L'ultima volta era stata nel 2001, con Cronaca di un uomo. Sono passati tredici anni dalla proposizione di un'opera del direttore de I Siciliani nel teatro più importante della città, di cui Fava fu anche drammaturgo. Dal 15 al 20 aprile al Musco verrà rappresentato la tragicommedia scritta nel 1981. L'eterno conflitto tra uomo e donna, nei personaggi di Orlando e Pupa. «Madre, moglie, amante e puttana: mio padre ha voluto trasferire tutti questi aspetti della donna in un solo personaggio», spiega Elena Fava, che ha partecipato alla realizzazione dello spettacolo
Fava torna allo Stabile con Foemina Ridens Elena: «Rivedo il romanticismo di mio padre»
«Secondo voi perché l’autore ha sentito l’esigenza di creare Pupa? Forse era circondato da tante donne ed ognuna chiedeva di essere la protagonista della sua storia, così ha deciso di metterle insieme in un’unica figura». C’è un momento, nell’opera teatrale Foemina Ridens, in cui Pippo Fava fa allontanare Orlando, il protagonista maschile, dal sipario e lo lascia libero di rivolgersi direttamente al pubblico. La domanda rivela la vera identità di Pupa. «Madre, moglie, amante e puttana: mio padre ha voluto trasferire tutti questi aspetti della donna in un solo personaggio», spiega Elena Fava. Foemina Ridens tornerà su un palco catanese dal 15 al 20 aprile. E sarà quello del teatro Angelo Musco con la regia di Giovanni Anfuso. E’ la quarta volta dall’uccisione del giornalista e scrittore catanese per mano mafiosa che lo Stabile porta in scena una sua opera. L’ultima è stata nel 2001, con Cronaca di un uomo. Sono passati tredici anni. «E’ trascorso tanto tempo – continua Elena Fava -, negli ultimi 30 anni sono state rappresentate anche il Proboviro e Sinfonia d’amore, sempre al Musco».
«Non poteva che essere lo Stabile a portare Fava, che è stato anche drammaturgo di questo teatro, sulla scena nel trentennale della sua morte – sottolinea il direttore Giuseppe Di Pasquale -. Insieme alla serata del 4 gennaio è un modo per segnare la nostra presenza, discreta ma puntuale, nel ricordo. Abbiamo scelto Foemina Ridens perché è un testo curioso, non di quelli in prima linea sui temi sociali, ma che mostra il suo grande mestiere teatrale». Perché però aspettare così tanti anni? «I motivi possono essere molteplici – spiega Di Pasquale – Alcune opere, come l’Ultima violenza, hanno bisogno di un impianto importante. Più spesso, nelle varie stagioni si frequentano gli autori in base alle tematiche che si vogliono svilluppare. Sciascia ad esempio manca da più tempo».
Elena Fava si è occupata in prima persona della nuova versione di Foemina Ridens, spettacolo «da cui viene fuori la poesia e il romanticismo di mio padre, la profonda comprensione dell’animo umano: della miseria ma anche della possibilità di riscattarsi», spiega. «Bisognava ridurre il copione ad un unico atto – precisa – è stato necessario fare dei tagli e cancellare un personaggio, ma l’opera rimane concettualmente valida».
Negli anni ’90 fu ripresa dall’attrice e produttrice Ida Di Benedetto e trasformata in un monologo al femminile, senza la figura di Orlando. «Tutta Italia la conobbe, andò in scena a Roma, Firenze e anche Parigi, segno che il suo messaggio sull’eterno conflitto tra uomo e donna ha una valenza universale».
Ma la prima volta in assoluto fu nel 1981. Al teatro Piscator di Catania, lo stesso Fava ne firmò la regia, gli attori erano Mariella Lo Giudice e Pippo Pattavina. Insieme ad Orazio Torrisi avevano fondato la cooperativa Alfa. Di quell’esordio Elena Fava ha ritrovato, tra vecchie e preziose carte, la presentazione scritta in prima persona dal giornalista e scrittore. Che così si esprimeva: «Capovolgendo il paradigma esistenziale di Adamo creatura divina ed Eva inventata da una sua costola, Foemina Ridens è la storia dell’essere umano donna e del suo compagno maschio, lei creatura tragica e lui che continuamente muta questa tragedia in buffoneria».
[Luisa (dettaglio), acquaforte su fondino di Giuseppe Fava – 1975]