«È una sentenza incredibile. O è un errore o è altro». Sono passate poche settimane dalla decisione del Consiglio di giustizia amministrativa che ha accolto il ricorso della Oikos sul rifiuto da parte della Regione di concedere le autorizzazioni per la discarica di Motta Sant’Anastasia. «È una vicenda incredibile che voglio mettere in luce», tuona Nino Di Guardo, sindaco del vicino Comune di Misterbianco. Che stamattina ha presentato un nuovo esposto in procura, dopo i numerosi presentati anche da semplici cittadini. In primo grado il ricorso presentato dall’azienda mottese – che al momento è commissariata a causa dell’inchiesta della procura di Palermo Terra mia – è stato rigettato. Pochi giorni fa il Cga ha accolto la richiesta presentata dagli stessi commissari nominati dalla prefettura. «Quelli nominati per fare chiudere la discarica e che invece la fanno lavorare ancora», sottolinea amareggiato il primo cittadino.
Al centro della contesa ci sono le autorizzazioni per l’ampliamento dell’impianto di contrada Valanghe d’inverno. Nella contigua contrada Tiritì la famiglia Proto per decenni ha mantenuto attiva un’altra discarica. Il tutto a poche centinaia di metri di distanza dal centro abitato di Misterbianco e a pochi chilometri da quello di Motta, nella valle del fiume Sieli. I permessi erano stati revocati dalla Regione un anno e mezzo fa sull’onda dell’inchiesta palermitana che ha portato all’arresto di Domenico Proto, ma sostanzialmente lo stesso ente ha mantenuto attivo l’impianto con una serie di proroghe, l’ultima delle quali scade a maggio.
Lo scorso mese il Cga ha sospeso in via cautelare la decisione del tribunale amministrativo regionale. In attesa del giudizio di merito, secondo i giudici l’area di contrada Valanghe d’inverno «consente la realizzazione della discarica» e, inoltre, «non sussistono vincoli ambientali». Una valutazione non condivisa da Nino Di Guardo. «È un terreno destinato dal piano regolatore in un modo e ritenuto dai giudici in un altro – spiega – Il Cga sostiene che quella zona, prevista per discarica per inerti, è conforme. Ma in realtà è utilizzata per rifiuti solidi urbani. Hanno letto tutto al contrario e hanno sostenuto che non ci sono vincoli». In realtà ve ne sarebbero tre: idrogeologico, geologico e rischio frane, come emergerebbe dal certificato del Comune di Motta presentato nel 2008 dalla stessa Oikos e da un documento di destinazione urbanistica che risale a tre anni fa. Il prossimo passaggio giudiziario si dovrà esprimere proprio su questo aspetto. Poi aggiunge: «È un discorso che fa rabbrividire». E assicura di avere intenzione di «aprire una battaglia» su questa ennesima tappa della vicenda.
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