GhostNets: così la Sicilia guida la battaglia contro le reti fantasma nei mari italiani

Silenziose, invisibili e letali: le reti fantasma, abbandonate sui fondali marini, sono uno dei pericoli più insidiosi per la biodiversità. Ma qualcosa sta cambiando. Nelle acque della Sicilia orientale, un’operazione senza precedenti ha dato il via alla più grande bonifica subacquea mai realizzata nel Paese. Un’azione concreta per restituire vita a ciò che il mare stava perdendo in silenzio.

Nel quadro del progetto nazionale PNRR MER – Marine Ecosystem Restoration, dedicato alla tutela degli ecosistemi marini, ISPRA e i partner Marevivo, Castalia e CoNISMa hanno avviato una massiccia operazione di bonifica nei mari della Sicilia orientale. Sono già tre le tonnellate di reti da pesca abbandonate recuperate nei fondali di Siracusa, Avola e Milazzo. Questi attrezzi dismessi, conosciuti come reti fantasma, sono vere e proprie trappole invisibili: ogni anno causano la morte di circa un milione di uccelli marini e 100.000 mammiferi, oltre a soffocare gli ecosistemi e contribuire alla crisi della biodiversità. In Italia, ben l’86 per cento dei rifiuti marini deriva da attività di pesca.

Il progetto GhostNets, coordinato da ISPRA per conto del ministero dell’Ambiente, ha permesso di bonificare oltre 52.000 metri quadrati di fondali, grazie a droni subacquei, sonar e pontoni attrezzati. Ogni intervento è stato svolto sotto rigorosa supervisione ecologica per proteggere la fauna marina.

Le reti recuperate sono state analizzate per liberare eventuali organismi intrappolati e poi inviate a Livorno, dove l’impianto Labromare ne garantirà il riciclo al 100 per cento. Secondo Raffaella Giugni di Marevivo: «Le reti abbandonate sono tra le minacce più gravi per il mare. Rilasciano microplastiche che entrano nella catena alimentare. Da oltre trent’anni interveniamo per arginare questa emergenza».

«Siamo orgogliosi dei risultati raggiunti nella prima fase delle operazioni lungo il litorale siciliano, impiegando tecnologie avanzate e personale specializzato. Grazie alla consorziata Mare Pulito, è stato varato un pontone dedicato che continuerà le attività lungo il mar Tirreno fino, probabilmente, alla costa toscana. Abbiamo, inoltre, garantito una gestione sostenibile dei rifiuti: le reti recuperate sono state conferite all’impianto autorizzato Labromare di Livorno per il successivo riutilizzo e la valorizzazione, con una percentuale del 100 per cento», fa sapere Stefano Chianese, project manager Castalia del progetto GhostNets. «Il coinvolgimento di diverse unità locali garantisce un approccio scientifico olistico alle diverse fasi del progetto – dichiara Annibale Cutrona direttore CONISMA. – Dalla survey iniziale, effettuata utilizzando strumentazione ad altissima risoluzione e metodologie avanzate come sonde e ROV per caratterizzare l’area e individuare gli attrezzi abbandonati, alla pianificazione delle operazioni di rimozione, fino al recupero delle reti fantasma, ogni attività è svolta sotto la supervisione degli esperti che assicurano che l’intero intervento avvenga nel rispetto dell’equilibrio ecologico dell’area e delle normative sulla protezione delle specie marine».

L’intervento in Sicilia è solo l’inizio. Il progetto GhostNets prevede il recupero di attrezzi da pesca e acquacoltura abbandonati in 20 diverse aree dei mari italiani, da completare entro giugno 2026. Tra queste, il Mar Piccolo di Taranto e il Parco Sommerso di Gaiola saranno casi studio per analizzare in profondità l’impatto delle reti fantasma sulla biodiversità marina e valutare le capacità di rigenerazione degli habitat. «È fondamentale continuare a investire in strumenti di osservazione, nuove tecnologie e politiche di prevenzione», sottolineano i ricercatori di Ispra. «Ogni azione di recupero è preziosa, ma dobbiamo intervenire prima che il danno avvenga». Il progetto è il più grande piano italiano dedicato alla tutela del mare nell’ambito del Pnrr. Oltre al recupero dei fondali, prevede il potenziamento dei sistemi di monitoraggio costiero e la mappatura degli habitat marini da proteggere. Già dal 1989, Marevivo ha avviato la sua divisione subacquea con l’obiettivo di coinvolgere il mondo dei sub nel monitoraggio dello stato di salute del mare e nella valorizzazione del patrimonio marino. Oltre al recupero delle reti fantasma tra le attività principali anche la raccolta di pneumatici fuori uso dai fondali, soprattutto in aree portuali.


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