Frame video Sicilian Cardiovascular Academy

Corruzione e forniture ospedaliere: le mazzette con lo «schermo» dei congressi di cardiologia

«Un sistema basato sulla sistematica commissione di numerosi atti corruttivi a opera dei medici e delle rappresentanze delle società di distribuzione locale di multinazionali produttrici di dispositivi medici». L’atto d’accusa è quello contenuto nell’ordinanza di 28 pagine con la quale la giudice per le indagini preliminari Giuseppina Montuori ha disposto gli arresti domiciliari per nove persone nell’ambito dell’operazione Vasi comunicanti. A essere coinvolti alcuni tra i principali luminari del mondo della cardiologia siciliana. Curricula lunghi pagine, ruoli di vertice nelle unità operative complesse negli ospedali di Catania, Messina, Ragusa e Siracusa ma anche la creazione della Sicilian Cardiovascular Academy: un «contenitore culturale» con l’obiettivo, almeno sulla carta, di «promuovere l’innovazione e l’eccellenza clinica». I nomi dei medici finiti ai domiciliari sono quelli di Corrado Tamburino, docente di Unict da poco passato dall’azienda Policlinico San Marco alla clinica Morgagni, Antonino Nicosia dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa, Marco Contarini direttore della Cardiologia dell’Umberto I di Siracusa e Antonio Micari del Policlinico di Messina.

Stando alle accuse, i camici bianchi avrebbero utilizzato degli eventi formativi, e la loro sponsorizzazione, come schermo per ottenere soldi in cambio di forniture di dispositivi medici Tavi e Stent, entrambi utilizzati in cardiologia e distribuiti da società locali che operano su mandato di alcune multinazionali. «Al fine di accrescere il proprio fatturato – si legge nell’ordinanza – le ditte produttrici hanno interesse a ingraziarsi il primario affinché questi si serva di un numero sempre maggiore dei dispositivi medici da loro prodotti e distribuiti e li faccia quindi acquistare dall’azienda ospedaliera in cui presta la propria attività». Presunte mazzette sotto forma di contributi per finanziare eventi scientifici in cui gli stessi medici avrebbero intrattenuto rapporti diretti con i rappresentanti delle società. Ai domiciliari sono finiti Rosa Vitale (Presifarm), Caterina Maugeri (Archigen), Giancarlo Antonio Girlando (Cardiovascular e fratello del cognato di Tamburino), Francesco Dottorini e Pietro Sola. Dottorini è manager di un’azienda che produce valvole aortiche ed endoprotesi coronariche e vascolari mentre Sola è amministratore della società Collage di Palermo, specializzata nell’organizzazione di eventi formativi finanziati da realtà private.

Tra le società coinvolte sarebbe esistito una tariffario delle sponsorizzazioni in base al numero di valvole impiantate. Il riferimento viene fatto dagli indagati in alcune conversazione intercettate. Al centro dell’inchiesta finisce così un congresso di cardiologia organizzato a maggio ad Aci Castello, in provincia di Catania. Circa 700 partecipanti per una tre giorni in un prestigioso hotel posizionato lungo la costa. «In riferimento alla posizione di Tamburino – si legge nell’ordinanza – sono stati acquisiti gravissimi indizi anche sul fatto che sia riuscito a fare acquistare dispositivi a un prezzo maggiorato del 20 per cento rispetto a quello economicamente più vantaggioso indicato nelle gare aziendali, di bacino o della centrale unica di committenza della Regione Siciliana». Stando ai conteggi dei magistrati e degli investigatori della guardia di finanza, i quattro primari avrebbero arrecato un danno stimabile in un milione di euro alle aziende sanitarie di riferimento.

A fare scattare la misura degli arresti domiciliari, scrive la giudice, sarebbe stata la possibilità dei medici di «inquinare le prove» in relazione ai loro ruoli direttivi all’interno delle aziende. Posizione che, però, Tamburino ha lasciato a metà giugno accasandosi alla clinica privata Morgagni. Scelta che non è passata inosservata e che è finita in una nota integrativa presentata dalla procura alla giudice. Nel documento si evidenzia che, abbastanza improvvisamente, Tamburino ha deciso di lasciare il Policlinico nonostante gli mancassero solo cinque anni alla pensione oltre ad avere già programmato in agenda numerosi interventi chirurgici. Il tutto «a dimostrazione del fatto che è evidentemente venuto a conoscenza dell’attività di intercettazione compiuta nei suoi confronti».

A suo tempo, però, il medico giustificò il suo passaggio dal pubblico al privato in una lettera di commiato strappa lacrime: «Ho chiesto a mia figlia e mio genero di non lavorare nel pubblico con me, indirizzandoli verso un percorso diverso – si legge nella missiva – Adesso mi si offre l’opportunità di un incarico al centro cuore Morgagni e di potermi ricongiungere professionalmente ai miei affetti con in mano una nuova sfida». Medici e provider dell’azienda Collage, conclude la giudice nell’ordinanza, avrebbero mostrato anche le intenzioni di «smaltire» i finanziamenti degli eventi attraverso la stipula di contratti di consulenza tra la società palermitana e gli stessi primari.


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