Scopri gli eroi della tua città. Doveva intitolarsi così il concorso di poesie da proporre a una scuola di Siracusa. E che, invece, ha fatto scoprire l’«impostora» che, per anni, si è spacciata per la cugina di primo grado di Paolo Borsellino. La prima persona a essere insospettita dalla inedita parentela dell’80enne Giuseppa Borsellino con il magistrato ucciso nella strage di via d’Amelio è stata Giovanna Raiti. Vera familiare di una vittima di mafia, almeno lei. «Quando mi è arrivato il progetto di questo concorso, mi è subito sembrato strano che non conoscessi questa parente di Borsellino nella mia stessa città», racconta a MeridioNews la sorella di Salvatore Raiti, carabiniere morto nella strage della Circonvallazione del 16 giugno del 1982. Il mittente di quel messaggio è Michele Mangiafico, ex candidato sindaco del capoluogo aretuseo e leader del movimento Civico 4. «Sono stati la signora e suo figlio – ricostruisce ora il politico al nostro giornale – a propormi l’idea per gli istituti scolastici».
Un progetto che sarebbe dovuto partire a gennaio, coinvolgendo anche la scuola intitolata proprio a Salvatore Raiti. Nel comitato promotore avrebbero dovuto esserci Mangiafico, Giuseppa Borsellino e suo figlio Marco Veneziano. Proprio lui – definito «attore e poeta» – sarebbe stato «il coordinatore della giuria e membro del comitato organizzatore», si legge nel documento. In premio per i vincitori del concorso, oltre a dei buoni libro dai dieci ai 50 euro, anche «una targa ricordo autografata dalla signora Giuseppa Borsellino, rappresentante di legalità a Siracusa e prima cugina del magistrato Paolo Borsellino». È il 29 novembre quando il foglio con la proposta arriva nelle mani di Giovanna Raiti. La prima a farsi la domanda che tutti avrebbero dovuto porsi: «”Ma chi è questa signora?“, mi sono chiesta subito». E, invece, da quando questa storia di cuginanza è venuta fuori – la prima volta nel gennaio del 2020 – nessuno se l’era mai posta: né le istituzioni politiche, né i rappresentanti delle forze dell’ordine, né la stampa locale che ne ha raccontato la storia e nemmeno la società civile. Mentre sarebbero arrivate onorificenze e richieste di finanziamenti.
Per chiarire il dubbio, Giovanna Raiti – che da oltre 35 anni, con il presidio locale dell’associazione Libera, porta avanti le attività antimafia nel territorio e fa parte anche del comitato delle Agende rosse – contatta i veri familiari di Paolo Borsellino. «Ho scritto a Roberta Gatani (vera nipote di Paolo Borsellino, nrd) che si trovava a una festa di famiglia e ha subito girato la domanda a tutti i parenti presenti. Nessuno conosceva questa signora». Di lì a poco arriva il post pubblicato sui social da Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato, che sbugiarda la sedicente cugina dandole della «impostora» e smentendo punto per punto la falsa ricostruzione dell’anziana: non esiste nessuno zio Francesco – presunto padre di Giuseppa Borsellino – e la famiglia non è originaria di Cattolica Eraclea ma di un altro paese dell’Agrigentino, Castrofilippo. «Quello che io mi chiedo adesso – dice Salvatore Borsellino a MeridioNews – è come sia stato possibile che nessuno abbia verificato, mentre la signora andava in giro a millantare di essere nostra cugina e a ricevere e distribuire riconoscimenti di legalità».
Mazzi di fiori dalla politica, una medaglia dalla Direzione investigativa antimafia, il titolo di rappresentante di legalità dalla consulta civica di Siracusa. Di riconoscimenti la signora Giuseppa ne ha avuti tanti negli anni. Il figlio, invece, ha usato il cognome (e anche la foto del giudice) per un evento organizzato al Comune di Noto. «Sto cercando di capire con un avvocato se ci sono i presupposti per il reato di appropriazione indebita di identità – dichiara Borsellino a MeridioNews – Ma devo dire che mi fanno un po’ pena e non credo che andrò avanti per le vie legali. Mi hanno riferito – aggiunge – che ci sarebbe già un’indagine in corso su questa vicenda, ma non so da dove sia partita». A contattarlo, intanto, sarebbe stato anche il falso cugino Marco, figlio di Giuseppa. «Un messaggio in cui ha scritto che si è trattato di un equivoco e mi ha chiesto di stringerci la mano». Anche MeridioNews ha provato a contattarlo ma, almeno finora, senza ottenere risposta.
Qualcuna però sarebbe arrivata a Michele Mangiafico, quando la storia di questa finta cuginanza ha iniziato a scricchiolare. «Gli ho chiesto di spiegarmi la parentela esatta – riferisce il politico – In un primo momento ha confermato che la madre fosse figlia di un fratello del giudice». Di fronte alla richiesta di fornire una prova, «mi ha detto che non aveva più i documenti perché erano stati rubati in un furto a casa. Compreso un telegramma inviato per il matrimonio della madre, che sarebbe anche stato il motivo per cui i rapporti familiari si sarebbero incrinati». Messo alle strette, alla fine, il figlio avrebbe «ammesso che, in realtà, sono cugini alla lontana». Una parentela del tutto inesistente che è bastata per trasformare l’anziana in un’icona di legalità. «Ho pianto, e mi viene ancora da piangere, pensando che chi ha creduto tanto facilmente a questa truffa ha sotterrato di nuovo le vittime di mafia – confida Giovanna Raiti al nostro giornale – E pensando anche a mio fratello, che dalle istituzioni e dalle autorità locali non ha mai avuto nemmeno un fiore sulla tomba».
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