Davis Cup, quanto durerà il ritorno dell’Italia in A?

Il ritorno dell’Italia nella serie A del tennis non dovrebbe durare più di qualche ora. Sembra abbastanza improbabile che Seppi (n. 46) e Bolelli (n. 135) possano non dico vincere, ma almeno rendere interessanti i loro incontri contro due tipi come il non più giovane Stepanek (n. 33) e soprattutto Thomas Berdych, numero 7 del mondo (ma vale di più), vincitore la settimana scorsa del torneo di Montpellier e sconfitto di misura da Rafa Nadal ai quarti dell’ultimo torneo dello slam. Considerato il pronostico chiuso a favore dei nostri avversari, l’attenzione è stata dirottata sulle bizzare scelte del nostro commissario tecnico, Corrado Barazzutti. La storia recente della nostra nazionale è decisamente travagliata. I nostri due prodi che oggi proveranno a non fare troppe brutte figure contro i cechi fino ad un paio d’anni fa in nazionale non potevano (o volevano) metterci piede. Seppi torna a giocare dopo due anni di lontananza, probabilmente perché interessato alle Olimpiadi di Londra. Per disputare il torneo olimpico è necessario infatti rispondere alle convocazioni della propria federazione. Così l’alto atesino ha abbandonato i suoi propositi di miglioramento in classifica, che erano stati gli argomenti addotti per giustificare l’abbandono, ed è ritornato a casa.

Bolelli, che qualche buontempone aveva paragonato a Federer, un paio d’anni fa sembrava un giocatore in ascesa. Un brutto giorno di settembre lui e il suo allenatore decisero che non avrebbero risposto ad una chiamata in nazionale per via della tournèe asiatica. La potente federazione italiana, nella figura del suo leader mediomaximo Binaghi – un tomo capace di dire che nessuno dovrebbe stare più di sei anni al vertice della federazione, chissà se lo ricorda alla vigilia del mandato che lo condurrà al quindicesimo anno di presidenza – fu dura e inflessibile. Per sei mesi, poi il bolognese si scusò, si separò dall’allenatore Pistolesi, che lo aveva traviato, e finalmente riuscì a tornare in nazionale. Da allora Bolelli, che gravitava intorno al numero 30 del mondo, non ne ha praticamente azzeccata una, perdendo ovunque e contro chiunque, tanto da doversi chiedere come mai sia ancora tra i primi 150. Per questo fine settimana è stato preferito all’infortunato Fognini, a Volandri (numero 70), Cipolla (n. 86) e a Lorenzi (n. 102). Giusto, direte voi, magari abbiamo preferito puntare sui giovani, visto che tanto il pronostico è chiuso. Beh, Giannessi non ha ancora 22 anni, 5 meno di Bolelli, e lo segue di soli 6 posti (141) in classifica. La spiegazione “tecnica” (e vabbè) è che Bolelli avrebbe i colpi e il talento per poter vincere contro Berdych, come dimostrerebbero i precedenti. L’italiano ha addirittura vinto i due ultimi confronti, a Basilea e addirittura sulla sacra terra del Roland Garros. Peccato che da allora siano passati tre anni e le vicende che abbiamo somamriamente descritto. La speranza del nostro capitano è quella del giocatore d’azzardo contro un banco troppo più forte. Se Seppi nell’incontro di apertura di oggi riesce a battere Stepanek, se il doppio ceco non funziona, se se se. Ogni tanto i miracoli succedono no? Beh, a Ostrava ne servirebbero tre, francamente troppi.

Roberto Salerno

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