Era il 6 gennaio 2010 quando gli ex occupanti del centro popolare di via Plebiscito, da poco sgomberati, hanno scassinato la serratura di una vecchia sala cinematografica in disuso, in via Orto del re. L'edificio, però, era di proprietà di privati cittadini, che hanno fatto partire querele per invasione, danneggiamenti e minacce. Che si sono risolte tutte in una bolla di sapone, quattro anni dopo lo svolgimento dei fatti
Experia, ritirata la denuncia per il Minerva Assolto un militante dall’accusa di minacce
Erano stati denunciati dai proprietari dell’edificio ma ieri dopo solo due udienze al tribunale di Catania la querela è stata ritirata. Per Giacomo Cacia, Arturo Fazio, Rosanna Fiume, Luigi Marino, Antonio Scalia e Daniele Zito, sei militanti del centro popolare Experia, si è chiusa in una bolla di sapone una vicenda giudiziaria iniziata quattro anni fa, con l’occupazione del vecchio cinema Minerva.
Erano le 11 del mattino del 6 gennaio 2010, l’Experia era stato sgomberato con la violenza il 30 ottobre 2009, pochi mesi prima, e gli ex occupanti avevano iniziato una campagna di azioni simboliche all’interno dei beni abbandonati del quartiere Antico corso. Prima era stato il Bastione degli infetti, in via Torre del vescovo, pacificamente conquistato a fine novembre; per l’Epifania, invece, è toccato alla sala Minerva, in via Orto del re, a pochi metri dall’ex casa del Balilla di via Plebiscito 782, in quei giorni ancora presidiata dalle forze dell’ordine. Ma Francesco Ferlito, proprietario del vecchio cinema in disuso, non aveva accettato l’occupazione e aveva annunciato da subito una denuncia contro ignoti per invasione e danneggiamenti, e contro Antonio Scalia, uno degli occupanti, per minacce.
In quei giorni sono iniziate le indagini, gli investigatori coordinati dai magistrati Giulio Toscano e Vincenzo Serpotta hanno filmato le attività davanti al cinema Minerva e hanno individuato chi, secondo loro, aveva organizzato l’occupazione. Spedendoli per quest’ultima davanti a un giudice, ma abbuonando loro i danneggiamenti denunciati dalla famiglia Ferlito, che non sarebbero mai stati provati. «Agli atti del procedimento c’erano solo alcuni video e un servizio giornalistico dell’emittente televisiva Antenna Sicilia», spiega Francesco Giammona, uno degli avvocati degli imputati. Sulla carta, la situazione più grave era quella di Antonio Scalia, accusato da Francesco Ferlito di gravi minacce. Ma anche in questo caso la questione si è risolta in fretta: «Il giudice ha voluto sentire in aula Scalia conclude il legale E ha ritenuto che non ci fossero gli estremi del reato: il ragazzo è stato assolto con formula piena».
Nessuna sentenza, invece, per l’occupazione: il processo è stato fermato per il ritiro della denuncia che l’aveva fatto partire. I sei accusati hanno concordato con la famiglia Ferlito un simbolico risarcimento danni in cambio della rinuncia al procedimento che, di conseguenza, si è chiuso proprio ieri. Ma i 500 euro pattuiti coi militanti sono poca cosa per i Ferlito che sono stati condannati dal giudice al pagamento di tutte le spese processuali.