«Uno dei momenti peggiori della storia ultracentenaria dell'università di Catania». Per Francesco Priolo, direttore del dipartimento di Fisica ed ex presidente della Scuola superiore, il ripristino del prestigio dell'ateneo passa da «un osservatorio terzo»
Elezioni UniCt, la corsa da favorito del prof Priolo «Mettiamo una pietra sulle divisioni del passato»
«Questo è uno dei momenti peggiori della storia ultracentenaria dell’università di Catania. Per questo, adesso, trovo che parlare di continuità con il passato non abbia molto senso». Il professore Francesco Priolo, candidato alla carica di rettore, preferisce parlare delle cose positive più che di quelle negative. Preferisce elencare i successi dei gruppi di lavoro che ha guidato, i ruoli internazionali che ricopre, i risultati che hanno ottenuto i suoi studenti. «Molti insegnano all’estero e sono diventati docenti a loro volta», spiega lui, direttore del dipartimento di Fisica ed ex presidente della Scuola superiore di Catania. «Sono stato anche delegato dell’ex rettore Antonino Recca», ricorda.
Professore, perché ha deciso di candidarsi?
«Ho dedicato tutte le mie forze all’ateneo e penso sia il momento di farlo ancora. Ho servito questa istituzione e non sono stato mai legato alla poltrona. Quando ho preso in mano la gestione della Scuola superiore di Catania c’erano solo 50 allievi e tutti scappavano. L’ho riportata a livelli eccellenti, è diventata un vero e proprio ascensore sociale. Adesso tra gli studenti ci sono italiani di prima generazione, abbiamo una convenzione paritaria con la Sant’Anna e la Normale di Pisa… Il dipartimento di Fisica viaggia a livelli internazionali altissimi e i colleghi mi hanno indicato all’unanimità. Insomma, questo è quello che mi piace fare».
Molti dicono che l’ateneo non abbia mai preso veramente le distanze dal sistema denunciato dalla procura di Catania.
«La condanna netta nei confronti di quello che è stato denunciato c’è, ma aspettiamo la magistratura».
E nel frattempo?
«La priorità è la trasparenza: abbiamo perso la fiducia della società. Ci sono tantissime professionalità e sono inespresse, all’interno dell’ateneo. Dobbiamo lavorare per salvaguardare quelle, è da loro che bisogna ripartire. L’università deve essere una casa di vetro, non ci deve essere nulla da nascondere né polvere da mettere sotto al tappeto».
La ripartenza è difficile, però. Il timore di molti è che la paura che quanto successo si ripeta possa bloccare l’ateneo. L’immobilismo non la intimorisce?
«Ho pensato a come superarlo. L’idea è di creare un osservatorio esterno sulle attività dell’ateneo di Catania. Altissime professionalità, che verranno tutte da fuori, per controllare il livello delle procedure che attiveremo. Saranno loro a dirci se ci sono cose da modificare e da migliorare. Anche in relazione ai prossimi concorsi».
Mi scusi, ma la regolarità delle procedure concorsuali non dovrebbe essere scontata? E a eventuali storture non dovrebbe già pensare il ministero dell’Università?
«Non c’è dubbio che dovrebbe pensarci il ministero. Noi lo facciamo in più. Io voglio ripartire subito, non ci possiamo permettere pause».
Lei è indicato da più parti come uomo di continuità. Del resto già negli anni passati era dato per vicino al rettore dimissionario Francesco Basile e all’ex rettore Giacomo Pignataro.
«Non sento il professore Pignataro da due anni e mezzo. Da quando, cioè, ha cessato di essere il magnifico rettore dell’università di Catania. I tabulati telefonici ne possono dare testimonianza. Per quanto riguarda il professore Basile, è stato rettore. Era normale parlarci. La continuità c’è rispetto al mio percorso personale: la ricerca del buon governo delle istituzioni. Questo è il momento della responsabilità».
Nei confronti di chi?
«Di tutti. Un rettore deve essere baluardo della cultura di una città. Se diminuiranno gli studenti e i nostri figli sceglieranno di andare a studiare al Nord o all’estero, a perdere è la nostra terra. Noi dobbiamo difenderla».
Questione statuto. Cambiarlo? Se sì, come?
«Bisogna definire meglio il ruolo del consiglio di amministrazione. Deve essere un organo completamente terzo rispetto al rettore, nei limiti del rispetto della legge Gelmini. Bisognerà che il cda venga eletto, compreso il componente che spetta al personale».
I suoi avversarsi sono Roberto Purrello, Agatino Cariola, Salvatore Barbagallo e Vittorio Calabrese. Lei è probabilmente il favorito a questa elezione di rettore.
«Scaramanticamente, non commento».
Se dovesse essere eletto, chi comporrà la sua squadra? Chi saranno i suoi delegati?
«Li definiremo dopo le elezioni. Credo, però, che bisognerà essere inclusivi: è necessario mettere una pietra sulle divisioni del passato».