Fontanarossa, gli scenari dopo no a quotazione in borsa Esperto: «Piazza Affari avrebbe assicurato trasparenza»

Lo sbarco alla Borsa di Milano della società che gestisce l’aeroporto di CataniaNon s’ha da fare, né domani, né mai. L’assemblea dei soci della Sac non ha certamente utilizzato le parole che i bravi rivolsero a Don Abbondio, ma il senso della scelta dell’ultima assemblea è questo: «Si è deciso di interrompere il processo, per procedere con una diversa soluzione, consistente nella privatizzazione della società mediante cessione delle azioni». Il nodo della faccenda riguarda proprio l’apertura ai privati. Una strada, secondo l’Enac – Ente nazionale aviazione civile -, che garantirebbe il futuro dello scalo, in un quadro nazionale dove Fontanarossa è uno dei pochi esempi rimasti di gestione pubblica. A dividerselo al momento sono i soci della Sac: le Camere di commercio, commissariate dalla Regione, di Catania, Siracusa e Ragusa, la città metropolitana di Catania, il libero consorzio di Siracusa e l’Irsap.

Attori di una partita complessa in cui a farla da padrone all’orizzonte è il complicato processo di accorpamento degli enti camerali, che passeranno da nove – uno per ogni provincia – a tre organismi sovraprovinciali. Una battaglia di spartizione di seggi, finita al centro di inchieste giudiziarie, che fa anche rima con potere e querele. L’ultima è quella sottoscritta nei confronti del governatore Rosario Crocetta da Ivan Lo Bello. L’industriale, che occupa la carica di commissario dell’ente camerale siracusano in regime di prorogatio, non ha gradito le esternazioni del presidente che ha parlato di presunti favoritismi nel possibile approdo a piazza Affari dell’aeroporto. «Come Regione abbiamo sottolineato la nostra contrarietà perché crediamo che il valore dello scalo debba essere garantito», spiega a MeridioNews l’assessora alle Attività produttive Mariella Lo Bello. A non convincere i soci che fanno riferimento alla Regione sarebbe stato «il mantenimento della maggioranza pubblica con la restante parte ceduta a un valore prestabilito». A decidere adesso sarà l’assemblea dei soci ma la componente della giunta Crocetta ha le idee chiare: «Si dovrebbe vendere a chi paga di più tramite una gara pubblica».

La scelta di Sac tuttavia non convince pienamente Andrea Giuricin, professore di Finanza all’università Bicocca di Milano ed esperto del settore aereo. Per il tecnico la società che gestisce Fontanarossa «potrebbe benissimo andare in Borsa in funzione a determinati indici come quello relativo al numero dei passeggeri». L’approdo a piazza Affari per il professore assicurerebbe vantaggi anche riguardo «alla trasparenza e all’efficienza grazie al controllo esterno degli azionisti». Il rapporto tra società che gestiscono aeroporti e mercati finanziari ha numerosi precedenti non solo in Italia ma anche in Europa. «Basti pensare agli spagnoli di Aena, messi in vendita ai privati per il 49 per cento dal governo di Mariano Rajoy, o ai tanti esempi della Gran Bretagna». Ecco perché la scelta siciliana apparirebbe «in controtendenza».

«Non sono una tecnica del settore ma le oscillazioni della Borsa non sempre garantiscono il valore. In alcuni momenti magari conveniva ma oggi sarebbe una scelta sfavorevole», commenta l’assessora Lo Bello. Questioni di tempi, come quelli che, almeno secondo il presidente di Enac Vito Riggio, non verranno rispettati dopo la scelta dell’assemblea dei soci. «È una situazione complicata – spiega a MeridioNews – e c’è l’obbligo di presentare un piano economico-finanziario da 165 milioni di euro per il quadriennio appena iniziato». Soldi che in parte andrebbero trovati proprio con il processo di privatizzazione ma che adesso «portano a un livello d’incertezza perché per vendere ci sono dei tempi tecnici che non saranno di 60 o 120 giorni». Previsioni? «Forse un anno». Per Riggio la scelta di non approdare in Borsa e l’alternativa della gara, tuttavia non sarebbe un vero e proprio problema: «Abbiamo altri esempi di aste pubbliche per la vendita delle azioni, come avvenuto a Cagliari». 


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