Da giorni le Università stanno mantenendo i contatti con gli studenti che si trovano all'estero e vorrebbero tornare a casa. Nonostante gli appelli a non muoversi, a consentirglielo è il decreto in vigore. «Uno su due vuole partire»
Covid-19, il complicato rientro in Sicilia degli Erasmus Atenei: «C’è chi vuole tornare, ma spetta alla Farnesina»
Nel pieno dell’emergenza coronavirus, la Sicilia potrebbe trovarsi presto ad accogliere altre centinaia di giovani che vorrebbero tornare a casa. Ventiquattro ore dopo il decreto Sicilia sulla stretta nei collegamenti tra l’isola e il resto d’Italia, varato dalla ministra dei Trasporti Paola De Micheli su esplicita richiesta del presidente della Regione Nello Musumeci, uno dei temi più scottanti di questi giorni, la decisione di rientrare di chi proviene da zone in cui l’epidemia è già ampiamente diffusa, si ripropone con forza. Stavolta, però, in ballo non ci sono i ritorni dal Nord Italia, ma dall’estero. E i protagonisti sono le centinaia di studenti che stanno partecipando al programma Erasmus.
Da giorni, tutte le università siciliane che partecipano al programma di mobilità all’interno dell’Unione europea stanno lavorando a trovare una soluzione a quello che, con le ultime novità, si sta trasformando in un rompicapo. Se da una parte, infatti, resta in vigore il decreto del 9 marzo che consente di rientrare nel proprio domicilio, dove trascorrere la quarantena con la possibilità che l’obbligo sia esteso anche ai familiari conviventi, dall’altra l’evolversi della situazione in Italia e negli altri Paesi ha reso più problematici gli spostamenti. «Rispondiamo ad almeno cinquanta mail al giorno da parte di ragazzi che si trovano all’estero e cercano di sapere come comportarsi – racconta Francesca Longo, la docente che si occupa di mobilità internazionale nell’ateneo di Catania – Proviamo a rassicurare sia loro che i genitori». L’Università ha deciso che le materie date all’estero saranno convalidate anche in caso di mancato completamente del periodo previsto. «Il carattere straordinario della situazione che stiamo vivendo impone valutazioni che esulano dalla prassi», aggiunge la professoressa.
A tenere banco, tuttavia, è la questione rientri. «Fino a qualche giorno fa, uno su tre manifestava il desiderio di tornare in Sicilia. Adesso, credo siamo al 50 per cento», ammette Longo. Il primo Paese in cui il problema si è presentato è stato la Spagna. «Le autorità spagnole il 10 marzo hanno decretato la sospensione dei voli diretti dall’Italia alla Spagna, a partire dall’11 marzo e fino al 25 – si legge sul sito Viaggiare Sicuri della Farnesina -. Di fatto risultano sospesi anche i voli dalla Spagna all’Italia a causa di provvedimenti adottati dalla compagnie aeree, che hanno cancellato i voli in entrambi i sensi. Al momento – viene specificato – chi ha necessità urgente di raggiungere l’Italia può farlo attraverso scali aerei in altre città europee (Amsterdam, Francoforte, Monaco, Parigi, tra le altre) consultando le compagnie aeree. Da Barcellona a Civitavecchia si segnala che sta operando regolarmente la compagnia Grimaldi Lines, con partenze dal lunedì al sabato (con scalo a Porto Torres il martedì e venerdì), con imbarco dei passeggeri solo dalla Spagna verso l’Italia».
Stando però a quanto comunicato il 12 marzo dalla Conferenza dei rettori delle Università italiane (Crui) ai singoli rettori, il ministero degli Esteri avrebbe valutato la possibilità di organizzare voli dedicati per riportare a casa gli italiani che stanno svolgendo l’Erasmus nel Paese iberico. «Si parlava di un volo Madrid-Ciampino, noi abbiamo mandato il nostro elenco con i nominativi di chi vuole tornare a casa. Sono circa sessanta su un totale di 260 – spiega il professore Giorgio Mannina, referente per la mobilità internazionale all’Università di Palermo -. Restiamo in attesa di segnali che finora non sono arrivati. Non possiamo che mantenere i contatti con i nostri studenti». Nel frattempo, però, le difficoltà logistiche potrebbero riguardare anche altre nazioni. «Siamo stati contattati anche da studenti che si trovano in Lituania, Norvegia, Francia e Germania. Ci hanno chiesto cosa fare», aggiunge Mannina.
All’Università di Messina sono 107 gli studenti che attualmente studiano all’estero. «Sono stati costantemente seguiti e aggiornati sull’evolversi della situazione locale e internazionale fornendo tutta l’assistenza necessaria – fanno sapere dall’ateneo -. Suggeriamo ai nostri studenti di valutare se la situazione sanitaria locale sia sicura, attenendosi alle misure preventive adottate dalla sede ospitante e di restare a casa e uscire solo se necessario». In ogni caso, comunque, l’impegno è a facilitare il ritorno di chi non se la sente di vivere questi giorni di apprensione lontano da casa. «Continueremo a interloquire con la Crui e la Farnesina e, alla luce del decreto emanato oggi dalla ministra De Micheli (il decreto Sicilia, ndr), siamo pronti a coordinarci con la Regione per consentire il rientro degli studenti che si trovano ancora all’estero».