Cuffaro non risponde alle domande ma parla al gip. Dalla «leggerezza» alla «minchiata», il racconto ai carabinieri

«Sono fiducioso nella giustizia». Poche e asciutte parole quelle pronunciate oggi dal leader della Nuova Dc Totò Cuffaro, al suo arrivo in tribunale a Palermo. Per l’interrogatorio preventivo, concluso invece con delle dichiarazioni spontanee. Nessuna dichiarazione ai giornalisti, in una linea defilata consigliata dai suoi legali, Marcello Montalbano e Giovanni Di Benedetto. Insolita per il colorito e decisamente diretto ex governatore siciliano. Che, la scorsa settimana, aveva reso altre spontanee dichiarazioni ai carabinieri dal tono decisamente più colloquiale: tra una «leggerezza» e una «minchiata». Stessa modalità confermata oggi in aula, dove Cuffaro non ha risposto alle domande della giudice per le indagini preliminari. Preferendo avvalersi della facoltà di non rispondere, ma avendo comunque qualcosa da dire. Specie sul contenuto delle intercettazioni, riferiscono i suoi legali in una nota.

Gli interrogatori di oggi a Palermo

Stamattina, ad aspettare Cuffaro al palazzo di giustizia di Palermo, oltre a vari cronisti, era soprattutto l’interrogatorio. A proposito della nuova indagine che lo vede coinvolto, con altre 17 persone. Con le accuse – a vario titolo – di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione. Insieme a lui, ad essere sentito oggi anche il deputato regionale della Dc Carmelo Pace, considerato l’organizzatore ed esecutore istituzionale del sistema Cuffaro. E l’ex autista e uomo di fiducia di Cuffaro Vito Raso. Ieri era toccato al parlamentare Saverio Romano, altro indagato eccellente dell’inchiesta. Che, all’arrivo al tribunale di Palermo, aveva raccontato ai cronisti di essere stato «trattato malissimo» in una vicenda «che stento a comprendere». Ma che gli inquirenti inquadrano, invece, come la turbativa di una gara d’appalto da 20 milioni di euro all’Asp di Siracusa.

Preferendo le dichiarazioni all’interrogatorio, oggi Cuffaro avrebbe tentato di chiarire soprattutto il contenuto di alcune intercettazioni. E di una registrazione ambientale in particolare. La cui trascrizione, secondo i suoi avvocati, «è risultata errata su un punto di centrale rilevanza – spiegano i legali in una nota – Non si ravvisa la parola soldi e la frase in questione, diversamente da quanto emerge nella trascrizione, non è stata detta da Cuffaro». Uno dei motivi che su cui gli avvocati hanno basato «l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza». Contestando anche la relazione di servizio dei carabinieri con le precedenti dichiarazioni spontanee rese da Cuffaro e oggi disconosciute.

Le spontanee dichiarazioni di Totò Cuffaro ai carabinieri

Il documento conteso risale a al tardo pomeriggio di mercoledì 5 novembre. È il giorno dopo lo scoppio della bufera giudiziaria, con la richiesta di un nuovo arresto per Totò Cuffaro. Che ha già scontato 5 anni di carcere per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra. Intorno alle 19.30 i carabinieri si presentano a casa dell’ex governatore siciliano per consegnargli il verbale di sequestro dei documenti presi il giorno prima, durante la perquisizione. E, con l’occasione, annotano i militari, Cuffaro spiega loro di avere già letto gli atti con le contestazioni che gli vengono rivolte e di voler chiarire alcuni punti. Senza dimenticare, riportano ancora i carabinieri, di complimentarsi per il livello di approfondimento delle indagini e l’assenza di condizionamento politico. Cosa che, a suo dire, non era avvenuta nella passata inchiesta che lo condotto in carcere.

L’appalto all’Asp di Siracusa: «L’accelerazione grazie a Roma»

E Cuffaro sarebbe partito proprio dalla gara d’appalto all’Asp di Siracusa. In cui, secondo i magistrati, avrebbe favorito Mauro Marchese e la sua ditta, Dussmann, in cambio di posti di lavori e servizi in subappalto per un’altra azienda amica. Una «leggerezza», avrebbe detto la scorsa settimana ai carabinieri. Commessa per correggere una presunta divergenza tra la Dussmann e l’ex direttore dell’Asp di Siracusa, Salvatore Ficarra (non indagato, ndr), che avrebbe impedito all’azienda di lavorare. A muovere l’ex governatore, si riporta nel documento, sarebbe stata anche la volontà di aiutare due lavoratori in difficoltà ad arrivare a fine mese con 600 euro. Per i quali Cuffaro avrebbe mediato, per 200 euro in più al mese. Secondo il suo presunto racconto, comunque, Marchese si sarebbe rivolto ad Alessandro Caltagirone, nuovo direttore generale dell’Asp aretusea, il quale però non aveva prestato attenzione alla sua richiesta. Davvero sbloccata, secondo Cuffaro, solo grazie all’intervento da Roma di Saverio Romano.

Il concorso per Oss all’ospedale Villa Sofia: una «minchiata»

E da una «leggerezza» all’«aver fatto una minchiata», Cuffaro avrebbe detto la sua anche a proposito della vicenda che vede coinvolto il manager della Sanità Roberto Colletti. Commissario straordinario e poi direttore generale dell’azienda ospedaliera Villa Sofia di Palermo. Secondo i magistrati, Cuffaro avrebbe aiutato Colletti a garantirsi la nomina, in cambio di un concorso pilotato per la stabilizzazione di 15 posti a tempo indeterminato per operatore socio sanitario. Mentre Cuffaro esponeva alla stampa la sua idea di nominare i vertici della sanità regionale tramite sorteggio – proprio per evitare favori politici -, avrebbe invece rassicurato l’amico sulla sua posizione: «Non ti preoccupare, sto lavorando io, a parte le minchiate del sorteggio… che sono minchiate». E così, di minchiata in minchiata, l’ex governatore avrebbe raccontato adesso ai militari di aver voluto solo favorire una ragazza, non meglio identificata. Descrivendo Colletti come un vecchio amico che aveva problemi di salute.

L’incontro riservato col colonnello e l’anteprima sulle indagini

E, secondo i carabinieri andati a casa sua, Cuffaro avrebbe parlato anche del loro collega: il colonnello Stefano Palminteri, tra gli indagati. Con cui l’ex governatore ha avuto un incontro riservato, a marzo 2024, che lo stesso militare avrebbe richiesto, per il tramite di un avvocato. Con l’obiettivo, secondo i magistrati, di avvisare il politico di alcune indagini che lo avrebbero sfiorato, in cambio di un favore per la moglie. Circostanze che Cuffaro avrebbe confermato, con l’aggiunta di alcuni dettagli. Come un ulteriore incontro che Palminteri avrebbe chiesto anche al deputato Pace, con un contenuto simile, tentando – secondo il racconto – di creare un clima di diffidenza tra loro. Il tutto chiedendo, in cambio della soffiata sull’indagine, un aiuto per diventare direttore generale della Gesap, la società che gestisce l’aeroporto di Palermo.


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