«Gli stupidi siamo stati noi: abbiamo investito miliardi sull'alta velocità e ora non c'è un aeroporto internazionale che sia collegato con lAv». Le parole del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi riaprono la questione del collegamento tra scali aeroportuali e città. «A Catania è indispensabile una stazione dentro Fontanarossa, facendo passare i binari sottoterra, eppure non esiste un progetto simile», spiega Francesco Russo, docente di Logistica all'università di Reggio Calabria. «Le Ferrovie fanno i loro interessi, ma è la città che dovrebbe decidere. Il Comune, la Sac e la Regione cosa aspettano?»
Fontanarossa, una stazione dentro l’aeroporto Le richieste dell’Europa che nessuno coglie
«Gli stupidi siamo stati noi: abbiamo investito miliardi sullalta velocità e ora non c’è un aeroporto internazionale che sia collegato con lAv. È per questo motivo che abbiamo dato a Rete ferroviaria italiana il compito di collegare Malpensa, Fiumicino e Venezia allalta velocità». Così parlava il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi una settimana fa. In Sicilia e a Catania il treno veloce resta un miraggio, ma da tempo si ragiona sulla possibilità di allungamento della pista dello scalo di Fontanarossa, subordinata all’abbassamento dei binari e al possibile collegamento ferroviario tra la città e l’aeroporto. Nodo dolente quest’ultimo, la cui mancanza è tra i fattori per cui Catania è stata esclusa dal core network degli aeroporti dall’Unione Europea. «Eppure non esiste un progetto per realizzare una stazione dentro l’aeroporto, facendo passare i binari sottoterra», spiega Francesco Russo, ordinario di Logistica e Trasporti all’università di Reggio Calabria. «L’Europa dice che gli aeroporti principali devono essere collegati con le ferrovie, addirittura con l’alta velocità, il ministro lo sottolinea e si arrabbia per l’occasione persa, e Catania cosa fa? La Sac, il Comune, la Regione stanno a guardare o si accontentano di un trenino fuori dallo scalo?», si chiede il tecnico, reduce dall‘incontro a Barcellona dellUnione per il Mediterraneo, lorgano tecnico-amministrativo scelto dallUnione Europea per supportare la realizzazione della Rete Trans-Mediterranea dei Trasporti.
C’è una scadenza alla quale Catania deve arrivare preparata: è quella del 2023, quando l’Europa tornerà a verificare ed aggiornare gli elenchi dei nodi infrastrutturali strategici. «Nel frattempo – insiste Russo – bisogna lavorare. La direzione, a livello europeo e nazionale, è chiara: fare entrare le ferrovie dentro gli aeroporti. È un concetto basilare, che si mette in pratica in tutto il mondo e di cui si parla da anni. Ma le Ferrovie non si sono mai interessate». Eppure l’occasione ci sarebbe. Ed è rappresentata dall’allungamento della pista di Fontanarossa che permetterebbe allo scalo catanese di ospitare anche i voli intercontinentali. Per realizzare questa infrastruttura è necessario abbassare il livello dei binari. «Il fatto che questi due interventi si sposino, è un’opportunità unica che porterebbe enormi vantaggi alla città. Invece le Ferrovie vanno avanti per conto loro, seguendo i loro interessi specifici che non coincidono con quelli della città e dimostrando ancora una volta un assoluto disinteresse per il Mezzogiorno», sottolinea il docente.
Eppure un precedente in cui Rfi è stata costretta a rivedere i suoi piani e fare un passo indietro c’è. E il caso è proprio catanese. Si tratta del raddoppiamento dei binari tra la stazione centrale e Acquicella. Progetto che inizialmente prevedeva il passaggio in pieno centro, nella zona del castello Ursino con conseguente abbattimento di molti palazzi storici. Ma la nascita di un forte movimento civico che si è opposto all’opera ha spinto le amministrazioni Stancanelli e Bianco a esercitare pressione sulle Ferrovie che alla fine hanno optato per un progetto alternativo. «Sull’aeroporto non c’è lo stesso interesse perché i cittadini si mobilitano solo quando vengono colpiti. Ma il Comune, la Sac e la Regione cosa aspettano? Ad usufruire del collegamento ferroviario fin dentro l’aeroporto sarebbe un bacino di due milioni di utenti come minimo. Allora – conclude Russo – quali interessi si stanno portando avanti? Le Ferrovie non possono agire da sole, è la città che dovrebbe decidere».