A tracciare un primo effetto del Dl sicurezza e immigrazione sulla città di Palermo, è l'assessore alla Cittadinanza sociale che ipotizza un quadro allarmante: «Se il decreto non sarà corretto, tutta la parte della concertazione salterà e gli enti locali si troveranno a gestire la parte più complicata del sistema»
Dal 2019 col decreto Salvini oltre 500 irregolari in più Mattina: «Va modificato o i costi ricadranno su Comuni»
«Oggi dicono che c’è l’invasione ma, di questo passo, si auto-avvereranno tutte le profezie di sventura diffuse in questi anni». Il riferimento, nemmeno tanto velato, è allo spettro agitato negli ultimi mesi da una narrazione del governo Lega-M5s che, in virtù di una presunta ‘minaccia’, ha adottato il pugno di ferro nei confronti delle politiche migratorie. Un atteggiamento di chiusura i cui effetti più tangibili trovano piena realizzazione dell’ultimo atto del ministro dell’Interno, il cosiddetto decreto sicurezza e immigrazione voluto da Matteo Salvini, che da subito ha suscitato non poche polemiche.
Al coro di rimostranze, si aggiunge anche quella dell’assessore alle Cittadinanza sociale Giuseppe Mattina che ora punta il dito contro il titolare del Viminale e lancia un allarme: «Tutto quello che viene paventato in questo momento, e che a Palermo finora non è accaduto, potrebbe succedere veramente – mette in guardia – L’aspetto più grave della legge è che scarica sui Comuni la responsabilità di gestirne gli effetti» Mentre prima il sistema complessivo dava agli enti obblighi forti, allo tempo stesso offriva un coordinamento, un sostegno da parte dello Stato e una concertazione tra i vari organi tra cui prefettura, questura e ministero. «Se il decreto non sarà modificato, tutta la parte della concertazione salterà e gli enti locali si troveranno a gestire la parte più complicata del sistema».
Mattina non si limita a un ragionamento, ma rivela anche le prime stime dei possibili effetti del decreto: già a partire dal prossimo anno, infatti, c’è il rischio che 600-700 migranti possano ritrovarsi in città, senza più alcuna rete di accoglienza e protezione pronta a sostenerli e guidarli. «Fino a oggi c’è stato un rapporto totale e completo di collaborazione tra le istituzioni – prosegue l’assessore – tutto è stato fatto in maniera adeguata. Il rischio è che saltando i collegamenti ci ritroveremo a vedere i migranti in giro per la città». I numeri indicati da Mattina, rappresentano in parte la somma tra i minori stranieri non accompagnati che dal primo gennaio diventeranno neo maggiorenni (200), ragazzi «che si troveranno, da un giorno all’altro da soli, magari interrompendo gli studi, a doversi arrangiare per trovare un luogo dove vivere. Mentre prima questo percorso era curato all’interno del sistema Sprar – lamenta -, ora non sarà più così».
A questi si aggiungeranno sia chi ha già ottenuto un permesso di soggiorno ma ormai ha esaurito il percorso di integrazione (tra loro molte famiglie con minori), sia chi si è visto rifiutare la richiesta di protezione (in totale circa 400-500 persone). «Questi, di fatto, diventeranno clandestini e dovrebbero andare via ma resteranno qui – ragiona Mattina – e magari molti dei paesi vicini, come Bagheria, Villabate, Termini Imerese, Partinico, probabilmente si sposteranno a Palermo dove pensano di trovare facilmente una casa o un’occupazione». C’è chi ha provato a calcolare con precisione i costi che ricadrebbero sui Comuni. Come l’Anci che ha rivelato, durante i lavori della Commissione immigrazione e politiche per l’integrazione riunita venerdì scorso a Roma in seduta straordinaria, che «solo in tema di assistenza ai soggetti vulnerabili sono stimati in oltre 280 milioni di euro la spesa annua che ricadrà sui servizi sociali e sanitari dei Comuni».
La preoccupazione è anche legata all’inevitabile aumento delle persone in condizioni di irregolarità nel Paese (più di 50 mila nel 2019 secondo alcune previsioni), che «porterebbe a evidenti problemi di ordine pubblico nelle nostre comunità». L’invito è, dunque, a introdurre dei correttivi, ricucendo ad esempio il dialogo tra l’Anci e il Governo e che, soprattutto, si continui ad accogliere anche i richiedenti asilo vulnerabili e i nuclei familiari con minori all’interno dello Sprar. Infine, l’avvio delle graduatorie per l’aumento dei posti della rete Sprar, necessari a convertire i centri di accoglienza straordinaria, dove ad oggi ci sono ancora 130 mila persone accolte, che sfuggono alla gestione amministrativa dei Comuni.
Ma se il testo non sarà modificato, potrebbe venir meno il sistema di accoglienza anche nell’Isola avverte Mattina. Difficile prevederlo con certezza, nonostante ciò che sta accadendo in queste ore a Riace. «Se il decreto non verrà migliorato e al sistema Sprar non sarà data la centralità che aveva prima – aggiunge l’assessore -, da gennaio c’è il pericolo che i grossi Comuni italiani si ritroveranno in emergenza. Avendo tolto il permesso di soggiorno per motivi umanitari, diminuirà notevolmente il numero di chi ne avrà diritto – conclude -, e ciò aumenterà il numero dei migranti che si troveranno illegalmente sul territorio»