Corso dei Martiri, i cantieri rimangono bloccati Un solo fornitore senza certificazione antimafia

C’è una novità, che però non sblocca la situazione, per quel che riguarda i primi quattro lotti dei lavori di riqualificazione di corso dei Martiri. Come abbiamo giá scritto, i cantieri sono fermi perché due dei fornitori a cui si è rivolta la ditta appaltatrice – che è il gruppo Capizzi di Maletto – sono risultati privi della certificazione antimafia. Una circostanza che contraddice il protocollo di legalità firmato prima dell’avvio dei lavori dai vari attori coinvolti nel rilancio di San Berillo, che sono poi essenzialmente il Comune, la prefettura (a cui spetta la verifica dei documenti), le società proprietarie dei terreni e le aziende che gestiscono (e che gestiranno) i vari appalti. In realtà, adesso, a essere sfornito della documentazione è soltanto un fornitore, con sede sociale nel Salernitano, il quale ha prodotto e consegnato le panchine già sistemate nei quattro spazi riqualificati. 

Lo status dell’appalto rimane però sospeso. E i pagamenti bloccati. Il gruppo Capizzi – che ha già ristorato i fornitori – ha ricevuto al momento poco meno del 50 per cento del costo complessivo dei lavori, che è un milione e 438mila euro. L’ipotesi avanzata dal Comune – e vagliata dalla prefettura prima della sostituzione al vertice – è che venga liquidata la quota dei fondi riferita ai fornitori in regola con la certificazione antimafia che, adesso, sono otto su nove. «Ribadirò questa possibilità al nuovo prefetto Claudio Sammartino», dichiara a MeridioNews l’assessore ai Lavori pubblici Pippo Arcidiacono. «Io – aggiunge il forzista – penso che entro la fine di ottobre risolveremo il problema». I quattro lotti, per altro, «sono del tutto completi, i lavori sono ultimati». 

«L’azienda che ha fornito le panchine – spiega Giuseppe Capizzi, titolare della ditta appaltatrice – ha fatto la richiesta alla sua prefettura di essere inserito nella white list. Il prefetto, però, gli ha risposto che per quel settore merceologico non serve la white list». Ma allora come si viene fuori dall’imbuto? «Con l’informativa antimafia – continua l’imprenditore – ma paradossalmente si può fare solo per forniture sopra i 150mila euro». In altre parole, per il nuovo prefetto di Catania c’è sul tavolo una bella gatta da pelare. Pochi giorni fa, su Facebook, l’ex sindaco Enzo Bianco è tornato sulla vicenda definendo «incomprensibile» il ritardo nel completamento dei lavori. Sebbene le ragioni siano ampiamente note. «E si faccia la gara – aggiunge Bianco – per l’investimento più importante: il parcheggio sotterraneo con il giardino sovrastante». Ovvero il secondo appalto comunale da quasi 14 milioni di euro, che l’assessore Arcidiacono ritiene possa partire «nei primi mesi del 2019». 

Frattanto i quattro lotti del primo appalto, non ancora consegnati al Comune (soprattutto quello inaugurato da Bianco in campagna elettorale) sprofondano in un gorgo di degrado e munnizza. Le aiuole traboccano di rifiuti e cartacce, e in alcuni casi gli arbusti che erano stati piantati sono letteralmente eradicati. In uno dei lotti è stata addirittura piantata una tenda, abitata. In un altro c’è una automobile parcheggiata beatamente sul marciapiedi nuovo di zecca. Nello stesso settore è stato realizzato un campetto di calcio e di basket. Ma i canestri sono stati montati sopra le porte da calcetto, rendendo quasi impossibile – se non pericoloso – l’utilizzo della linea di fondo per i giocatori di pallacanestro. Forse fa cool usare la parola playground, ma non sarebbe male saperne costruire uno utilizzabile. 


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