Dopo il verdetto del giudice monocratico, arriva quello relativo alla fase di opposizione. La sentenza, lunga 96 pagine, è stata vergata dalla presidente Giuseppa Maneggio. «Il dissesto è nato ben prima del nostro insediamento», commenta l'ex primo cittadino
Corte dei conti, condannato l’ex sindaco Enzo Bianco Decade l’interdizione e i risarcimenti vengono ridotti
Tutti condannati al pagamento di una pena pecuniaria, ma ridotta al minimo, e l’inammissibilità delle richiesta di interdizione. Si aggiunge un nuovo tassello alla vicenda che riguarda il default del Comune di Catania. Oggi è stata depositata la sentenza, lunga 96 pagine, della sezione giurisdizionale per la Regione siciliana della Corte dei conti presieduta da Giuseppa Maneggio. Sotto la lente d’ingrandimento, l’operato dell’ex sindaco Enzo Bianco e dei componenti delle giunte in carica dal 2013 al 2017. Con loro anche i cinque appartenenti al collegio dei revisori dei conti. Il giudice monocratico, nel giudizio che aveva preceduto la fase di opposizione attuale che conclude l’iter del primo grado, aveva condannato Bianco a risarcire l’ente con la somma di 48mila euro, adesso scesa a 24mila euro. Per l’ex ministro degli Interni e attuale consigliere comunale era arrivata anche l’interdittiva legale di dieci anni, adesso decaduta. A difenderlo gli avvocati Bernardo Giorgio Mattarella, figlio del presidente della Repubblica, Danika La Loggia e Francesco Sciaudone.
Anche gli assessori hanno avuto condanne ridimensionate, da 7mila a 25mila euro circa, e l’annullamento dell’interdizione. Particolari che però, secondo i giudici, non fanno decadere in toto le responsabilità. In un periodo in cui il Comune di Catania era impegnato in un «ambizioso piano di riequilibrio» per cercare di risanare l’ente. «Dalla sua approvazione – si legge nella sentenza della Corte dei conti – la sezione di controllo aveva avvertito che il risanamento dell’ente poteva essere pregiudicato non solo dal mancato raggiungimento degli obiettivi intermedi ma anche, come verificatosi, dal consolidamento di prassi contabili e gestionali irregolari». Nel caso in questione, aggiungono i giudici, hanno prodotto «una situazione irreversibile degli squilibri di bilancio».
Negli ex amministratori, prosegue la sentenza, emerge «un contributo al dissesto sia pure in modo non esclusivo e determinante». Il default del Comune venne dichiarato ufficialmente a dicembre del 2018, poco dopo l’elezione a sindaco di Salvo Pogliese, attuale primo cittadino del capoluogo etneo. Il baratro contabile ammonta a poco più di un miliardo e mezzo di euro. Parallelamente alla vicenda contabile c’è quella giudiziaria con Bianco e altre 28 persone che a marzo scorso sono state rinviate a giudizio. La prima udienza si terrà il 16 settembre. «Il dissesto non è addebitabile alla nostra amministrazione – commenta l’ex sindaco insieme alla ex giunta – ma nasce da un insieme di concause tra cui le pregresse difficoltà finanziarie, che emergevano anche grazie alla nostra azione di trasparenza, cui non si è riusciti a porre rimedio. È chiaro che, nei prossimi passaggi, punteremo ad annullare anche le restanti osservazioni e la residua pena pecuniaria». Adesso, ci saranno 60 giorni di tempo per ricorrere in appello.
Le condanne riguardano gli allora assessori: Luigi Bosco (22.148 euro), Rosario D’Agata (22.148), Giuseppe Girlando (22.148 euro), Orazio Antonio Licandro (11.074 euro), Salvatore Di Salvo (22.148 euro), Marco Consoli Magnano di San Lio (25.556 euro), Angelo Villari (22.148 euro), Valentina Odette Scialfa Chinnici (22.148 euro), Condannato al pagamento di 7.137 euro Calogero Cittadino, difeso dall’avvocato Agatino Lanzafame, ma nei suoi confronti decade l’interdizione. Lo stop, per un periodo di cinque anni oltre alla condanna al risarcimento danni al Comune, per gli altri componenti del collegio dei revisori: Natale Strano (10.705 euro), Fabio Sciuto (10.705 euro), Francesco Battaglia (10.705 euro) e Massimiliano Carmelo Lo Certo (10.705 euro), quest’ultimo difeso dagli avvocati Arturo Merlo e Marcello Scurria.