"come in tutti gli omicidi eccellenti, da piersanti mattarella a pio la torre, fino alle stragi del '92, nell'agguato di via isidoro carini e' possibile riconoscere casuali complesse. Ma non si puo' affermare che tutte le domande abbiano trovato una risposta giudiziaria, per cui si deve sempre tendere a svelare, anche dopo trent'anni, le trame e i misteri nascosti. E ritengo che una causale non fosse ascrivibile alla mafia'. Lo dice il procuratore nazionale antimafia, piero grasso, in un'intervista al 'messaggero', a trent'anni dalla morte del generale carlo alberto dalla chiesa che è stato ricordato ieri a palermo.
“Dalla Chiesa ostacolato dalle istituzioni”
“Come in tutti gli omicidi eccellenti, da Piersanti Mattarella a Pio La Torre, fino alle stragi del ’92, nell’agguato di via Isidoro Carini e’ possibile riconoscere casuali complesse. Ma non si puo’ affermare che tutte le domande abbiano trovato una risposta giudiziaria, per cui si deve sempre tendere a svelare, anche dopo trent’anni, le trame e i misteri nascosti. E ritengo che una causale non fosse ascrivibile alla mafia’. Lo dice il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, in un’intervista al ‘Messaggero’, a trent’anni dalla morte del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che è stato ricordato ieri a Palermo.
“La sentenza che ha condannato i killer, fa riferimento ad ampie zone d’ombra. Non ho detto nulla di nuovo. Basta ricordare. La sentenza fa riferimento anche alle modalita‘ -spiega Grasso- con le quali il generale era stato mandato in Sicilia a fronteggiare la mafia e alla coesistenza di specifici interessi, all’interno delle istituzioni, all’eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacita’ di Dalla Chiesa. Mi sembra chiaro che ci fosse altro, oltre Cosa Nostra’.
‘La sua richiesta – spiega Grasso – di ottenere poteri di coordinamento e’ rimasta inascoltata. C’era l’astio dei politici locali e perfino le maldicenze sulla differenza di eta’ con la moglie. Dalla Chiesa lavorava anche sulle relazioni tra appalti, politica e mafia. Nessuno si stupisca, anche questo e’ nella sentenza”.
Non solo nella sentenza. Il generale sapeva di avere contro le istituzioni e la mafia dei salotti: “Mi hanno mandato a Palermo con gli stessi poteri di un prefetto di Forlì” diceva mareggiato. Un qaudro drammatico che emerge dalla sua ultima intervista rilasciata a Giorgio Bocca, straordinaria testimonianza di un uomo lasciato solo e tradito dalla Stato, che potete leggere qui.
L’ultima intervista del generale Dalla Chiesa