A Palermo l’emergenza abitativa ha raggiunto cifre da record. A denunciarlo è il Sunia per il quale sarebbero oltre tremila le famiglie palermitane in difficoltà – lo scorso anno 1200 quelle che hanno già ricevuto sentenza di sfratto per morosità e altri 1800 i nuclei iscritti nelle graduatorie per emergenza abitativa -, senza tralasciare gli abitanti abusivi – 200 nel 2012, più di 650 oggi – e 250 le persone senza fissa dimora. Numeri da capogiro snocciolati oggi dal sindacato degli inquilini che dimostrerebbero ancora una volta «le difficoltà del Comune nel gestire l’emergenza». E se da un lato l’amministrazione si è giustificata più volte lamentando la carenza di fondi adeguati, per il Sunia le risorse ci sarebbero, almeno un milione di euro, nascoste tra le pieghe del bilancio.
«Il Comune non utilizza tutti i soldi che ha a disposizione per l’emergenza abitativa» ha rivelato stamane il segretario del Sunia Palermo Zaher Darwish, nel corso di una conferenza stampa che si è svolta in via in via Tenente Giovanni Ingrao. La vicenda è emersa al termine di uno scambio epistolare con la Regione: nella prima missiva – datata 18 gennaio – il Sunia ha chiesto chiarimenti al dipartimento regionale delle Infrastrutture e mobilità sul mancato trasferimento dei fondi destinati alle casse comunali per l’emergenza abitativa da parte della Regione, che il Comune avrebbe dovuto destinare agli aventi diritto come quote spettanti per il contributo all’alloggio. Meno di un mese dopo, il 15 febbraio, è arrivata la replica degli uffici regionali.
«Sul sottoconto della tesoreria comunale – ha proseguito Darwish mostrando una copia della risposta inviata dall’assessorato – la disponibilità residua, di circa un milione di euro, è superiore a quella consentita dalla circolare 23/2000 dell’assessorato Economia. E la Regione, per questo motivo, sostiene di non poter trasferire altre somme. Il risultato è che tante famiglie si recano al Comune in attesa di risposta per l’integrazione all’affitto e vengono rimandate indietro». Per il Sunia, quindi, nelle casse comunali sarebbero disponibili risorse per affrontare adeguatamente l’emergenza, ad esempio destinandole all’affitto di locali da assegnare immediatamente.
«Tantissime famiglie vivono in condizioni di disagio abitativo e non ricevono nessuna risposta dal Comune. – continua Darwish -. Negli ultimi anni, cinque persone senza casa sono morte a Palermo, l’ultima l’estate scorsa. Chiediamo al Comune di sbloccare queste somme e utilizzarle per dare una risposta concreta alle famiglie. Crediamo che, fra le altre cose, sia da valutare il reperimento in città di immobili che possano essere affittati dall’amministrazione e destinati alle famiglie in disagio abitativo. Col milione accantonato, tenendo in considerazione una media di 400 euro a casa, potrebbero essere locati almeno 200 appartamenti. Mi sembra che il Comune abbia dichiarato una guerra intestina non alla povertà, ma alle famiglie più povere».
Alla conferenza stampa sono state invitate anche alcuni nuclei con gravi problemi familiari e abitativi. Tra queste, Anna Nicotra, con figlio e coniuge malati, residenti in via Giuseppe Cimbali, dal 2015 sotto sfratto esecutivo. «Io e mio marito siamo disoccupati – spiega -. Abbiamo avuto numerose proroghe dai proprietari, e da settembre siamo in attesa dei contributi previsti per la morosità incolpevole mentre, per quelli destinati al disagio abitativo, occorre aspettare giugno. Se avessimo avuto queste risorse, avremmo potuto firmare un contratto almeno per un anno. Cosi, invece, ogni giorno viviamo con l’incubo della precarietà che ti logora lentamente» ha concluso.
Non si è fatta attendere la replica dell’assessora alle attività sociali Agnese Ciulla: «Un sindacato dovrebbe conoscere le leggi per poter assistere e difendere i propri iscritti. Nel caso del Sunia di Palermo non le conosce o più probabilmente fa finta di non conoscerle e preferisce, invece di cercare soluzioni ai problemi, organizzare conferenze stampa a base di falsità e propaganda». «Quelle di cui si è parlato oggi relativamente all’integrazione affitto – puntualizza – infatti non sono somme ‘non spese dal Comune’ ma somme ‘non incassate dai beneficiari’, cosa profondamente diversa. Quello delle somme non riscosse dai beneficiari di interventi sociali è un tema già più volte all’attenzione dell’amministrazione, anche per altre tipologie e per somme cospicue su cui siamo già intervenuti».
«Quanto alla Regione, come già avvenuto per altri casi – prosegue Ciulla – sembra voler scaricare altrove le proprie responsabilità. Il Comune ha infatti più volte chiesto come procedere alla restituzione delle somme non riscosse dai beneficiari del contributo, ricevendo la risposta che la Regione avrebbe proceduto autonomamente al recupero automatico, cosa che non ha fatto da oltre un anno. Anche questo il Sunia non lo sa o fa finta di non saperlo». «Per tornare infine appunto al Sunia – conclude l’assessora – sarebbe opportuno che piuttosto di occuparsi della pagliuzza – il ritardato pagamento di un contributo che oggi ammonta a poche centinaia se non poche decine di euro annui a famiglia – si occupasse della trave e cioè il fatto che Stato e Regione negli anni hanno sempre più tagliato questi fondi, cui il Comune di Palermo ha risposto con propri stanziamenti di bilancio destinati proprio al dosaggio alloggiativo».
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