Franco Grupi: “Defiscalizzare la benzina”

“L’incontro di stamattinaa Palazzo d’Orleans? Ci andremo. Saremo a Palermo. Ma al presidente della Regione siciliana, Raffaele Lombardo, diremo a chiare lettere, a scanso di equivoci, che non ci accontenteremo di un piatto di pasta. Noi vogliamo che venga rispettata la nostra dignità”.
A parlare è Franco Grupi, uno dei leader del Movimento che in questi giorni sta mettendo a soqquadro la Sicilia. Grupi non è un personaggio che si perde nei giri di parole. Va subito al sodo.
“Le nostre richeste? Sono poche. Essenziali. In primo luogo, la defiscalizzazione della benzina. Se questi signori, a Palermo come a Roma, pensano che l’economia siciliana, già in pesantissima crisi, possa continuare a girare con la benzina a prezzi esorbitanti, si sbagliano. L’economia siciliana è gia ferma. Noi siamo in strada non perché ci divertiamo, ma perché non abbiamo alcuna intenzione di morire lentamente. Allora, siccome siamo siciliani, siccome siamo i primi ad essere interessati a far ripartire l’economia siciliana, chiediamo la defiscalizzazone delle benzina”.
“Del resto – aggiunge – la Sicilia è una Regione a Statuto autonomo. Fino ad oggi la nostra Regione è stata governata da ‘ascari’ che non hanno saputo fare valere quanto è previsto dal nostro Statuto. Ora, però, la questione è diventata di sopravvivenza. Noi vogliamo che lo Statuto venga applicato. A cominciare dalla defiscalizzazione della benzina. Questo punto, per noi, non è trattabile”.
Altra questione “non trattabile”: quella che Grupi definisce le “minacce” di Inps e Serit. Il primo, è noto, è l’istituto nazionale di previdenza. La Serit fa riferimento alla società che riscuote i tributi nell’Isola. Il riferimento, in particolare, è alla riscossione mediante i ruoli.
Grupi ci spiega che molti imprenditori siciliani, a causa della crisi, sono stati fatti oggetto di pignoramenti. “Chi ha pignorato i beni dei nostri imprenditori – ci dice – ha già inserito nei propri bilanci i soldi che conta di incassare. Se lo possono togliere dalla testa. Noi lotteremo per far eliminare questi pignoramenti. Anche su questo punto le nostre richieste sono chiarissime. E non trattabili”.
Terza questione: il Piano di sviluppo rurale (Psr). Su questo fronte le notizie sono frammentarie. Anche perché, dal governo regionale, non sono venute fuori molte informazioni su come, fino ad oggi, sono stati impiegati i 2 miliardi di euro che l’Unione Europea ha stanziato per l’agricoltura siciliana.
Siamo davanti a una somma enorme. Un fatto è verto: come abbiamo già scritto ieri sul nostro giornale, se questi fondi fossero stati impiegati bene, l’agricoltura siciliana non sarebbe in ginocchio. Contiamo, già a partire da oggi, di assumere informazioni su come si stanno utilizzando questi 2 miliardi d euro. Anche se le prime indiscrezioni – che mettiamo subito a disposizione dei nostri lettori – non sono incoraggianti.
Stando a quello che abbiamo capito, questi fondi non andranno solo agli agricoltori a titolo principale (cioè a chi vive di sola agricoltura), ma anche agli agricoltori a titolo secondario (cioè a chi si dedica all’agricoltura come secondo lavoro o per passatempo). Così, ci dicono (ma lo stiamo verificando) avrebbe voluto l’Unione Europea. La cosa non ci stupirebbe perché dall’Unione Europea, negli ultimi vent’anni, per l’agricoltura siciliana, a parte i contributi di settore, sono arrivati solo grandi danni (basti ricordare i succhi di frutta prodotti senza frutta, il vino prodotto senza uva e altre ‘cosette’ varie).
A parte il fatto che l’agricoltura siciliana, oltre che di sostegno diretto alle imprese oggi in grave crisi, ha bisogno anche di infrastrutture – materiali i immateriali – per consentire agli agricoltori di unirsi e di presentarsi, appunto, uniti e con un’offerta unica e di qualità, va detto che erogare contributi ad agricoltori a titolo secondario è un doppio errore. In primo luogo, perché queste risorse finanziarie, nella stragrande maggioranza dei casi, non vanno a sostenere l’agricoltura; in secondo luogo, perché gli agricoltori a titolo non principale, spesso, non hanno bisogno di questi contributi che, erogati a loro, vengono tolti a chi ne ha effettivamente bisogno.

 


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