Covid, sciopero alla rovescia dei ristoratori del centro storico Cucine aperte: «Il primo maggio lavoriamo per la comunità»

«Siamo lavoratori e il primo maggio è un’occasione per ribadirlo: occupandoci della comunità ci prendiamo cura di noi stessi». Questo il senso dello sciopero alla rovescia che domani vedrà cinquanta volontari, tra cui ristoratori del centro storico insieme ai loro impiegati, mettere a disposizione delle famiglie in difficoltà duemila pasti preparati nelle loro cucine. Non potendo ancora riaprire le loro attività, in seguito alle misure anti-contagio da Covid-19, le attività fin qui coinvolte hanno deciso di impegnarsi lo stesso per gli abitanti della prima circoscrizione, ispirandosi alle lotte portate avanti nel 1956 da Danilo Dolci a Partinico per rivendicare il diritto al lavoro dei tanti operai inoccupati. Si tratta di Fabbrica 102, Moltivolti, Ballarak, Santamarina, Il Vicolo, Balata, Bisso Bistrot, Le Freschette Biobistrot, Porta Sant’Agata, Quattro Mani, Osteria Mangia e Bevi, Cotti in Fragranza.  

Un’azione solidale comunitaria quindi per far sentire la propria voce e reclamare «le necessarie ed urgenti soluzioni che il governo nazionale deve mettere in atto per garantire una giusta ripartenza» dicono gli organizzatori. In particolare vogliono accendere i riflettori sulla situazione che si trova a vivere il Sud in questo momento: «Al nord riaprono fabbriche mentre i motori principali dell’economia del meridione, il turismo e la ristorazione, restano nella grande incertezza rispetto alle modalità ed alle forme di sostegno che gli permetteranno di tornare al lavoro». Una rete, quella della solidarietà e delle attività commerciali che nel centro storico, intrecciata da anni di collaborazione e sostegno per il prossimo: «In tanti, tra associazioni di imprenditori e di volontari, da decenni collaboriamo insieme per dare una mano a chi ne ha bisogno – spiega Dario Bisso, titolare di Bisso Bistrot – L’1 maggio è la festa dei lavoratori e in questo momento penso soprattutto ai miei 31 dipendenti, alle loro famiglie e a quelle dei lavoratori dell’indotto. Sono un capitale umano prezioso per me e domani i miei dipendenti saranno al mio fianco per preparare i pasti». E per quanto riguarda la Fase 2 e la road map verso la riapertura Bisso si trova «d’accordo a chiudere gli esercizi per il tempo necessario alla tutela della salute della comunità, della mia famiglia e mia, ma lo Stato ci deve appoggiare per quanto riguarda i bisogni primari. Spero che quando si potrà si torni a riaprire lentamente, per tornare a una normalità lavorativa che mi auguro non sia la stessa normalità di prima dal punto di vista sociale e morale, ma sul fronte della convivialità sì».

L’iniziativa è organizzata dalla Prima Circoscrizione, da Sos Ballarò e da Kala Onlus in collaborazione con Kalsa Solidale e Ubuntu. Un contributo di 2 mila euro è stato ricavato dalla raccolta fondi Un banco del sorriso a Ballarò, la campagna lanciata subito dopo il lockdown per avviare azioni di supporto alimentare alle famiglie in difficoltà. «Il primo maggio ci vede protagonisti insieme alle associazioni sul territorio e a una serie di ristoranti che hanno l’attività chiusa nel centro storico – spiega il presidente della prima circoscrizione Massimo Castiglia –  mettendo al centro il tema del lavoro nell’ottica di far parte di una comunità che si prende cura della comunità. Sono tante le attività commerciali che si occupano di food e accoglienza tra ristoranti, B&B o pub che si ritrovano a dover immaginare una fase 2 e si chiedono come poter riaprire bottega». Castiglia restituisce una realtà produttiva fin qui colpita duramente: «Dobbiamo fare i conti adesso con il forte sviluppo di attività commerciali negli ultimi anni che ha visto anche un notevole aumento del costo degli affitti nel centro storico: uno dei temi centrali rispetto alla ripartenza, insieme alle tasse comunali che andrebbero rimandate o tolte per questo periodo e ancora alle utenze che gravano sugli esercenti anche a prescindere dall’attività di consumo. Un altro tema grosso poi è quello degli investimenti fin qui fatti e dell’enorme numero di lavoratori assunti in centro storico sull’onda dello sviluppo del turismo, molti dei quali ancora senza cassa integrazione. Gli imprenditori si stanno dissanguando per garantire i propri dipendenti passati da una situazione di tranquillità a una di difficoltà economica e c’è già chi inizia a dire che a prescindere da cosa succederà non potrà riaprire».

Per il presidente della prima circoscrizione anche se l’assessorato alla Cittadinanza solidale guidato dall’assessore Mattina ha lavorato incessantemente per garantire le fasce più deboli questo ancora non basta: «Non sono stati previsti a livello regionale e nazionale piani di sostegno adeguati e strategie serie per accompagnare la riapertura delle strutture che lavorano nel settore ristorativo, pesando su un percorso che con fatica si stava provando a portare avanti nel centro storico ma anche in tutta la città, nella regione e nel Sud più in generale. Bisogna fare quadrato col Comune per promuovere misure di ripresa economica legate al Turismo. Questo è il nostro primo maggio: una risposta dinamica dove i volontari sono le stesse persone in difficoltà, quasi tutte non garantite e che guardano al futuro con scetticismo. Nonostante questo sono lì a distribuire pasti ad altri lavoratori che sono precari, in nero, occasionali. Le istituzioni ora facciano la loro parte in modo deciso e coerente. Il tema della fiducia è centrale ed quello che ci accompagnerà verso la ripartenza».


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