È stato ammesso al rito abbreviato condizionato con una nuova perizia psichiatrica, Paolo Cugno. Il 27enne di Canicattini Bagni (in provincia di Siracusa) è accusato di avere ucciso a coltellate la compagna 20enne Laura Petrolito durante la notte dello scorso 17 marzo e di avere provato poi a occultarne il cadavere all’interno di un pozzo artesiano di contrada Tradituso, zona di campagna a nord del centro abitato. Durante l’udienza preliminare che si è celebrata ieri davanti al gup Carla Frau, è stata accolta l’istanza dell’avvocato Giambattista Rizza che difende Cugno, nonostante l’opposizione del pm. «Ho dimostrato – afferma il legale a MeridioNews – che la prima perizia eseguita era manchevole ed errata nei principi fondamentali della psichiatria». Il 20 febbraio inizierà la perizia sul 27enne che si trova nel carcere di Cavadonna, dove è sorvegliato a vista. Il nuovo perito, il professore Filippo Drago dell’Università di Catania, dovrà consegnare la relazione entro il prossimo 8 marzo.
A giugno scorso, per l’incidente probatorio, è statapresentata la prima perizia psichiatrica dalla quale è emerso che Cugno è capace di intendere e di volere. L’esito non ha convinto il legale difensore che ha ricordato come «in passato il mio assistito è già stato sottoposto a cure mediche di esperti che gli hanno diagnosticato una forma di schizofrenia. Nel 2014 – aggiunge – il giovane ha subito un trattamento sanitario obbligatorio che lo ha tenuto ricoverato per circa quindici giorni, prima di essere indirizzato al servizio di igiene mentale».
Durante l’udienza di oggi, inoltre, è stata ammessa la costituzione di parte civile soltanto di Andrea Petrolito, il padre di Laura, «mentre sono state rigettate quelle della madre, della nonna, dei fratelli e di altri parenti che erano stati assenti quando era ancora in vita. Il padre – sostiene l’avvocato Rizza – è l’unico che ne ha diritto».
Nella primavera dello scorso anno, i sospetti si sono subito concentrati su Paolo Cugno. Dopo un lungo interrogatorio, arriva la confessione senza pentimento. Ad attenderlo fuori dalla caserma di via Vittorio Emanuele, una folla inferocita. «Il delitto è avvenuto nell’ambito di un rapporto travagliato – aveva spiegato il procuratore di Siracusa, Francesco Paolo Giordano – contrassegnato, già da tempo, da litigi e da un tasso di gelosia elevato. Potremmo parlare di un caso di violenza progressiva, di una progressione della violenza».
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