L'edificio in via Ciccaglione risale all'800, in un'area all'epoca ricca di orti e ville, ma che, secondo il prg, non è tutelata dalla Soprintendenza. «Si potrebbero mettere a disposizione incentivi per ristrutturare questi immobili, considerato che ne restano pochi», sottolinea il leader di Catania Bene comune
Demolita una villetta in stile liberty «Comune tuteli immobili d’epoca»
«Un altro pezzo della città di Catania se ne va». Ad affermarlo è il leader del movimento
Catania bene comune, Matteo Iannitti, che si riferisce alla demolizione – iniziata questa mattina – di un immobile ottocentesco in via Ciccaglione, in zona Borgo. L’edificio è una palazzina «particolare perché ha un giardino enorme che supera l’arena Adua e arriva sino a San Niccolò al Borgo». Il complesso – con tetti stuccati e pavimentazione antica – è uno dei tanti esempi di architettura di stile liberty che vanta il capoluogo etneo. «Quanto accaduto è un fatto molto triste», continua Iannitti. Il riferimento nostalgico del leader di Catania Bene Comune è all’abbattimento, a partire dagli anni cinquanta in poi, di numerose strutture di particolare pregio artistico a fronte dell’edificazione di nuovi palazzi. Nonostante, sulla carta, il bene di via Ciccaglione comunque non ricada nella zona A del Piano regolatore generale redatto da Luigi Piccinato nel 1969. Ovvero l’area che per legge è tutelata dalla Soprintendenza ai beni archeologici.
Conferma l’importanza artistica della zona il tecnico archeologo Iorga Prato. «Nel Seicento e nel Settecento la zona era adibita a orti e anche nel corso del Novecento appare ricca di verde, ma è lì che iniziano a spuntare artistiche ville suburbane», spiega Prato. Che aggiunge come proprio in via Ciccaglione «si stagliava la magnifica Torre Alessi, una grossa cisterna verticale rivestita da un’elegante scala che conduceva in un chiostrino moresco, all’apice della torre». Quest’ultima risulta demolita qualche cinquantennio dopo «in virtù di un ben più pratico casermone di cemento armato», sottolinea il tecnico archeologo.
«Non dico che tutta Catania dovrebbe rimanere così com’era nell’Ottocento, ma il Comune potrebbe mettere a disposizione dei cittadini degli incentivi per ristrutturare questi immobili, considerato soprattutto che ormai ne restano pochi», sottolinea Iannitti. Che ricorda: «Lì abitava insieme al marito la signora Laudani, la custode. L’edificio, per quanto ne so io, era di proprietà di un privato, dell’ospedale Vittorio Emanuele e della Croce Rossa. I vecchi custodi avevano fatto causa ai proprietari con l’obiettivo di rivendicarne la proprietà per usucapione». Ma gli ex custodi avrebbero perso la causa e «tre anni fa hanno lasciato la palazzina», prosegue Iannitti. Che conclude: «So che il terreno è stato acquistato da privati che realizzeranno una nuova villetta ma – si domanda – il nostro patrimonio immobiliare d’epoca non è forse da tutelare?».