Dopo il Muro di Berlino, il Muro della Merkel

Finalmente anche l’OCSE (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, con sede a Parigi) si sveglia e dice a chiare lettere, per bocca del segretario generale, Angel Gurria (economista nemmeno europeo ma messicano), che la BCE (la Banca Centrale Europea) dovrebbe comprare i titoli di Stato italiani e spagnoli al fine di salvare l’euro e uscire dalla crisi. E, ha esternato domenica il segretario generale dell’importante organizzazione internazionale: “Se mi si chiede quando, dico il prima possibile”.

Le sue parole, finalmente così nette, sono rimbalzate domenica su tutti i giornali italiani, compreso Il Sole 24 Ore. Molti economisti e altrettanti osservatori – come noi su Linksicilia – predicano questa ricetta da tempo. Inascoltati. Ad esempio, già a metà di novembre scorso Vicky Pryce, senior managing director alla FTI Consulting Inc, ha a lungo argomentato i benefici dell’acquisto massivo di titoli di Stato italiani e spagnoli in una intervista di Bloomberg (pubblicata anche su youtube in inglese:, http://www.youtube.com/watch?v=nGFy002I6CE). Giornali ben più autorevoli del nostro, come il The Economist, ha da mesi ormai pubblicato opinioni e articoli ben argomentati che dimostrano come l’opzione dell’acquisto diretto di titoli di Stato dei Paesi in difficoltà sia probabilmente l’opzione migliore per riprendersi dalla crisi finanziaria e di credibilità dell’euro.

Il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, è, manco a dirlo, contrario. Così come è contraria la maggioranza del panorama politico tedesco. Lo stallo su questa decisione non è quindi una novità: dura da mesi, se non da anni.

Cosa comporterebbe l’acquisto “massivo” sul mercato di titoli di Stato spagnoli e italiani da parte della BCE? Secondo Gurria, ma da tempo anche secondo noi e secondo altri autorevoli economisti, servirebbe a dare fiducia al sistema euro, oltre che ad immettere liquidità dove serve. Una delle aree dove serve è proprio la Sicilia. Lo sappiamo a nostre spese.

Al momento, infatti, il mercato lasciato a se stesso, e regolato da sistemi di garanzia ancora più stringenti, costringe le banche a comprare quasi esclusivamente titoli tedeschi. L’Europa ha deciso, invece, di coprire con montagne di denaro i “buchi” delle banche, ma queste stesse montagne di denaro hanno finito per allargare lo “spread”, proprio perché le banche sono costrette a comprare i titoli tedeschi anziché quelli italiani e spagnoli (lasciamo stare i greci). Infatti, i titoli tedeschi danno interessi miserrimi, ma sono considerati un “porto sicuro”. A torto. Lo erano fino a qualche mese fa.

Adesso, anche la Germania inizierà a sentire i morsi dello squilibrio finanziario, anche perché se la Grecia uscirà dall’euro, eventualità non ancora scongiurata, le banche tedesche saranno nei guai perché sono anche loro esposte sul debito greco, e poi su quello spagnolo e quello italiano. Insomma il disastro, ancora più grande di quello che stiamo vivendo ogni giorno, è dietro l’angolo.

Il fatto che un’organizzazione internazionale come l’OCSE si esprima così chiaramente dimostra come il momento sia critico oggi più che mai. Dal 2008, infatti, la BCE ha perseguito una politica suicida. Lo abbiamo detto e scritto tante volte su Linksicilia. Ha alzato i tassi quando non doveva farlo, li ha abbassati troppo tardi e troppo poco, per lo meno rispetto a quelli stabiliti per il dollaro dalla banca centrale degli USA (la FED).

La BCE ha, nell’insieme, mantenuto alto il valore dell’euro rispetto a quanto suggerito dai fondamentali di tutte le economie europee e ha dato priorità al contenimento dell’inflazione ed anzi alla deflazione, nel momento in cui non andava fatto. E anche se con l’arrivo di Mario Draghi (foto a destra, tratta da befan.it) la politica suicida della BCE è stata leggermente corretta, non lo si è fatto in maniera sufficiente. Segno evidente che la vera banca europea non è per niente la BCE, la cui indipendenza è solamente nominale, ma è la Bundesbank (la banca centrale tedesca) che a sua volta segue l’opinione della politica tedesca.

Insomma, l’Europa non è stata conquistata dalle armate militari germaniche, ma da quelle “bancarie”, sempre germaniche. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche nella nostra Sicilia: la crisi è aggravata più del dovuto, la disoccupazione è ormai insostenibile, l’impoverimento dell’intero continente, e soprattutto delle aree periferiche come la Sicilia, è ormai galoppante. Se ne giova la Germania che continua a galleggiare anche con l’euro sopravvalutato e la politica del rigore e della deflazione a tutti costi. Se ne giova, dicevamo: ma fino a quando?

Finalmente, è notizia di ieri, pare che il cancelliere tedesco, Angela Merkel (foto 

a sinistra, tratta da ronewsblog.wordpress.com), se ne sia accorta. Ma, anziché fare il mea culpa per la politica finora perseguita, se la prende demagogicamente con i mercati: proprio quei mercarti sull’altare dei quali ha consacrato la politica economica dell’intero continente, sia a casa sua che da noi. Che bella faccia tosta! Cerchiamo di vedere comunque il bicchiere mezzo pieno e prendiamolo per un segnale positivo.

Segnale positivo, anche se timido, anche da parte del numero un della BCE, l’italiano Draghi. Forse sull’onda delle dichiarazioni del numero uno dell’OCSE, ieri ha finalmente retto il confronto con i falchi del parlamento tedesco sulla questione dell’acquisto dei titoli di stato italiani e spagnoli. Ma solo per quelli a breve termine. Poco e tardi. Ma meglio tardi e poco che mai o, come si dice da noi, “meglio che un calcio nei denti.”

Benché quasi tutti i siciliani siano danneggiati dalla crisi in un modo o nell’altro, nessuno pare interessarsi a queste cose. Meno che mai i candidati alla Presidenza della Regione siciliana, nessuno dei quali ha mai dimostrato d’essere in grado di affrontare una crisi del genere, o almeno di saper fare sentire la voce dei siciliani nel contesto internazionale.

Tutti i candidati con qualche chance d’essere eletti, tranne uno e cioè Claudio Fava, hanno avuto recenti responsabilità di governo e istituzionali. Con risultati (sul piano internazionale così come nella politica locale, regionale e nazionale) nulli. Per non dire pessimi. Ma anche Fava non ha ancora dimostrato (lo può ancora fare) d’essere in grado di dialogare con Monti, la BCE, l’OCSE, la Bundesbank, la Merkel e i veri decisori dei destini dell’Europa e della Sicilia sui veri temi che ne stabiliranno il futuro. Che stabiliranno, nel concreto, se l’occupazione finalmente tornerà a crescere anche in Sicilia, se ci sarà di nuovo fiato per le piccole e medie imprese siciliane, se ci saranno investimenti, e se tutti noi avremo un futuro economico migliore.

ppure, molti politici siciliani sono pronti ad “autocandidarsi” e a sciorinare le solite demagogie e i soliti intrighi e personalismi da politicanti di sempre, bravi a lamentarsi in generale ma tuttavia e sempre senza argomenti adeguati.

 


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