Formazione: il Governo batte tre colpi a vuoto… disattenzione o cos’altro?

Quale giudizio esprimere dopo dieci mesi di azione di governo nel settore della Formazione professionale? È un tempo sufficiente per emanare atti giuridicamente vincolanti? Cosa è stato fatto finora dagli assessori interessati? È facile sparare a zero e sostenere che nulla – o molto poco – si sia fatto e che quel tantino che si è prodotto non solo confonde le idee ma tracima anche i confini della possibile violazione di norme cogenti.

In tanti, da diversi angoli visuali, hanno espresso giudizi più o meno negati sull’operato del governo regionale. Proviamo allora a fare una cosa diversa e cioè a rispondere, attraverso fatti specifici, in ordine al possibile e reiterato comportamento inadempiente sia del responsabile politico che del vertice amministrativo. Il riferimento non può che essere fatto agli assessori per il Lavoro, Ester Bonafede, per l’Istruzione e la Formazione professionale, Nelli Scilabra ed al dirigente generale “pigliatutto” Anna Rosa Corsello. Donna di estrema fiducia ed espressione del “Palazzo” (D’Orleans? Forse!) più che di uno specifico ambiente politico e che concentra su di sé tre pesanti poltrone: dirigente al Lavoro, alla Formazione professionale ed anche Autorità di Gestione del Fondo sociale europeo (Fse).

E se questi sono i titolari apicali che si suddividono il livello di responsabilità politica e amministrativa, quali sono i fatti principali che denoterebbero la violazione presunta di norme cogenti? Riassumiamoli di seguito, dato che, a vario titolo, sono stati trattati da questo giornale in precedenti articoli.

Cominciamo con la brutta storia dell’extra budget, l’integrazione al finanziamento decretato che diversi enti negli anni precedenti – dal 2005 al 2011 – hanno ottenuto con appositi decreti dirigenziali al fine di coprire il 100 per cento del costo relativo al personale e le spese sostenute per lo svolgimento dell’attività lungo le filiere del sistema formativo regionale (Servizi, Interventi, Oif). Provvedimenti voluti e previsti dalla Legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e poi finiti nel torchio della giustizia. Senza dover ritornare sui fatti specifici, che hanno spinto la Procura della Corte dei Conti ad indagare sulla vicenda fino a condannare assessori al ramo e dirigenti generali in carica all’epoca dei fatti, ci soffermiamo su un aspetto interessante. Nei mesi scorsi il Governo regionale del presidente Rosario Crocetta ha scelto la linea forte. Quale? Quella di recuperare i maggiori finanziamenti erogati negli anni, oggetto dell’indagine della magistratura contabile per salvare “capri e cavoli”, tanto a pagare sempre i lavoratori, perché le somme sottratte agli enti di riversano su minori retribuzioni erogate al personale dipendente. Come dire che a pagare è sempre “pantalone”, alias il lavoratore.

Dove starebbe la violazione di una norma? La risposta è possibile rinvenirla anche attraverso la lettura di alcuni verbali ispettivi. Sono stati proprio gli ispettori dell’Olaf (Ufficio Antifrode della Commissione europea) ad avere rimarcato, a seguito di attività ispettiva condotta con la Guardia di Finanza nei mesi scorsi, presso enti beneficiari dell’integrazione al finanziamento, il fortissimo dubbio che il prelievo coatto, deciso dal dirigente generale Corsello sugli acconti a valere sull’Avviso 20/2011, destinati agli enti coinvolti nell’inchiesta della Corte dei Conti, sia legittimo. Pare, invece, configurarsi la violazione dell’articolo 80 del Regolamento (CE) n.1083 del 1986 laddove viene posto divieto di distogliere le risorse comunitarie dai fini per le quali vengono erogate dall’Unione europea.

Altro aspetto, anch’esso eclatante, è la mancata esecuzione di alcune sentenze del Tribunale amministrativo regionale per la Regione siciliana (Tar) che, nel riconoscere il diritto degli enti formativi Ecap e Enaip di Caltanissetta all’ammissione a valutazione dei progetti formativi, inizialmente esclusi in sede di presentazione della documentazione a valere sul finanziamento dell’Avviso 20/2011, fa obbligo all’assessorato regionale di nominare un apposito nucleo di valutazione per giudicare la bontà dei progetti propedeutici per la ripresa eventuale delle attività. In questo caso si configurerebbe la violazione dell’articolo 112 del Codice di procedura amministrativa che dispone “I provvedimenti del giudice amministrativo devono essere eseguiti dalla pubblica amministrazione e dalle altre parti”.

E ancora, altra brutta storia, la pubblicazione, in Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana (Gurs) n.35 del 23 luglio 2013, del decreto sull’accreditamento degli organismi formativi senza gli allegati che pur ne costituiscono parte integrante. In questa vicenda le inadempienze sarebbero almeno due. Intanto il diniego al diritto di agire in giudizio sancito dall’articolo 24 della Costituzione davanti a qualunque magistratura. Verrebbe impedito agli enti formativi titolari di finanziamento pubblico la difesa dei propri interessi contro la possibile lesione derivante da una condotta della pubblica amministrazione regionale Diritto costituzionale, dicevamo, messo a serio rischio da quanto previsto nelle nuove disposizioni emanate dal giovane (fin troppo?) assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra. Tale sembra, infatti, la portata della lettera i) dell’articolo 11 delle “Disposizioni 2103 per l’accreditamento degli organismi formativi”. Il citato articolo disciplina i casi di sospensione e revoca dell’accreditamento e proprio alla lettera i) riporta al dicitura “esistenza di liti pendenti e/o contenziosi con l’Amministrazione”.

