Foto di Alberto Laila

II funerale di Sara Campanella. L’arcivescovo: «Nel suo corpo, piangiamo il destino di un’umanità violenta»

È appena iniziato il funerale di Sara Campanella, la studentessa universitaria 22enne uccisa a Messina dal suo collega 27enne Stefano Argentino. Sono già migliaia le persone davanti alla chiesa di San Giovanni Battista a Misilmeri, la cittadina in provincia di Palermo di cui era originaria la vittima. Il funerale è iniziato pochi minuti fa, alle 10.30, ed è celebrato dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice. «Ci stringiamo attorno al corpo di Sara e ai suoi familiari – ha esordito l’arcivescovo iniziando la celebrazione del funerale di Sara Campanella – in un senso comunitario della vita che ci rende partecipi anche dei dolori. Siamo qui per esprimere il segno della prossimità e della vicinanza umana, facendo nostra la sofferenza che è sotto i nostri occhi. Vogliamo anche incontrarci nella fede – ha aggiunto Lorefice – in colui che ha vinto lo strapotere della morte. Vogliamo pregare perché sia anche la vittoria di Sara». Prima di iniziare la funzione religiosa, l’arcivescovo ha anche sottolineato l’importanza, in questo momento, di «non fare prevalere la durezza del cuore».

Una bara bianca, con qualche mazzo di fiori appoggiato sopra, sistemata davanti all’altare. Tra le prime file, diverse persone indossano magliette bianche con la scritta nera No violenza. Fuori dalla chiesa gremita, nella piazza, uno schermo gigante da cui in molti – arrivati da tutta la Sicilia – stanno assistendo alla celebrazione del funerale della studentessa 22enne. «Siamo qui sconvolti, senza parole – inizia l’omelia dell’arcivescovo – davanti al corpo martoriato di Sara, sfigurato da un’incomprensibile violenza. Una vita che ci è stata rubata troppo presto in modo oltremodo crudele. Ancora una volta risuona un grido: “Perché? Perché questo strazio indicibile?“. In certi momenti, si vorrebbe solo stare in silenzio», continua Lorefice nel corso della predica per il funerale di Sara Campanella.

«Ogni forma di violenza è sempre un fallimento che riguarda tutti – aggiunge l’arcivescovo – Dice del raffreddamento del cuore di molti, la perdita del senso ultimo della vita, la mancata comprensione dell’amore. L’amore non uccide, l’amore non può uccidere». A questo punto dell’omelia, l’arcivescovo legge poi qualche riga del diario di una donna che era stata deportata ad Auschwitz: «”Mio dio, tu non puoi aiutarci. Cercherò di aiutarti io, affinché tu non venga distrutto. L’unica cosa che possiamo salvare è un pezzetto di te in noi e forse contribuire a disseppellirti dai tanti cuori devastati”. Nel corpo di Sara piangiamo il destino dell’umanità, quando sceglie la violenza e la morte». L’arcivescovo, nel corso della predica, si rivolge spesso direttamente ai genitori, al fratello, al fidanzato, agli amici. «Solo se ci amiamo a vicenda, con rispetto, ci sarà garanzia di un futuro umano».

In aggiornamento.


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