Docenti tutor e orientatori. Sono le figure che entreranno in scena all’interno del pianeta scuola a partire dall’anno scolastico 2023-2024. Una sperimentazione voluta dal ministero dell’Istruzione e del merito con in testa il titolare del dicastero Giuseppe Valditaria. Secondo i datti ufficiali che sono stati diffusi sono poco più di 52mila gli insegnati che hanno fatto richiesta di partecipazione, distribuiti su 2734 istituzioni scolastiche interessate dalla riforma. Numeri maggiori rispetto alle attese e che potrebbero assumere un peso maggiore in realtà come la Sicilia. L’Isola mantiene il primato negativo sulla dispersione scolastica con l’abbandono che si attesta al 21,1 per cento, in Puglia al 17,6 per cento, in Campania al 16,4 per cento e in Calabria al 14 cento.
La sperimentazione, almeno inizialmente, riguarderà il triennio delle scuole superiori ma l’obiettivo finale è quello di estenderla a tutto il periodo della scuola secondaria, ossia dalla prima media al termine delle superiori. Ma di cosa si occuperanno queste figure? Il docente tutor avrà il compito di coordinare e sviluppare le attività didattiche a favore di una personalizzazione dell’istruzione «favorendo il recupero per i ragazzi che manifestano maggiori difficoltà e consentendo a quelli che hanno particolari talenti di potenziarli», spiegano dal ministero. Gli orientatori, invece, si occuperanno di consentire agli studenti di fare «scelte in linea con le loro aspirazioni, potenzialità e progetti di vita, nella consapevolezza dei diversi percorsi di studi e di lavoro e della varietà di offerte dei territori, del mondo produttivo e universitario».
Per questa operazione il ministero ha previsto un budget di 150 milioni di euro. Soldi destinati a formare i docenti delle superiori che hanno fatto richiesta di abilitazione. Per i professori, inoltre, sono previsti degli aumenti in busta paga che vanno da 400 a 700 euro. «Si tratta di un risultato importante, dovuto alla risposta eccezionale giunta dalla comunità scolastica tutta e dai docenti in particolare, che, nonostante gli impegni già gravosi di chiusura dell’anno scolastico, hanno dimostrato di voler ricoprire un ruolo da protagonisti del cambiamento della scuola», ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito Valditara.
Ma se la Sicilia indossa la maglia nera, per quanto riguarda la dispersione scolastica, l’Italia non fa meglio. Per comprendere meglio la dimensione europea del fenomeno, basti pensare che nel 2021 il nostro Paese aveva un tasso di abbandono precoce dell’istruzione della formazione al 12,7 per cento, migliore solo di quello della Spagna (13,3 per cento) e della Romania (15,3 per cento). Stando ai numeri che lo stesso Valditaria ha snocciolato, durante l’audizione in commissione Istruzione e Cultura al Senato, sono oltre 470mila i giovani che nei prossimi anni rischiano di abbandonare la scuola prima del conseguimento del diploma.
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