«Siamo in ritardo per la programmazione della prossima stagione e molto indebitati per la mancanza di fondi». E’ l’appello comparso sul profilo Facebook dell’associazione etnea Catania Jazz. Un messaggio rivolto al pubblico ma anche al nuovo assetto politico regionale. «In Sicilia lavoriamo da anni al buio – lamenta il direttore artistico, Pompeo Benincasa – A novembre abbiamo di fatto finito le attività dell’anno in corso, ma non sappiamo ancora quanto riceveremo dalla Regione per la stagione appena passata, per cui abbiamo già speso. Senza contare che attendiamo ancora parte dei finanziamenti assegnateci per l’anno precedente».
Si tratta di un capitolo consistente per il bilancio dell’associazione: «Sessanta mila euro per il 2011, di cui fino ad ora è stato erogato solo il 60 per cento – spiega il direttore artistico – E dal bilancio che ci ha lasciato il vecchio governo regionale per il 2012, sappiamo già che ci sarà poco più di un milione di euro da distribuire per circa novanta associazioni concertistiche. Il 40 per cento in meno rispetto all’anno scorso». Un budget, questo, che negli anni è andato via via abbassandosi fino a ridurre le associazioni musicali e teatrali siciliane allo stremo.
Un problema non solo di tipo economico ma anche e soprattutto logistico. «Non possiamo più organizzare spettacoli al Metropolitan per i costi pazzeschi del teatro e le Ciminiere “gelate” – continua, riferendosi ai problemi di riscaldamento riscontrati la scorsa stagione – chiuderanno a dicembre per lavori di ristrutturazione. Cosa ci resta a Catania? L’Odeon che fa solo 500 posti ed è un cinema, per niente adatto agli spettacoli teatrali. A questo, purtroppo, si è ridotta la Seattle d’Italia», lamenta Benincasa. Una situazione frustrante che peggiora – sostiene – quando ci si scontra con quanti dovrebbero gestire i finanziamenti al settore. «Non è vero che in Sicilia non ci sono i soldi. Quello che manca – sostiene – è la volontà politica. Dei 30 milioni di euro destinati alla Cultura nel bilancio regionale 2012, appena cinque sono destinati alle attività sul territorio. Un buon 20-25 per cento viene dilapidato da sigle e istituzioni clientelari», denuncia.
Una gestione poco oculata, quindi, che per il direttore artistico rischia di peggiorare con l’insediamento del nuovo governo regionale guidato da Rosario Crocetta. Già dalla prima nomina, giudicata come «l’ennesima operazione d’immagine». «Scegliere un grande intellettuale come Franco Battiato non salverà i teatri in Sicilia. E come lui stesso ha dichiarato, punterà sui grandi eventi – afferma deciso – Quelli che fanno la bella vetrina dell’isola, dove però le attività culturali vere fanno fatica a sopravvivere». Pompeo Benincasa, già dalle prime dichiarazioni del cantautore non intravede margini per un miglioramento della situazione. «Si parla di manifestazioni con artisti di fama internazionale, in una regione dove però i luoghi dello spettacolo sono a livelli da terzo mondo – spiega – Siamo una delle più ricche d’Italia per quanto riguarda fondi erogati al turismo e allo spettacolo, eppure non abbiamo i teatri nelle città! E siamo gli unici in Europa ad organizzare grandi eventi con i soldi pubblici, che invece servirebbero per finanziare le attività culturali giorno per giorno».
Ripartire da zero, dalle strutture e dai fondi potrebbe essere la soluzione: «Qui, quello che serve veramente sono i luoghi della cultura e un giusto piano di ripartizione dei soldi pubblici», sostiene Benincasa. «Se solo si volesse, basterebbe investire nella creazione o nell’acquisizione e ristrutturazione delle sale che chiudono o sono chiuse da anni». E a Catania – con le decine di cinema e spazi costretti alla serrata negli ultimi anni – gli esempi di certo non mancano. Per citarne uno, il cinema Messina, a Picanello: «Uno degli spazi più imponenti della città, con più di mille posti tra sala e tribuna, dove adesso si proiettano solo film porno e che è inevitabilmente destinato a chiudere», racconta. «Ora – conclude – dalla Regione ci aspettiamo non solo una risposta, ma una vera rivoluzione. Anche se, purtroppo, i primi atti di Crocetta, come la nomina di Battiato ad assessore, dimostrano che il nuovo governo non è altro che una continuazione del passato».
[Foto di brucellino]
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