Gela al voto, una poltrona per 11. Neanche una donna Tutti contro il renziano Fasulo. Compresi Forconi e leghisti

Liste consegnate e sorteggio effettuato per la posizione nella scheda elettorale, adesso è ufficiale: per le amministrative in programma il 31 maggio e l’1 giugno a Gela ci sono undici candidati alla guida della città, venti liste a sostegno e 600 candidati al ruolo di consigliere comunale. Praticamente un candidato ogni 100 abitanti o poco più, guardando ai numeri degli aventi diritto al voto. Non male per una città di 75mila abitanti, secondo le stime Istat del 2013. L’ultima volta che la città fu chiamata al voto, la scorsa estate per il referendum sull’adesione al libero consorzio di Catania, si registrò un mesto 36 per cento. Nonostante una massiccia campagna di sensibilizzazione al voto.

Ma si sa, le comunali sono un’altra cosa. Alla precedente tornata delle amministrative, quando il ballottaggio diventò un caso a livello regionale visto che vide protagonisti due esponenti del Partito Democratico, si registrò una percentuale di votanti che superò di poco il 70 per cento. In mezzo, tra il 2010 e il 2015, c’è stata una crisi che non accenna a diminuire, l’esperienza di Crocetta al governo regionale, la riconversione della Raffineria di Gela che finora ha significato per lo più ammortizzatori sociali e trasferimenti per i lavoratori. La disillusione verso la politica è tanta, ma allo stesso tempo i numeri delle candidature suggeriscono una voglia di impegnarsi in prima persona che lascia ben sperare. Oppure un atteggiamento fatalista da real politik.

Scorrendo le liste dei candidati, il primo dato che salta all’occhio è che tra gli 11 aspiranti primi cittadini non c’è neanche una donna. Segno che la legge elettorale sulla doppia preferenza di genere è stata sì recepita perché obbligatoria, ma non ha spostato di una virgola il maschilismo della politica. La frammentazione del quadro politico fa propendere che ancora una volta si andrà al ballottaggio, sogno neanche tanto velato di dieci candidati su undici. 

Le proiezioni e gli umori di piazza indicano infatti che il candidato forte di questa tornata è il sindaco uscente, il renziano Angelo Fasulo. Dalla sua ha l’aver ricompattato, ad un mese dal voto, il centrosinistra locale che amministra Gela da oltre 20 anni: basteranno cinque liste e ben 150 candidati per ottenere la maggioranza al primo turno? Da parte sua invece il centrodestra si presenta spaccato. Da una parte c’è Gioacchino Pellitteri, dirigente del liceo classico di Gela che punta proprio sul mondo della scuola punta, con quattro liste a proprio sostegno. Dall’altra c’è Lucio Greco, ex berlusconiano che ha spaccato in due Forza Italia ricevendo l’appoggio dei militanti della prima ora. Altra candidatura forte è quella di Giuseppe Di Dio: per superare l’apparentamento di Articolo 4 (il suo partito) con il Pd, sancito a livello regionale, ha creato due liste civiche. 

Anche i 5 stelle scendono in campo, con l’ingegnere Domenico Messinese, forti di esperienze radicate nell’associazionismo e nei comitati di quartiere; inoltre nel corso della campagna elettorale stanno sfruttando l’appoggio di parlamentari regionali e nazionali. Spazio anche per la lista Noi con Salvini, con l’onnipresente segretario della Lega Nord che sarà in città il 13 maggio per sostenere il candidato Antonio Giudice. Da annoverare anche la candidatura all’insegna dell’ottimismo e del fare dell’imprenditore Maurizio Melfa, che attorno a sé ha raccolto la classe imprenditoriale gelese. 

Tornano persino i Forconi, che a Gela hanno avuto nelle proteste degli anni scorsi una delle proprie roccaforti, appoggiando il candidato Giuseppe Cosenza. C’è anche il consigliere comunale uscente Tonino Ventura, il quale ha già annunciato che comporrebbe una giunta di sole donne. Promette battaglia l’ambientalista di lungo corso Saverio Di Blasi, noto per le sue denunce e gli attacchi feroci all’intera dirigenza pubblica. Infine c’è posto per la lista civica Siamo Gela di Elio Arancio, candidato che nei manifesti elettorali ha promesso di devolvere lo stipendio da sindaco ai bisognosi.


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