Fastweb, le vite in bilico dei lavoratori Email di rassicurazione dell’azienda

Sono 240 i lavoratori catanesi della Fastweb che vivono con la spada di Damocle sulla testa da molti mesi ormai. L’azienda ha annunciato la vendita di una ramo della stessa ad un’altra società, ma la trattativa non è mai stata chiara, anzi. «Hanno sempre negato tutto, nonostante le nostre ripetute richieste di chiarimenti e poi all’improvviso è arrivata la notizia della cessione» afferma Marco Strano, rappresentante sindacale in azienda. Ed in effetti sono arrivate ai dipendenti una serie di email di rassicurazione da parte dei manager della Fastweb in particolare da Roberto Biazzi e Alberto Calcagno. «Vi scrivo con l’obiettivo di chiarire la posizione di Fastweb e di rassicurare tutti voi in relazione a dichiarazioni, voci e rumors circolati e fatti circolare ad arte in questi giorni» si legge in una email a firma di Biazzi del 19 marzo scorso. Il manager  parla anche di «fantasiose ricostruzioni giornalistiche» che intende smentire perché «Fastweb non è in vendita, né integralmente e neppure parzialmente».

Eppure la voci sono diventate realtà e la cessione dei call center di Fastweb a Visiant Next Spa sarà operativa dal primo luglio. Intanto i lavoratori sono molto preoccupati. Varie sono le storie di chi lavora con la propria voce, prestando assistenza al cliente telefonicamente. Molti hanno specializzazioni in altri settori, ma hanno scelto di lavorare al call center della Fastweb per la sicurezza economica che ti dà il contratto a tempo indeterminato. C’è Sara Chiglien, ad esempio. Lei è un tecnico per la riabilitazione psichiatrica di 37 anni che da sei lavora per la Fastweb, ma è anche mamma di due bambini piccoli e moglie. Vive con molta tensione il momento, anche perché di recente anche il marito ha perso il lavoro. «Non sappiamo cosa ne sarà di noi e questo ti toglie serenità . Speriamo che garantiscano la continuità del contratto, ma vista la poca trasparenza fino adesso non sappiamo cosa aspettarci» afferma.

C’è poi Maria Rita Privitera di 28 anni. Lei lavora al call center da cinque anni e vive in famiglia. La sua vicenda lavorativa la racconta dividendola in due parti. «Era bello stare in azienda, ci facevano sentire parte del tutto, poi invece ci ha fatto capire che siamo solo dei numeri. Perché è questo che siamo per loro». Anche lei spera che la nuova azienda garantisca continuità anche perché a lasciare Catania non ci pensa proprio. «Sono troppo legata alla mia famiglia – dice – vivo nell’incertezza».

E a lasciare non solo Catania, ma anche l’Italia pensano invece Amedeo Caltagirone e Tiziana Russo rispettivamente di 31 e 27 anni. Convivono da nove anni, si presentano come marito e moglie «seppur non legalmente ma cambia poco» come spiega Amedeo. Certo, questa sarebbe la loro ultima spiaggia, «ma tolta la sicurezza che abbiamo resta poco da fare – dice Amedeo – vendiamo tutto e lasciamo l’Italia». Loro hanno un contratto part time di quattro ore giornaliere e come è successo ad altri in questi anni in azienda speravano in prospettive di crescita all’interno della Fastweb e magari cominciare a pensare a un figlio o all’acquisto di una casa. «Adesso però non solo non ci pensiamo più, viviamo in un perenne stato di frustrazione».

Chi ha una famiglia da mantenere e chi invece era riuscito ad avere una autonomia economica dalla famiglia. Tutti sono d’accordo nel lottare per il proprio lavoro. «Vogliamo vederci chiaro e lotteremo con tutti i mezzi per chiarire le cose e salvare il nostro posto di lavoro» è il loro leitmotiv. La cessione sarà concreta dal primo luglio, vedremo come andrà a finire.

 

[Foto di vlima.com]


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Giorni di ansia per i 240 lavoratori della Fastweb di Catania dopo l'annuncio dell'azienda della vendita di una ramo della stessa ad un’altra società: «Hanno sempre negato tutto, nonostante le nostre ripetute richieste di chiarimenti e poi all’improvviso è arrivata la notizia della cessione» afferma Marco Strano, rappresentante sindacale. Lotteremo per i nostri diritti dicono i dipendenti ma intanto c'è chi pensa ad emigrare

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