Detto Martiddina, sta scontando la condanna per l'omicidio dell'ispettore della squadra mobile di Catania, avvenuto il 27 luglio 1992. Da aprile ha scelto di parlare con i magistrati e ha messo sul tavolo un nome eccellente: quello di Mario Ciancio Sanfilippo
Cosa nostra, si pente il killer Francesco Squillaci L’assassino di Lizzio parla anche di Mario Ciancio
«Una collaborazione molto importante perché si tratta di un personaggio che ha percorso un pezzo di storia di Cosa nostra a Catania». Sono le parole che pronuncia in aula il magistrato Antonino Fanara per annunciare ad avvocati e giudici un nuovo pentimento tra le file della famiglia mafiosa Santapaola-Ercolano. Si tratta di Francesco Squillaci, meglio noto per il suo appellativo di Martiddina e per una condanna all’ergastolo, che sta scontando nel carcere di Milano Opera, per l’omicidio di Gianni Lizzio. Capo della squadra antiestorsione della questura etnea, ammazzato il 27 luglio 1992 in via Leucatia.
Dalla fine di aprile l’ex killer, inserito nel gruppo del capomafia Giuseppe Pulvirenti, ha deciso di parlare con i magistrati e lo ha fatto anche mettendo sul tavolo un nome eccellente: quello di Mario Ciancio Sanfilippo. La notizia del pentimento arriva proprio nel cuore della prima udienza del processo di secondo grado per la confisca del patrimonio dell’editore monopolista ed ex direttore del quotidiano La Sicilia. Finito nelle disponibilità dello Stato dopo il provvedimento del tribunale Misure di prevenzione di due mesi fa. Ciancio è anche sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Accusato dai magistrati di avere creato la sua ascesa a braccetto con boss, politici e imprenditori collusi. Sui verbali di Squillaci i legali di Ciancio, Carmelo Peluso e Francesco Colotti, si sono riservati chiedendo alla corte, presieduta da Dorotea Quartararo, di potere leggere i documenti.