroci, incontri e interessi sovrapposti finiscano per rappresentare un vulnus grave alle regole della liceità e della legittimità». A questo proposito già oggi si sono toccati altri temi, come quello dei rifiuti. «Questo resta un territorio vulnerabile – ha aggiunto Fava – una vulnerabilità che si è evoluta nel corso del tempo: non c’è soltanto una mafia che oscilla tra elementi fortemente tradizionali e allo stesso tempo di grande modernità. C’è anche un livello superiore che il procuratore Patronaggio definisce una lobby trasversale: convergenza di interessi, un luogo in cui si cerca di seguire e intercettare i grandi processi di spesa pubblica, collegata ad ogni ambiente di tutela politica, senza un preciso colore e a circuiti massonici meno limpidi».
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