Non c’è solo la siccità dietro i rubinetti a secco dei siciliani. La crisi idrica annunciata da Girgenti Acque e Amap è frutto di una situazione al collasso, che l’assessorato regionale monitora ormai da mesi, con un tavolo tecnico permanente convocato ogni quindici giorni. Se dalle alluvioni autunnali alcune dighe hanno tratto un beneficio, come nel caso della diga Castello in prossimità di Bivona, in provincia di Agrigento, altre situazioni sono al limite, come a Naro – sempre nell’Agrigentino – dove la diga San Giovanni registra volumi molto bassi. Situazione critica anche a Gela, con gli invasi in pieno deficit idrico.
Nel Palermitano, la condotta che porta l’acqua da Scillato alla città Palermo resta ancora rotta, mentre il vero cruccio negli ultimi mesi è stata la diga Rosamarina, a Caccamo. Sono 40 milioni, infatti, i metri cubi d’acqua finiti in mare quando questa estate la diga è stata parzialmente svuotata. Secondo Francesco Greco, dirigente dell’ufficio che si occupa della gestione delle infrastrutture per le acque, la scelta è avvenuta «per motivi di sicurezza» e in linea con «una prescrizione ministeriale». La conferma arriva anche da Luigi Pasotti del servizio meteorologico siciliano.
Entrambi i funzionari sono però allo stesso tempo convinti che senza lo sversamento oggi non si sarebbe andati in emergenza. Una tesi che si fa spazio anche tra i corridoi dell’assessorato di viale Campania, dove in molti storcono il naso e sostengono che lo «svuotamento poteva essere posticipato», considerando la conseguente crisi idrica «pressoché inevitabile». La questione sicurezza, tra l’altro, è destinata a continuare. «Finché i punti di percolamento anomali non saranno verificati», precisa Greco. Operazione per cui bisognerà attendere «almeno qualche mese», prima di poter inviare i dati «ai colleghi del ministero e concordare il percorso da intraprendere». Insomma, per il capoluogo si prospetta una crisi tutt’altro che passeggera, proprio nell’anno della campagna elettorale.
Ma non va meglio nelle altre province. È così a Pietraperzia, nell’Ennese, dove soltanto da un paio di giorni il servizio idrico è stato ripristinato dopo alcuni disagi nelle zone più periferiche della cittadina, causati dalla scarsità di acqua nella diga Ancipa che alimenta il piccolo Comune. «Proprio questa mattina – racconta il sindaco Antonio Bevilacqua – ho inviato una lettera di diffida a SiciliAcque. Qui vicino esiste un altro invaso dal quale attingere, ma non lo hanno fatto. Non mi spiego il perché».
Nell’Agrigentino, intanto, Girgenti Acque ha comunicato che «non potrà più utilizzare l’acqua proveniente dal lago Leone». Tale riduzione andrà ad aggiungersi alle due recenti riduzioni effettuate da SiciliAcque di concerto con il dipartimento Regionale. «Le riduzioni di portata comporteranno ulteriori criticità nella distribuzione idrica in tutti i Comuni gestiti», si legge in una nota.
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