L'operazione denominata Acqua ragia ha svelato un giro di truffe sulle forniture di carburante in particolare dalla Croazia e dalla Bosnia. Tre le società che sono state sequestrate, per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro
Gela, le truffe del gasolio dell’Est contraffatto e rivenduto Tredici persone indagate. Evasi tributi per 437mila euro
Sono tredici le persone coinvolte nell’indagine denominata Acqua ragia che ha svelato un giro di truffe sulle forniture di gasolio. Le misure cautelari eseguite sono tre, tutte ai domiciliari. Il quarto destinatario è deceduto negli scorsi mesi. Vertice e dominus dell’organizzazione sarebbe stato il catanese 31enne Damiano Sciuto, pluripregiudicato già condannato per associazione mafiosa e per reati specifici di contrabbando. Insieme a lui, sono finiti in manette il catanese Alessandro Calderara e Daniele Borchio, entrambi tra gli intestatari delle aziende coinvolte. Tre le società che sono state sequestrate, per un valore di circa 13 milioni di euro.
Truffe e violazioni su accise e forniture di gasolio sono state ricostruite dai finanzieri e dal personale dei monopoli e delle dogane. «Dietro al meccanismo – ha spiegato il procuratore di Gela Fernando Asaro – c’è una vera e propria evasione fiscale».
In due anni, numerosi sequestri sono stati effettuati in diverse zone d’Italia. Il carburante sarebbe stato rivenduto a prezzi molto bassi a titolari di stazioni di servizio compiacenti, alterando la documentazione, e sarebbe poi stato acquistato a prezzo pieno dagli ignari acquirenti.
Un’indagine che è partita da due binari, quello della Agenzia delle dogane e quello della guardia di finanza che, a un certo punto, si sono incrociate in un unico filone. «Abbiamo utilizzato un laboratorio chimico mobile per valutare il tipo di prodotto», ha detto il Claudio Tucci dell’Agenzia delle dogane. Gli inquirenti sono andati anche fino ad alcuni paesi dell’Europa dell’Est per gli compiere tutti gli accertamenti. Dalle ricostruzioni, è emerso che sarebbero stati trafficati carichi che arrivavano dalla Croazia e dalla Bosnia.
Sulla carta, sarebbero dovuti arrivare alla dogana di Augusta per il pagamento dei contributi. Invece, i carichi finivano in un magazzino a Manfria (frazione di Gela), dove il carburante veniva miscelato per evitare le accise. La strategia fraudolenta ha consentito al sodalizio di evadere i tributi sugli oli minerali e sui prodotti per autotrazione per un totale complessivo – tra tributi doganali, accisa e Iva – di oltre 437mila euro.
Durante l’operazione sono stati sequestrati magazzini e mezzi, anche a Gorizia (Friuli Venezia Giulia). Tutti i coinvolti si sono resi responsabili in forma associativa di reati inerenti la violazione della normativa accise e di quella doganale.