Elezioni, Pogliese e il marketing à la Moratti Arance e fichi per i «mi piace» su Facebook

Belle arance e appetitosi fichi d’India. A vedere queste immagini, su un annuncio pubblicitario su Facebook, è facile cliccare su «Mi piace» e diventare fan, si presume, di una pagina dedicata alla Sicilia. Peccato che, invece, si entri nel novero di quelli che seguono e apprezzano anche sui social network Salvo Pogliese, giovane e popolare candidato catanese del Popolo della libertà all’Assemblea regionale siciliana, che punta alla rielezione.

Niente di illecito, tutte questioni di marketing digitale che hanno a che vedere con la creazione di una campagna pubblicitaria sulla piattaforma di Mark Zuckerberg. Per invitare gli utenti a diventare fan di una pagina è possibile pagare annunci ad hoc, dei quali si possono personalizzare il testo e l’immagine di riferimento. Si carica una fotografia, si scrivono poche righe che colpiscano l’attenzione, si definisce chi deve visualizzare quel banner (per esempio: tutti quelli che hanno dichiarato di vivere a Catania e che hanno tra i 18 e i 45 anni, di entrambi i sessi) e poi si aspetta che i «Mi piace» aumentino in virtù della visibilità acquisita. Più gente c’è che lo ascolta, più un messaggio diventa forte. L’unica cosa che Facebook rende impossibile modificare è anche quella meno visibile: il titolo dell’annuncio, che sarà quello della pagina alla quale il «Mi piace» – mai un click fu così importante – è indirizzato.

Per cui, nel caso del politico etneo in forza al Pdl c’erano sì le foto delle arance e dei fichi d’India, c’era anche il testo sull’importanza di valorizzare i prodotti tipici siciliani e rilanciare l’agricoltura locale, c’era il tastino con il pollice in su da cliccare e c’era anche, in blu, piccolino, lì in alto, inequivocabile, il nome «Salvo Pogliese».

Come lui, anche Letizia Moratti, ex sindaco di Milano, aveva tentato una campagna pubblicitaria su Facebook, un anno fa, ai tempi dello scontro elettorale – che poi ha perso – contro il candidato del centrosinistra Giuliano Pisapia, fortissimo sui social network. L’allora sindaco meneghino tentò in ogni modo di accrescere la sua popolarità su Facebook: c’era un programmino automatico che faceva diventare fan della sua pagina senza neanche stare su Facebook (lo spiega bene il blogger Claudio Messora), c’era uno staff che seguiva il suo profilo Twitter e che rispose con serietà a chi chiedeva a Letizia Moratti cosa avesse intenzione di fare per ripristinare la legalità in via Giandomenico Puppa, dov’era situata la moschea abusiva del quartiere di Sucate. E poi c’era quella cosa dei banner pubblicitari che diedero il titolo a un articolo su La Stampa: «Se ami i gatti vota Moratti». E che l’esperto di comunicazione digitale Piero Tagliapietra ha raccolto in una pratica presentazione in pdf. Gattini, cagnolini, la maglia del Milan, un paio di scarpe col tacco e perfino Alda Merini. Da nessuna parte il faccione sorridente dell’ex ministro dell’Istruzione. In Rete, i milanesi urlarono alla pubblicità ingannevole. Un disastro digitale.

E pensarci, vedendo la frutta messa online da Pogliese, è spontaneo. Intanto, c’è già chi si lamenta. «Ora basta! – tuona una sostenitrice della candidatura di Giolì Vindigni, con Marano presidente, sulla pagina del suo beniamino – Ci sono già tre miei contatti che si sono ritrovati un “mi piace” a Salvo Pogliese a loro insaputa. Ma come è possibile un fatto del genere, sicuramente illegale?». Probabili vittime di un click distratto, magari gabbati dall’amore per arance e fichi d’India. E adesso sono tra i quasi cinquemila – fino a venerdì erano solo tremila – sostenitori del pidiellino alle regionali del 28 ottobre.

«Onestamente, non ho guardato i banner», Salvo Pogliese ascolta della polemica con curiosità. «Sono in piena campagna elettorale, per gli annunci online mi sono affidato a un’agenzia che lavora a stretto contatto con i vertici del Pdl giovanile – prosegue – Io mi sono dedicato ad altre priorità». Testi e immagini vengono approvati dallo staff, lui, dice, fa altro. «Sono in giro per comizi, devo combattere con la sfiducia politica della gente, devo mostrare quello che ho fatto durante la legislatura – spiega – Certo, il nome di Nello Musumeci ci dà credibilità, però il lavoro da fare è tanto». E parlando di credibilità, scopre la storia dei gattini di Letizia Moratti. «In verità, nei primi 21 giorni di campagna elettorale ho messo la mia faccia – precisa – I primi banner li abbiamo fatti con il mio manifesto e il mio slogan, col mio volto in bella mostra». E poi ha cambiato, a poco a poco: «Abbiamo creato almeno una cinquantina di box con pubblicità elettorale, con messaggi diversi e immagini diverse, adesso siamo alla fase in cui mostriamo i punti del mio programma». Tra i quali ci sono il rilancio dell’agricoltura e dei prodotti locali. Quindi respinge al mittente le accuse di pubblicità ingannevole: «Se qualcuno non guarda bene le cose su cui clicca – conclude – Di certo non è colpa mia».

[Foto di gioiabarea]


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