I lavori di costruzione dell'Asse attrezzato, cominciati circa sette anni fa, hanno lasciato nel degrado la zona alle spalle di una palazzina con 120 appartamenti in via Fossa della creta. Dove sono ancora presenti gli scavi per il rilascio dei materiali, invasi da sterpaglie e rifiuti che spesso prendono fuoco, ma anche di acqua piovana che, a diretto contatto con la parete, sta causando danni alle fondamenta. E i residenti, stanchi, protestano. Guarda le foto
Fossa creta, l’abbandono dopo gli scavi Rischio idrogeologico, incendi e allagamenti
Un intervento di «bonifica e riqualificazione» di un’area soggetta a «rischio idrogeologico», ma anche «a incendi e alto tasso di inquinamento» e che si trova alla spalle di un condominio in cui abitano 120 famiglie. A chiederlo alle autorità competenti – con una manifestazione indetta stamani e a cui hanno partecipato i giornalisti – è il comitato spontaneo di cittadini Fossa creta – Missori. Il motivo? La presenza, nella zona adiacente alla parte posteriore dell’edificio all’altezza del civico 40 di via Fossa della creta, di alcuni «scavi per il rilascio di materiali dovuti alla costruzione dell’Asse attrezzato», come spiega il presidente del comitato Giovanni Petralia, riferendosi alla superstrada che collega l’autostrada A19 per Palermo con il centro cittadino.
Scavi realizzati e mai ripristinati e che adesso sono diventati enormi contenitori per «erbacce e rifiuti, facilmente infiammabili», ma anche di acqua piovana, che poggia direttamente sulla parete del retro della palazzina, provocando pericolo di «allagamenti nelle strutture sotterranee, tra cui i garage» e, a lungo andare «danni alle fondamenta» dovuti all’erosione idrica e all’umidità di risalita.
Un problema con cui i residenti del condominio convivono da circa sette anni. Ovvero da quando, «la passata amministrazione comunale ha cominciato a realizzare gli scavi per i lavori della strada sopraelevata che collega la zona all’autostrada», racconta Petralia. Ma la grande area concava ricavata sul retro della palazzina – «che si affaccia su un terreno di aperta campagna» – necessaria al rilascio materiali di costruzione, non è mai stata ripristinata. Nonostante i lavori siano completi da anni. «La società che aveva in gestione l’appalto, aveva promesso di recuperare il livello del terreno, di proprietà del Comune, ma negli anni non è mai stato fatto nulla», sottolinea il presidente del comitato. Adesso la zona è ridotta ad una discarica all’aperto, frequentemente allagata dopo le piogge. In cui, ad essere a rischio è sopratutto «l’incolumità dei residenti», afferma Petralia.
«Negli anni – racconta il presidente – le sterpaglie hanno già preso fuoco parecchie volte, mettendo in pericolo chi vive nella palazzina». L’acqua accumulata negli scavi, poi, «poggia direttamente sulla struttura del condominio», con il timore che l’erosione dell’umidità possa indebolire le fondamenta dell’edificio. «Questi non sono danni visibili immediatamente, ma il rischio c’è». Non solo. Il comitato chiede anche che sia «ripristinata la recinzione esterna, venuta a mancare a causa dei lavori, per evitare l’insinuazione di comunità nomadi, cosa già successa in passato». Adesso i residenti sono stanchi e, «se la protesta di oggi dovesse rimanere inascoltata, andremo avanti con altre manifestazioni finché non otterremo quello che chiediamo».«Oggi abbiamo affidato le nostre richieste ai giornalisti, per far sapere a tutti la situazione in cui siamo costretti a vivere – conclude Petralia – e se non dovesse bastare, proveremo altre strade. Quello che è certo è che non ci fermiamo qui».
[Foto di Leandro Perrotta]