Il vicepremier promette di tornare a Palermo entro la fine dell'anno con un incontro in prefettura: l'obiettivo è stipulare un accordo con l'azienda per il rilancio dei cantieri. Tanti i nodi irrisolti sui quali i sindacati chiedono certezze
Fincantieri, presto accordo di programma per gli investimenti Il ministro Di Maio: «Sia punto riferimento nel Mediterraneo»
«Adesso dobbiamo aprire subito un tavolo su Fincantieri con tutti i soggetti coinvolti. L’obiettivo è un accordo di programma per gli investimenti che porti a far funzionare i bacini adesso inutilizzati e fare diventare questo polo uno fra i più importanti del Mediterraneo». Ad annunciarlo è il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio al termine della visita ai cantieri navali di Palermo, accerchiato da decine di operai dell’indotto. Una visita attesa da tempo dai lavoratori e sindacati che aspettano un rilancio dell’attività cantieristica, ormai ferma da 15 anni, e che oggi conta 421 unità impiegate a tempo indeterminato. Nel capoluogo siciliano, infatti, non si producono più navi ma solo tronconi e pezzi poi assemblati dai cantieri del gruppo al Nord Italia.
Di Maio, che ha incontrato da solo maestranze e organizzazioni sindacali, ha ribadito che «c’è tutta la volontà del Governo per investimenti tali da consentire a Fincantieri di essere il punto di riferimento del Mediterraneo. Ci aspettiamo allo stesso modo che un impianto come quello di Palermo sia preso in considerazione come strategico da Fincantieri». Il messaggio, seppur tra le righe, è molto chiaro: se lo Stato investe le risorse per la ristrutturazione dei bacini, essenziali per la costruzione di navi, si chiede però a Fincantieri di garantire i livelli occupazionali e nuove commesse. Tra i grandi interrogativi, infatti, pesa il destino dei tre bacini di carenaggio: i due da 19 mila e 52 mila tonnellate di proprietà della Regione siciliana, e quello da 150 mila tonnellate di proprietà dello Stato.
«Per quest’ultimo, l’autorità portuale ha già speso quasi 30 milioni di euro per la bonifica – spiega Francesco Foti, della Fiom Cgil – ora il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli convochi un tavolo per finanziare l’opera. Per completarla servirebbero circa 70-80 milioni di euro, di cui una parte erogati dall’autorità portuale e la restante quota dal ministero». Un mistero, invece, rimane il destino dei due bacini regionali ormai in disuso e dichiarati inagibili: «Anche su questo abbiamo chiesto al ministro di intervenire con la Regione affinché prenda posizione. Di fatto Musumeci non ci ha mai convocato, abbiamo parlato una volta con l’assessore Turano ma non è servito a nulla».
Infine, rimane sul tavolo il mistero dell’acquisizione del cantiere Tre Maggio, a Fiume, in Croazia da parte di Fincantieri. Da mesi girano le voci di una offerta, una lettera d’intenti, che il colosso italiano avrebbe fatto al gruppo polesano Scoglio Olivi, attualmente alle prese con una crisi di liquidità. In attesa di conferme, crescono i dubbi dei lavoratori che proprio stamane hanno affidato i loro timori al ministro, chiedendo di fare luce: «Il cantiere palermitano e quello croato sono per certi versi sovrapponibili perché si occupano entrambi di riparazioni – è il ragionamento di Foti – è chiaro però che lì il costo del lavoro è minore e noi potremmo ritrovarci con una concorrenza in casa che ci penalizzerebbe. Abbiamo chiesto al ministro di intervenire e lui ci ha dato ampie rassicurazioni».
Tutto rimandato, quindi, al prossimo tavolo che Di Maio ha promesso si svolgerà entro la fine dell’anno: «Aspettiamo con ansia questo incontro che non si svolgerà al Mise ma in prefettura con tutti i soggetti coinvolti, perché non c’è più tempo da perdere. Speriamo che ora – conclude Foti – dalle parole si passi finalmente ai fatti».