È intenzionato a dare battaglia l'ex super poliziotto - tirato in ballo dai magistrati sul caso del delitto dell'agente Agostino e della moglie - che pur non essendo formalmente indagato, ha il cellulare sotto controllo. Legale: «La natura persecutoria nei suoi confronti è evidente, agiremo per ottenere la riparazione dell'errore giudiziario di cui è stato vittima»
Dopo le perquisizioni, Contrada si prepara al contrattacco «Pronto indennizzo milionario e ricorso alla Corte Europea»
«Mi ritorna alla mente il detto latino turpex miles senex: è turpe, ingiusto e inumano che un vecchio continui a combattere. Ho combattuto per 26 anni, dal ’92 a oggi, e oggi continuo a guerreggiare». A dispetto delle 87 primavere, Bruno Contrada, l’ex numero tre del Sisde, non sembra intenzionato ad abbassare la guardia e passa al contrattacco dopo le recenti perquisizioni, eseguite lo scorso 29 giugno, nell’abitazione e nei due immobili del super poliziotto, dalla Direzione investigativa antimafia di Palermo, su mandato della Procura generale, che ha avocato l’inchiesta sull’omicidio del poliziotto Antonino Agostino, ucciso con la moglie Ida Castellucci il 5 agosto 1989. Contrada, condannato a 10 anni per associazione mafiosa, sentenza poi dichiarata ineseguibile, non è indagato ma era intercettato e l’anno scorso avrebbe fatto riferimento, in un colloquio in casa sua, col figlio, a fascicoli che ancora custodirebbe.
Da qui l’esigenza del pg Domenico Gozzo di far controllare dalla Dia se tenesse vecchie carte. Nel corso della conferenza stampa nello studio palermitano del suo legale, Stefano Giordano, Contrada ha rivelato che, tuttavia, «non avrebbero prodotto alcun esito». Gli agenti hanno sequestrato album di vecchie foto che ritraggono Contrada, all’epoca vice, con il capo della Squadra mobile di Palermo Boris Giuliano, ucciso il 21 luglio 1979 da Cosa nostra, il verbale della deposizione resa nel suo processo per mafia da un ex collega di Contrada. Prelevata pure una lettera, mai spedita, indirizzata al pm Nino Di Matteo, in cui l’ex numero tre del Sisde aveva abbozzato solo l’inizio, per tentare di chiarire alcuni aspetti della sua deposizione sul delitto Agostino. Materiale di «nessuna attinenza e rilievo rispetto alle indagini», ha sottolineato l’avvocato Giordano. I tre album fotografici sottratti al sup polizionni, «sono la rappresentazione della mia vita professionale, nient’altro. Forse cercavano una foto con Faccia di mostro (un altro agente segreto, Giovanni Aiello, recentemente scomparso), ma non l’hanno trovata. Sono solo menzogne».
Una vicenda dai contorni kafkiani, così l’ha definita il legale visto che, ad oggi, Contrada pur non risultando indagato, ha comunque il cellulare sotto controllo, «almeno dal gennaio 2018». «Riteniamo che in questo momento non sia stato fatto un utile servizio all’omicidio Agostino – ha proseguito il legale – il delitto dell’agente è solo un pretesto per indagare su una rete fittizia di persone, di servizi segreti, della polizia che in qualche modo potessero gestire la cattura dei latitanti». «Non so quale fatto devo raccontare – ha proseguito Contrada incalzato dai giornalisti – sono indagato, indiziato, sospettato, imputato, di cosa? Non lo so, ho 40 anni di carriera alle spalle e quindi io, per alcuni, invece di lavorare per la sicurezza democratica, avrei lavorato per la distruzione della democrazia in Italia. Solamente delle menti malate e deformate da ideologie politiche possono pensare una cosa del genere. Io ho servito per tutta la vita le istituzioni». Poi, a chi ancora gli domandava qualche elemento sul delitto Agostino, ha ribadito: «Ho saputo che esisteva un uomo che si chiamava Antonino Agostino dopo la sua morte. Non é stato mai alle mie dipendenze, non ho mai avuto occasione di incontrarlo».
Ma ora Contrada annuncia nuove battaglie giudiziarie, come rivela il legale per il quale questa vicenda è ormai inammissibile, «una chiara violazione della privacy e dei diritti»: «La natura oggettivamente persecutoria nei confronti di Contrada, un soggetto che è tornato a essere innocente e incensurato, appare di immediata evidenza. Contrada continua da un anno a essere oggetto di attivi invasivi della sua vita personale e del suo domicilio senza che a suo carico risulti essere pendente alcun procedimento penale. Quindi, agiremo a breve per ottenere la riparazione dell’errore giudiziario di cui è stato vittima nel processo cui ha posto la parola fine la Corte di Cassazione. E, allo tesso tempo, ci apprestiamo a un nuovo ricorso innanzi alla Corte europea dei diritti dell’uomo». L’avvocato ha spiegato che la richiesta economica, come riparazione per errore giudiziario per ingiusta detenzione non «è stata ancora quantificata, ma sarà di diversi milioni di euro»
Per il legale, ancora, dietro questo atti invasivi ci sarebbe una precisa strategia di chi non ha gradito le recenti sentenze che hanno scagionato del tutto Contrada: «Riteniamo che questi atti invasivi della libertaà personale di Contrada siano anche l’effetto di una sentenza che a molti non è piaciuta, e mi riferisco in particolare a quella della Corte europea dei diritti dell’uomo, e quella conseguente della Corte di Cassazione del luglio scorso. Chiaramente, non e’ piaciuta in particolare a coloro che hanno investigato e hanno fatto indagini e processato Contrada, come il dottor Caselli. Addirittura, ricordo che Caselli ha detto che ‘così come non aveva capito niente la Corte europea, anche la Cassazione non ha capito nulla.’ Noi, invece, crediamo nel primato della giurisdizione e quindi riteniamo che anche un pubblico ministero, seppure in pensione, debba rispettare le sentenze dei giudici».