Da Palermo la ‘bomba’ Gesip rischia d’innescare una rivolta che arriverà a Roma

BILDERBERG E BERLINO DOVRANNO PRESTO PRENDERE ATTO CHE I MILLE E 800 PRECARI DELLA SOCIETA’ DEL COMUNE DI PALERMO NON SI TOGLIERANNO LA VITA, MA COMBATTERANNO PER LE STRADE. TIRANDOSI DIETRO TUTTO IL MALESSERE SOCIALE FINO AD OGGI REPRESSO. A COMINCIARE DAI FORCONI SICILIANI NON SCOMPARSI, MA SOLO IN ‘SONNO’. LA SOLUZIONE RAZIONALE E’ IL SALARIO MINIMO GARANTITO PER TUTTI, COMPRESI GLI EX PIP E I PRECARI DEI COMUNI DI TUTTA LA SICILIA

Per il Governo regionale di Rosario Crocetta il primo contraccolpo dovrebbe arrivare da Palermo, dove stanno per esplodere un paio di ‘bombe sociali’. La prima, ormai imminente, riguarda i lavoratori della Gesip, per i quali, dall’1 gennaio si profila un futuro carico d’incertezza.
Il comunicato che il Sindaco della città, Leoluca Orlando, ha diramato due giorni fa, non lascia spazio a dubbi. Orlando invita i liquidatori della Gesip “a procedere conseguentemente al verbale di mancato accordo “con decorrenza dal 1 gennaio 2014. Fino ad allora vi invito a cercare di mettere in sicurezza i lavoratori tramite l’accesso alla CIG in deroga, anche in presenza della mancata adesione dei sindacati al Piano proposto dal Comune”.
La Gesip, com’è noto, è una società partecipata dal Comune di Palermo dove operano mille e 800 dipendenti. Fondata nel 2000, è sempre andata avanti con le risorse del Comune. Da un anno, però, i soldi sono finiti. Il Comune di Palermo non è in grado di pagare le retribuzioni. E da un anno circa questi mille e 800 lavoratori precari hanno usufruito della Cassa integrazione. A gennaio finirà anche questa.
Lo scenario è complesso perché soldi non ce ne sono più. Bene che veda – ma deve andare bene – lo Stato potrà assicurare alla Gesip altri sei mesi di Cassa integrazione. Poi non si capisce che cosa potrebbe succedere.
In realtà, anche in queste ore non è facile capire che cosa succederà. Il Governo Letta-Alfano-Bilderberg deve garantire i soldi alle banche, alle massonerie finanziarie europee e alla Germania della signora Merkel. Deve tagliare la Cassa integrazione. Figuriamoci se può continuare a garantire i soldi alla Gesip!
Il Comune di Palermo, da parte sua, è alla frutta. La Regione siciliana – che non ha nemmeno iniziato a discutere il Bilancio e la Finanziaria 2014 – sta provando a truccare i conti non per risolvere i problemi, ma per rinviarli a giungo del prossimo anno. Ma in questa fase non è in grado di fare nulla per la Gesip.
L’unico soggetto che può intervenire è il Governo nazionale stretto dai vincoli antikeynesiani e demenziali dell’Europa di Bilderberg e della Banca Centrale Europea (BCE). Morale: al di là delle chiacchiere di queste ultime ore – prepensionamenti, assorbimento di una parte dei lavoratori Gesip non si capisce in quali altre società – lo scenario è drammatico. Per un motivo semplice: perché dall’1 gennaio in poi mille e 800 (in molti casi si tratta di famiglie che vivono con il solo stipendio dell’operaio di questa società) sono in mezzo alla strada.
Dall’1 gennaio a Palermo, se non si troverà una soluzione, si scatenerà una bolgia. La soluzione, secondo i ‘criteri’ di Bilderberg e della BCE, dovrebbe essere il suicidio di massa dei precari diventati disoccupati. Ma abbiamo la sensazione che non ci saranno suicidi. Semmai grandi ‘bordelli’ per le strade della città.
