Sanzioni per 81mila euro, 36 contravvenzioni da oltre 247mila euro, un recupero per le casse degli enti di previdenza da oltre 15mila euro. È il risultato di un controllo del territorio effettuato dagli uomini nel nucleo Ispettorato del lavoro dei carabinieri etnei nel mondo dell’imprenditoria edile che ha anche portato alla sospensione di tre attività e la denuncia in stato di libertà per dieci titolari di imprese. Nel corso delle operazioni sono stati effettuati sopralluoghi in 23 cantieri, trovando 16 lavoratori in nero. Le tre ditte a cui è stato imposto il fermo dei lavori potrà riottenere l’apertura solo attraverso la regolarizzazione dei dipendenti, il pagamento delle multe e il versamento dei contributi finora evasi. La chiusura è scattata a causa della presenza di una percentuale superiore al 20 per cento di lavoratori irregolari.
Difficile per i militare effettuare le indagini. Come spesso accade, ai lavoratori viene imposto di nascondersi o scappare in caso di controlli. E, spiegano i carabinieri in un comunicato, «anche al momento di riferire circa la propria presenza in cantiere diventano riluttanti negando levidenza onde difendere loperato illecito del proprio datore di lavoro sfruttatore».
Se le dinamiche sui controlli sono tristemente uguali, cambia invece l’approccio al mondo edile. Complice la crisi, le forze dell’ordine hanno registrato l’assenza di iscrizioni alla Camera di commercio e di requisiti tecnico-professionali. «Tutto questo genera una disparità e, quindi, una concorrenza sleale del mercato del lavoro – prosegue il comunicato – da un lato le aziende strutturate trovano difficoltà nel reggere il confronto con aziende totalmente sommerse che offrono prezzi di mercato bassi, dall’altro si verifica il rischio che le aziende sane affossino nel fallimento o si adeguino ad una gestione irregolare dimpresa». E a pagarne le spese sono anche operai costretti a lavorare senza materiale idoneo.
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