Favara, assessore designato dal M5s si ritira «Sconcertato dalla campagna diffamatoria»

«Ho già rimesso il mandato nelle mani di Anna Alba e sono pronto a dimettermi qualora venisse eletta». Il geometra Angelo Todaro, assessore designato dalla candidata sindaca del Movimento 5 stelle a Favara, decide di fare un passo indietro dopo che ieri ha suscitato polemiche la notizia della sua parentela con Antonio Costa, condannato per aver favorito la lunga latitanza del boss Gerlandino Messina. Costa è infatti il cognato di Todaro. 

«Non voglio che la vittoria del M5s – sottolinea colui che sarebbe potuto diventare il nuovo assessore ai Lavori pubblici della città agrigentina -, in cui tanti miei concittadini sperano e confidano per cambiare finalmente la storia di questo territorio, venga minimamente macchiata dalle chiacchiere infamanti messe in giro con lo scopo di minare la credibilità del movimento». Quindi la risposta alla stampa che si è occupata del suo caso. «Sono sconcertato dalla campagna diffamatoria avviata nei miei confronti e di quelli della mia famiglia su vicende che non ci vedono affatto coinvolti. Ovviamente a tutti coloro che hanno scritto falsità dei miei confronti li aspetto in tribunale».

Todaro non è mai stato indagato né a suo carico risultano condanne di alcun tipo, come ulteriormente dimostrato dal certificato dei carichi pendenti che lo stesso geometra ha voluto pubblicare insieme al comunicato che annuncia il passo indietro. La vicenda risale al 2010: Gerlandino Messina, tra i carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso da Cosa Nostra nel 1996, dopo molti anni di latitanza viene arrestato a Favara, in viale Stati Uniti. Il boss può contare anche sulla protezione di Antonio Costa, che verrà poi condannato in Appello nel 2013 per favoreggiamento semplice. Costa risulta essere il cognato di Todaro che, ancora oggi, vive e lavora in viale Stati Uniti. 

«Sono totalmente all’oscuro perché in quel periodo non c’ero, lavoravo fuori – ha commentato ieri a MeridioNews l’assessore designato -. Se lei abita in un quartiere dove c’è una persona cattiva questo significa che anche lei è una persona cattiva?», ha aggiunto. Per poi sottolineare: «So io che cosa combatto, non ho tempo da perdere». Prima che la vicenda diventasse pubblica, grazie a un articolo del Moralizzatore, Todaro non si era mai espresso in merito a quest’episodio.


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