G8, arrestato il latitante Jimmy Molotov Catanese condannato a 14 anni di carcere

Si è conclusa la notte del 4 giugno a Barcellona, in Spagna, la latitanza di Francesco Puglisi, conosciuto come Jimmy Molotov, catanese di 39 anni condannato a 14 anni di reclusione con sentenza definitiva della Corte di Cassazione per devastazione e saccheggio. Atti di cui si è reso protagonista nel 2001, durante i disordini del G8 di Genova. La condanna era arrivata il 13 luglio 2012, ma Puglisi, per sottrarsi all’arresto, era fuggito prima in Francia, a Parigi, e poi nella città catalana, dove è stato catturato dopo quasi un anno in cui si era reso irreperibile alla forze dell’ordine. Adesso dovrà scontare una pena residua di dieci anni di carcere.

Una condanna per cui a Puglisi è arrivata la solidarietà del movimento no global catanese, che ritiene «eccessivi 14 anni di carcere per un attivista quando la giustizia italiana rimanda i processi per le stragi di mafia», dice Andrea Alba. «Per i fatti del G8 sono stati dati cento anni di prigione a dieci manifestanti – continua – e riteniamo assurdo questo accanirsi su chi ha spaccato solo qualche vetrina, a fronte di quello che invece sono state le violenze della Diaz». E, senza entrare nel merito dei reati contestati a Jimmy Molotov, aggiunge che «al di là delle pratiche, a Genova sono state rappresentate tutte le manifestazioni possibili di protesta contro la globalizzazione – precisa – E il movimento non ha mai fatto distinzioni tra buoni e cattivi».

Puglisi, precisa la Questura di Catania, «era già noto per essere stato elemento di spicco dell’area anarchica catanese» e a suo carico pesano numerosi precedenti penali per «reati connessi all’ordine pubblico, oltre che per furto, rapina, falso e spaccio di sostanze stupefacenti». Le manette sono arrivate dopo una lunga attività investigativa, coordinata dalla Procura Generale della Corte d’Appello di Genova e condotta dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e dalla Digos di Catania, in collaborazione con l’omologo ufficio francese e con quello spagnolo che ha eseguito l’arresto.

Ad inchiodare Puglisi, le indagini scaturite a seguito degli episodi avvenuti durante il G8 di Genova. Attraverso la visione di materiale fotografico e video raccolto e diffuso dagli inquirenti liguri, la Digos di Catania aveva individuato il catanese che, nel dicembre 2002, fu arrestato insieme ad altri 22 manifestanti con l’accusa di «devastazione, saccheggio, porto e detenzione di materiale esplodente e resistenza aggravata a pubblico ufficiale». Foto e filmati, infatti, lo ritraggono mentre prende parte a vari assalti e lancia molotov contro negozi e banche, arrecando danni all’epoca stimati per circa 2miliardi di lire. Azioni particolarmente violente secondo gli inquirenti, che nell’ambiente gli avevano fatto guadagnare l’appellativo di Jimmy Molotov.

Puglisi, come già detto, non era nuovo alle forze dell’ordine. Nel 2000 era stato arrestato dalla Digos etnea e condannato con sentenza definitiva ad un anno di reclusione a seguito del ritrovamento di una tanica di benzina nel Tribunale di Sorveglianza di Catania. Ad attribuirgli la paternità del gesto il rinvenimento da parte delle forze dell’ordine, nel corso di una perquisizione nella sua abitazione, di «quattro detonatori, 30 candelotti di dinamite, 60 metri di miccia detonante e una copiosa documentazione d’area», si legge nella nota della Questura.

Un’intensa attività investigativa ha posto fine alla sua latitanza. Gli inquirenti, grazie ad avanzate tecnologie informatiche, sono riusciti a controllare e localizzare prelievi bancari e pagamenti telematici della sua compagna, ritenendo che potesse essere insieme a lui prima in Francia e successivamente in Spagna. Quindi sono riusciti ad intercettarre la posizione della coppia, che si trovava a Parigi sotto una rete di copertura, individuando un cellulare con utenza francese, con cui i due «avevano contatti con protagonisti dei movimenti eversivi degli anni di piombo», specifica la Questura. Poco prima della cattura, Puglisi e la sua compagna si erano spostati a Barcellona, dove il 4 giugno sono stati rintracciati dagli uomini della polizia spagnola, che hanno tratto in arresto il latitante. L’uomo si trovava in casa insieme alla compagna ed era in possesso di un documento falso.

[Foto Questura di Catania]


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