Una vita da democristiano, ma la vera ribalta politica del 72enne di Grammichele arriva grazie all'onda salviniana nel Mezzogiorno. L'Europarlamento è la sfida più importante della carriera del veterano che, sul futuro del partito in Sicilia, chiede un cambio di passo
Europee 2019, Attaguile pronto a riprendersi la Lega «Candiani? Ha distrutto un lavoro lungo cinque anni»
Una vita a pane e politica. Angelo Attaguile, 72 anni, ha un curriculum che più da «vecchia politica» non si può. Dirigente democristiano per decenni, diventa nel 2013 deputato nazione grazie a un accordo fra gli autonomisti di Raffaele Lombardo e l’allora Pdl di Berlusconi. Eppure Matteo Salvini ha mostrato a più riprese massima fiducia nel veterano originario di Grammichele. Gli affidò le chiavi di Noi con Salvini, il movimento-embrione della scalata leghista alle messe di voti del Mezzogiorno. Poi, l’anno scorso, dopo l’arrivo in Sicilia del commissario del partito Stefano Candiani, un apparente declino. Ribaltato ad aprile, quando il suo nome è finito in lista per l’Europarlamento. A farne le spese il quarantenne Fabio Cantarella, assessore a Catania nonché ex addetto stampa di Attaguile. I retroscena hanno raccontato in quei giorni del diretto intervento del sottosegretario Giancarlo Giorgetti a favore del rispescaggio dell’ex onorevole. Che, a sua volta, non fa mistero del suo rapporto privilegiato con il numero due della nuova Lega salviniana.
Angelo Attaguile, in molti la davano per finito dopo la sconfitta delle scorse elezioni Politiche. Come ha fatto a tornare sulla cresta dell’onda?
Avevo deciso di mettermi da parte per valorizzare la eventuale nuova classe dirigente. Qualche mese fa sono stato chiamato dai vertici del partito e invitato a candidarmi. Io non pensavo minimamente a questa scommessa. Sono stato spinto ad accettarla per motivi politici. Io sono un uomo di partito e ho dato la mia disponibilità.
Non crede che la scelta di un veterano come lei possa aver chiuso gli spazi per eventuali candidature di esordienti o giovani?
Se i vertici hanno deciso così, ci sarà una ragione. Per i giovani esordienti ci saranno tante altre occasioni. Bruciare le tappe non è mai una cosa positiva. Un po’ di sana gavetta è utile a forgiare la classe dirigente. Glielo dico da saggio ex democristiano oltre che da convinto autonomista siciliano. L’esperienza in politica è un valore importante.
La prima cosa che farà in caso di elezione Parlamento Europeo.
Avanzerei richieste di attenzione per l’agricoltura e la pesca, settori molto delicati che purtroppo soffrono anche per le direttive della comunità europea. Poi occorre difendere il mercato dall’invasione di prodotti stranieri. L’agricoltura isolana non può reggere questo tipo di concorrenza. Altro punto è la creazione delle zone franche per la Sicilia e per la Sardegna. Aggiungo, infine, che non possiamo essere isolani e isolati: è necessario dotare il territorio di nuove infrastrutture, a cominciare dalla rete viaria, e bisogna assicurare la continuità territoriale.
Lei ha portato Matteo Salvini in Sicilia quando la Lega era al 4 per cento ed era un partito diverso dall’attuale. Le piace come sta crescendo la nuova Lega in Sicilia?
Stava crescendo bene, anche se lentamente. Poi, con il commissariamento, c’è stato un cambio di rotta brusco che ha disorientato e allontanato tanti attivisti e simpatizzanti. Dopo le Europee è necessario un lavoro di riorganizzazione complessiva. Ma sono fiducioso. C’è tanta gente valida e motivata che può essere valorizzata e che può far crescere la Lega in Sicilia.
Tanti pezzi di vecchio ceto politico guardano adesso alla Lega. Come bloccare l’assalto al carro del vincitore? In fondo anche lei viene da una storia democristiana che è assai distante dalle basi del leghismo..
L’assalto si blocca attraverso l’analisi e la selezione. Mi piace poi ricordare che sono entrato in Parlamento nel 2013, ospitato nelle liste di Forza Italia (Era ancora il Pdl, ndr) come autonomista siciliano e mi sono iscritto subito al gruppo parlamentare della Lega Nord chiedendo e ottenendo di aggiungere la parola Autonomie alla denominazione del gruppo. Ritengo che il contributo mio e dei miei amici sia stato determinante nella grande trasformazione voluta da Salvini il quale, ha prima dato vita a Noi con Salvini come piattaforma di movimento meridionalista, scelta che gli ha consentito poi di togliere la parola Nord e trasformare la Lega in un partito nazionale con al centro i territori e le loro autonomie. E non è un caso che a sostegno della mia candidatura ci siano gli amici di Siciliani verso la Costituente (il movimento fondato dall’ex senatore di Forza Italia Salvo Fleres, ndr) di cui ho sottoscritto il programma.
Lei ha duramente criticato il commissario del partito Stefano Candiani. A più riprese, in questi mesi, sono emerse spaccature interne alla Lega siciliana, incompatibilità anche umane, a partire dal caso Catania. Chiederà a Salvini di cambiare commissario?
Non ho mai criticato l’operato del commissario. Nelle ultime settimane sono stato costretto a difendermi da polemiche pelose come le cozze e da analisi affrettate sul mio operato. Quanto al commissariamento: l’arrivo di Stefano Candiani non ritengo abbia dato un impulso positivo al partito. Non può venire con una mentalità diversa, del nord, a dettare legge con autorità nel nostro territorio. A mio avviso, e lo dico con amarezza, ha distrutto quello che avevo creato in cinque anni. Mettendo su una classe dirigente improvvisata. Quanto all’avvicendamento, questo dovrà avvenire attraverso un confronto all’interno del partito.