Dopo le intimidazioni rivolte a lui e al sindaco di Acireale Roberto Barbagallo - nella notte tra giovedì e venerdì -, il deputato regionale torna a parlare del caso. Invitando i cittadini che sanno qualcosa a collaborare per «distruggere la delinquenza organizzata in città»
D’Agostino torna sulle cause delle minacce «Contatti con la mafia? Giudichino gli acesi»
Discontinuità. È questa la parola più utilizzata negli ultimi giorni dall’amministrazione comunale di Acireale per spiegare i fatti accaduti nella notte tra giovedì e venerdì, quando ignoti hanno prima posto una testa di capretto – con tanto di proiettile conficcato – davanti l’abitazione del deputato regionale Nicola D’Agostino e poi hanno fatto esplodere una bomba carta nei pressi dell’automobile della moglie del sindaco, Roberto Barbagallo, da poco rincasata. Gesti intimidatori dalla simbologia mafiosa quasi didascalica, che hanno messo l’intera comunità acese davanti a un preciso interrogativo: quali possano essere i motivi che hanno portato la criminalità a un’azione così eclatante?
Le risposte date dai vertici di Cambiamo Acireale sono giunte in coro sabato quando, nel corso dell’assemblea cittadina indetta per testimoniare la propria vicinanza alle vittime delle minacce, sono state elencate tutte le decisioni assunte in questi dieci mesi dall’amministrazione Barbagallo, misure che potrebbero aver infastidito più di qualcuno. Sulle stesse è ritornato stamani lo stesso D’Agostino, con un lungo messaggio pubblicato sul proprio profilo Facebook dal titolo «Sulla discontinuità».
L’onorevole – così come fatto a caldo davanti ai giornalisti, dichiarando di non volere la scorta – ribadisce di voler superare il particolare momento continuando a vivere normalmente: «Non intendo cambiare abitudini, non vorrei fosse soprattutto sconvolta la vita della mia famiglia – scrive –. Sono in costante contatto con gli organi inquirenti perché magari si possa fare in fretta e arrestare i responsabili». L’invito rivolto a tutti è quello di aiutare gli investigatori dando vita a «un percorso di collaborazione da parte anche dei concittadini che sanno, affinché venga distrutta definitivamente la delinquenza organizzata in città». Al contrario di quanti sono soliti «tollerare» e «far finta di nulla» agevolando così «un circuito culturale, economico e sociale che poi diventa mafia».
A chi in queste ultime ore si è chiesto se davvero gli episodi degli scorsi giorni – a cui va aggiunto il rogo dell’automobile del sindaco avvenuto a fine febbraio – possano essere spiegati semplicemente con l’aumento del numero delle multe o con le misure intraprese per ovviare al cronico problema del parcheggio selvaggio, D’Agostino risponde con gli stessi riferimenti fatti negli ultimi giorni: «Abbiamo risposto a chi sta indagando con un elenco enorme di provvedimenti interni ed esterni all’amministrazione che certamente creano la discontinuità che anima la nostra attività politica. E ribadisco – sottolinea – che aver preteso rispetto delle regole per strada, nei mercati, aver preteso differenze fra chi paga e chi non paga le tasse, avere preteso che le violazioni di legge diventassero pesanti sanzioni (da un suolo pubblico concesso ad una attività commerciale non in regola), avrà potuto scatenare alcune reazioni. Le attività di controllo e repressione sono in corso, vedremo dai report come stavano le cose e poi tireremo le somme e faremo i confronti con il passato».
Nella nota del deputato c’è spazio anche per chi, restio a credere alle dichiarazioni ufficiali, rimane convinto che le origini delle minacce vadano ricercate in interessi più corposi: «Dispiace che qualcuno non abbia resistito alla tentazione di banali allusioni – attacca D’Agostino –. Che dire? I cittadini acesi giudichino chi siamo, giudichino la nostra storia, la mettano semmai a confronto con altre. Sanno tutti che non abbiamo frequentazioni sospette e che questa gente non la conosciamo, non ci parliamo e neppure vogliamo incontrarla mai». Un riferimento che fa il paio con quello contenuto in un’intervista a La Sicilia. La domanda riguarda la possibile esistenza di «cambiali in bianco» contratte sotto il periodo elettorale. D’Agostino nega qualsiasi commistione con il malaffare, tirando in ballo presunti esponenti della mafia acese e dichiarando la sua indisponibilità a dialogare con queste persone.
Nella sua nota, l’onorevole non ha poi escluso che le minacce possano provenire da problematiche più scottanti come lo stop alle concessioni edilizie «se non quelle dovute per legge», i rifiuti o il promesso abbattimento dell’ecomostro sulla Timpa. A dare ulteriore slancio all’amministrazione, secondo l’onorevole, la consapevolezza che «qualcosa è già cambiato, la gente non ha più paura e ci incoraggia ad andare avanti sapendo che non siamo soli» davanti a un fenomeno, quello della delinquenza organizzata, che ad Acireale esiste e negarne l’esistenza significherebbe essere in «malafede».