Un altro detonatore è rappresentato dagli ex Pip Palermo – altra ‘sacca’ storica di precari. Saranno, sì e no, altri 3 mila soggetti circa. Ai quali il Governo della Regione ha promesso una soluzione da 830 mila euro al mese. E’ un buona soluzione. A patto che si realizzi. A partire da gennaio. Perché la mattina, a mezzogiorno e a sera tutti questi lavoratori e i loro familiari – parliamo sempre di Gesip ed ex Pip – fanno colazione, pranzano e cenano. E per il semplice ‘disbrigo’ di queste tre elementari attività – e questo è forse un punto che Bilderberg e Berlino non hanno molto chiaro – ci vogliono i soldi.
Il terzo ‘detonatore’ sociale è rappresentato dai 24 mila precari dei Comuni di tutta l’Isola (che in realtà sono molti di più di 24 mila, perché nessuno ha mai controllato quello che hanno combinato i Sindaci negli ultimi anni: basti pensare alle 13 mila assunzioni a ‘umma ‘umma negli At rifiuti, altri precari che si sommano ai 24 mila degli denti locali).
A questo esercito di precari il contratto scade il 31 dicembre. Per la proroga servono 330 milioni di euro. E serve, soprattutto, un Bilancio e una Finanziaria regionale da approvare entro il 31 dicembre con dentro la proroga per questi precari.
Operazione impossibile. Perché non tutti i parlamentari dell’Ars sono disposti ad approvare una manovra a scatola chiusa. I 14 parlamentari del Movimento 5 Stelle, ad esempio, hanno già detto a chiare lettere che non sono d’accordo sul sacrificio di 330 milioni di euro dal Bilancio 2014 per pagare un anno di retribuzioni a questi precari degli enti locali, lasciando indietro – e senza soldi – quasi tutti gli altri settori della società siciliana.
In effetti, prendere 330 milioni di euro per pagare solo i precari degli enti locali è una totale follia. Lo scriviamo da mesi e lo ribadiamo: è una follia. Ed è anche un’ingiustizia. Perché questi 330 milioni di euro azzererebbero la spesa sociale dei Comuni: e cioè i soldi per gli anziani, per malati e  portatori di handicap poveri, per le case famiglia, per i malati psichiatrici e via continuando.
Che succederà? Il ‘bordello’, a Palermo, è ormai assicurato. Ed è probabile che il governatore Crocetta e l’assessore all’Economia, Luca Bianchi, si ‘convincano’ a due mesi di esercizio provvisorio per capire dove trovare i soldi per i precari degli enti locali.
Attenzione, già nel disegno di legge sull’esercizio provvisorio bisognerà trovare 7-8 milioni di euro per la proroga di due mesi dei contratti per i precari degli enti locali: e non sarà facile.
Una possibile soluzione noi di LinkSicilia la indichiamo da un anno: il Governo Letta-Alfano-Bilderberg si convinca che i vincoli europei sono, sotto il profilo economico, una ‘buttanata’. Istituiscano il salario minimo garantito per tutti i precari del Sud d’Italia, minacciando, in alternativa, l’uscita da un euro fallimentare. Bruxelles, Strasburgo e Berlino cederanno. Perché l’alternativa è che prima la Sicilia e poi tutto il Sud si trasformeranno, nel giro di qualche mese, in una grande Grecia.
Fino ad ora l’inganno dei Forconi ‘cattivi’ e ‘fascisti’ ha funzionato. Ma i Forconi dopo le vacanze natalizie torneranno in piazza. E se ai Forconi si unirà la protesta che, dalla Sicilia, salirà fino alla Campania e al Lazio, si scatenerà un gran casino.
Diciamo questo per sottolineare che il problema della Gesip, degli ex Pip e dei precari degli enti locali non riguarda solo la Sicilia: riguarda soprattutto Roma. Che, fino ad oggi, ha avallato tutto il precariato frutto di una politica imbelle e folle. E’ troppo facile, oggi, per il Governo nazionale trincerarsi dietro i vincoli demenziali dell’Unione europea.


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