Appare poi paradossale la modalità con la quale il Governo regionale abbia deciso di divulgare il decreto assessoriale. Con la scelta di pubblicare nella citata Gurs n.35/2013, il decreto sull’accreditamento degli organismi formativi senza gli allegati, il governo regionale non avrebbe adempiuto ai principi di trasparenza e correttezza amministrativa. Vale la pena riportare per esteso il testo, richiamato nella Gurs citata in coda al decreto assessoriale nella dicitura N.B. (nota bene).

“Gli allegati al decreto sono consultabili nel sito web dell’Assessorato regionale dell’istruzione e della formazione professionale: “http://pti.regione.sicilia.it/portal/page/portal/PIR_PORTALE/PIR_LaStrutturaRegionale/PIR_Assessoratoistruzioneeformazioneprofessionale/PIR_PubblicaIstruzione/PIR_PubblicaIstruzione_News?stepThematicNews=det_news&idNews=36131696&thematicFilter=PIR_ArchivioNewsPubblicaIstruzione “.

In un nostro precedente articolo avevamo provato a chiarire gli effetti della decisione.

È davvero strano che l’Esecutivo regionale abbia scelto di pubblicare solamente il decreto e non anche gli allegati richiamati dall’articolo 1 delle citate disposizioni per l’accreditamento. La modalità lascia intendere che in qualsiasi momento le norme contenute negli allegati potrebbero essere oggetto di mutamento. Se così fosse si porrebbe un chiaro problema di “certezza del diritto” che verrebbe meno proprio a causa dell’incertezza su quanto oggetto di eventuale cambiamento nel tempo. Quali sono questi allegati? Si tratta delle “Disposizioni 2013 per l’accreditamento degli organismi operanti nel territorio della Regione siciliana” (allegato 1), l’Allegato A) contenente i requisiti per l’accreditamento ed il Patto di integrità. Non è che con questa scelta il Governo regionale e l’assessore alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, in particolare, si siano preservati la possibilità di apportare ulteriori modifiche in corso d’opera? Siamo convinti di no, ma il dubbio, fattoci rilevare da alcuni attenti osservatori del settore, rimane in tutta la sua interezza. Significherebbe, in tal caso, ledere la certezza del diritto? In molti sono pronti a giurarci. Anche perché il testo originario delle Disposizioni per l’accreditamento è già stato oggetto di alcuni cambiamenti.

Ne era nato una sorta di “Codicillo”, come lo abbiamo precedentemente definito, che forse sarebbe stato imbastito pensando a qualcosa o qualcuno? Tutto è possibile. Il testo, ovviamente, dopo poco tempo è stato sostituito, troppo evidenti i riferimenti a personalità di spicco del “Palazzo”. Accadrà nelle prossime settimane la stessa cosa? I sospetti restano. Oggi ci rifiutiamo di pensarlo, però continuano a giungere in redazione sollecitazioni su questo strano passaggio e sull’ipotesi che altri cambiamenti potrebbero essere fatti sul sito istituzionale del dipartimento regionale al ramo. Dubbi e perplessità, quindi,che ancora oggi permeano di grigiore il settore, anche perché nessuna smentita o presa di posizione si è registrata da parte del Governo della Regione a distanza di diverse settimane.

Ed intanto, monta un nuovo sospetto tra gli addetti ai lavori: che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, possa non conoscere approfonditamente tutto quello che è successo in questo 300 giorni di amministrazione del settore della Formazione professionale. Uomo sensibile e attento il governatore, sopratutto sui temi della legalità e trasparenza dell’azione di governo. Ed allora il tema è: se avesse avuto contezza di certe “spavalderie” e condotte audaci delle sue donne collocate in posti apicali, avrebbe acconsentito alla introduzione, per esempio, del divieto di cui all’articolo 11, lettera i) delle Disposizioni 2013 per l’accreditamento? Riteniamo proprio di no. Un dubbio che alimenta incertezza e malumore tra enti e lavoratori e rischia di annebbiare l’operato del Governatore, ignaro di certe operazioni di “Corte”.

Su extra budget (integrazione al finanziamento), inadempienza dell’articolo 112 del Codice di procedura amministrativa e dell’articolo 24 della Costituzione, abbiamo focalizzato l’analisi tralasciando volutamente altri aspetti, seppur importanti, che sembrano affossare sempre più il settore verso le sabbie mobili del disfacimento; convinti, come siamo, che il comportamento tenuto ad oggi dal Governo regionale sui temi riportati sopra non ha bisogno di ulteriori commenti.

La parola adesso a chi ha voglia o interesse, e quindi il ruolo, ad approfondire temi scottanti e di carattere generale che esulano, paradossalmente, la specificità del settore formativo per spalmarsi sull’intera gestione della Sicilia.

 

 


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