È la richiesta della difesa dell'ex guardia giurata Christian Leonardi, a processo per l'omicidio dell'infermiera all'ottavo mese di gravidanza. I familiari della vittima hanno abbandonato l'aula. «Certi discorsi non li vogliamo sentire», dicono a MeridioNews
Eligia Ardita, chiesta l’assoluzione per il marito Il padre: «Assurdo parlare di una morte naturale»
L’assoluzione. È questa la richiesta avanzata da Vera Benini e Felicia Mancini, le due avvocate che difendono Christian Leonardi, che oggi, come durante tutte le ultime udienze, non era in aula. L’uomo è accusato dell’omicidio della moglie Eligia Ardita, l’infermiera siracusana di 35 anni (incinta all’ottavo mese di gravidanza), avvenuto il 19 gennaio del 2015 nella loro casa di via Calatabiano, nel quartiere Santa Panagia di Siracusa. Per lui il procuratore aggiunto Fabio Scavone ha chiesto la condanna all’ergastolo per omicidio volontario pluriaggravato.
«Era normale questo atteggiamento da parte del collegio difensivo – commenta a MeridioNews Agatino Ardita, il padre di Eligia – altrimenti come difendono una persona indifendibile? Sapevamo già quello che avrebbero detto e, per questo, abbiamo abbandonato l’aula. Certi discorsi non li vogliamo più sentire». Per le due legali, Leonardi andrebbe assolto perché è innocente. «Per loro, in pratica – aggiunge il signor Ardita – Eligia sarebbe morta di morte naturale. E, quindi, si sono sbagliati tutti: da noi familiari agli amici, dai soccorritori ai medici legali». La prossima udienza si terrà il 5 dicembre: in programma ci sono le eventuali repliche, a cui dovrebbero seguire la camera di consiglio e successivamente la sentenza di primo grado. «Sono convinto – conclude Ardita – che anche in quella occasione Christian sceglierà di non presentarsi in aula».
Leonardi viene arrestato otto mesi dopo il giorno del delitto, in seguito al sopralluogo dei carabinieri del Ris di Messina che hanno analizzato l’appartamento in cui viveva la coppia con reagenti chimici, luminol e altri strumenti. L’elemento determinante per smentire la tesi dell’incidente sono le tracce biologiche che lasciano ipotizzare una colluttazione e i segni di trascinamento. Inizialmente, la vicenda era saltata alla cronaca come un caso di malasanità e i magistrati avevano ipotizzato i reati di procurato aborto e lesioni colpose per il ginecologo che aveva avuto in cura la donna e per i tre operatori del 118 intervenuti per soccorrerla. È poi l’esito dell’esame autoptico a rivelare un elemento mai emerso prima: Eligia aveva delle lesioni alla testa. La notte del 29 settembre 2015 è Pierpaolo Leonardi ad accogliere la confessione del fratello, che poi però ritratta tutto con una memoria di dieci pagine in cui l’ex guardia giurata accusa il familiare e il legale di allora di averlo indotto a confessare.