Droga Albania-Sicilia, arriva scarcerazione per Habilaj Cugino dell’ex ministro sconterà domiciliari dal fratello

«Immediata scarcerazione dell’imputato e la contestuale sottoposizione alla nuova misura se non detenuto per altra causa». Tradotto Moisi Habilaj, il cugino dell’ex ministro dell’Interno albanese Saimir Tahiri, lascia il penitenziario di Bicocca e finisce agli arresti domiciliari. Protagonista di questa storia è l’uomo accusato dalla procura di Catania di essere a capo di una banda di trafficanti internazionali di droga sull’asse Albania-Sicilia. Capace, negli anni scorsi, di fare affari con alcuni dei più grossi intermediari vicini al clan Cappello e alla famiglia mafiosa di Cosa nostra Santapaola-Ercolano. Habilaj, formalmente incensurato, è finito in manette nell’operazione della guardia di finanza ribattezzata Rosa dei venti scattata il 17 ottobre 2017

A giugno dello scorso anno, c’è stata la sentenza del processo di primo grado in cui Habilaj è stato condannato a 15 anni, cinque mesi e dieci giorni con l’accusa di essere il capo promotore. Il suo arresto ha sollevato un vero e proprio polverone in Albania, anche a causa di alcune intercettazioni – svelate in esclusiva da MeridioNews in cui l’uomo faceva riferimento alla figura del parente politico. Adesso, dopo 954 giorni dietro le sbarre, i giudici hanno accolto l’istanza avanzata, durante la prima udienza del processo d’appello dello scorso 15 maggio, dagli avvocati Francesco Strano Tagliareni e Maria Caltabiano. Una richiesta precisa in cui i legali hanno chiesto il venire meno delle esigenze cautelari in carcere e la sostituzione della misura negli arresti domiciliari. 

Habilaj, che nel processo di primo grado aveva scelto di parlare con i magistrati per ammettere alcune accuse, però non tornerà in Albania. I domiciliari li passerà, infatti, a casa di un parente incensurato a San Michele di Ganzaria, piccolo centro nei pressi di Caltagirone, in provincia di Catania. Il 42enne dovrà rispettare alcune prescrizioni come quella che prevede il divieto di comunicare con persone diverse da quelle conviventi nell’appartamento e dai suoi difensori. Questa storia, per tanti versi paragonabile a una spy story, ha messo sul piatto praticamente tutto. 

Dopo gli arresti del 2017, in Albania è scoppiata una crisi politica che ha fatto addirittura vacillare il governo presieduto da Edi Rama. Il suo ex uomo forte, l’ex ministro – dal 2013 al 2017 – Tahiri imparentato con Habilaj, è finito sul banco degli imputati sott’inchiesta da parte della procura dei crimini gravi di Tirana. I giudici lo hanno condannato a tre anni per abuso di potere a fronte di una richiesta di condanna a 12 anni perché ritenuto coinvolto nel mondo del narcotraffico. Tahiri è stato indagato, come rivelato da MeridioNews, anche dai magistrati della procura di Catania. Salvo poi essere archiviato. 


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