E' slittata al 13 maggio la sentenza della Corte d'Appello sui presunti bilanci falsificati del Comune di Catania negli anni 2004 e 2005. Erano stati condannati in primo grado l'ex sindaco Umberto Scapagnini e quattordici tra ex assessori e funzionari. Stamattina tre imputati hanno chiesto che il giudice Mignemi non prenda parte alla decisione perché già membro del collegio che pronunciò la condanna per il processo sulla cenere vulcanica
Comune: buco di bilancio, sentenza rinviata Richiesta ricusazione per il giudice Mignemi
Non arriverà oggi la sentenza d’appello per il processo sul buco di bilancio del Comune di Catania che vede imputati l’ex sindaco Umberto Scapagnini, tredici ex assessori e l’ex ragioniere Vincenzo Castorina. Tutti accusati di falso ideologico e condannati in primo grado a pene comprese tra 2 anni e 3 mesi e 2 anni e 9 mesi di reclusione. La Corte d’Appello ha dovuto rinviare l’udienza al 13 maggio, a causa della richiesta di ricusazione nei confronti del giudice Sebastiano Mignemi, presentata dagli imputati Giuseppe Arena, Filippo Drago e Giuseppe Siciliano.
I tre chiedono che Mignemi non partecipi alla decisione perché faceva parte anche del collegio che condannò Scapagnini e l’ex parlamentare del Pdl Nino Strano in un altro processo, quello per la cenere vulcanica, giunto a sentenza definitiva in Cassazione lo scorso novembre. A sostegno della richiesta, i legali hanno letto in aula un articolo del giornalista Marco Benanti, pubblicato ieri sul quotidiano online Iene Sicule in cui viene evidenziata questa coincidenza. Tra i motivi previsti dall’articolo 36 del codice di procedura penale per presentare istanza di ricusazione, non compare, tuttavia, un’ipotesi simile. Tra gli altri punti, si legge che un giudice ha l’obbligo di astenersi «se ha dato consigli o manifestato suo parere sull’oggetto del procedimento al di fuori dell’esercizio delle funzioni giudiziarie». Il procuratore generale Giulio Toscano ha definito la richiesta «inammissibile». In ogni caso, sarà un’altra sezione della stessa Corte d’Appello adesso a decidere se accoglierla o respingerla.
Durante l’udienza i legali della difesa hanno prodotto una serie di certificati medici, chiedendo di stralciare le posizioni di Scapagnini e dell’ex assessore alla Protezione civile Santo Ligresti per impedimento assoluto dovuto alle loro gravi condizioni di salute. Scapagnini, pochi giorni fa, avrebbe avuto un infarto che, aggiunto all’ictus che lo ha colpito la scorsa settimana, lo avrebbe ridotto in fin di vita. Ma il collegio ha respinto la richiesta.
«Aspettiamo anche noi e continueremo ad esserci – afferma Mirko Viola, dell’associazione Cittàinsieme che si è costituita parte civile – non per condannare a priori gli imputati, ma per partecipare al processo di ricostruzione di una prima parte di verità sulla gestione delle casse del Comune». Cittàinsieme ha promesso di devolvere ad opere di pubblica utilità l’eventuale risarcimento.
Il processo per il buco di bilancio del Comune nel biennio 2004 e 2005 nasce a seguito di alcune osservazioni dei revisori dei Conti, e successivamente anche della Corte dei conti, sul consuntivo del 2003. La Procura pone l’attenzione sui bilanci degli anni 2004 e 2005 scoprendo operazioni finalizzate alla falsificazione dei conti e un buco di centinaia di milioni di euro, a cui il governo Berlusconi prova a mettere una pezza con il trasferimento dei famosi 140 milioni di euro. In particolare si fa luce sulla vendita di alcuni immobili alla società comunale Catania Risorse, per coprire un disavanzo di 40 milioni di euro. Beni che però risultano inalienabili.
La sentenza di primo grado del 10 ottobre del 2011 aveva condannato Scapagnini a 2 anni e 9 mesi di carcere, oltre all’interdizione dai pubblici uffici. Stessa pena inflitta allex ragioniere Vincenzo Castorina e agli ex assessori Francesco Caruso, Giuseppe Arena, Santo Li Gresti, Giuseppe Maimone, Giuseppe Siciliano e Gianni Vasta. Pena leggermente ridotta, 2 anni e 3 mesi, per altri componenti delle giunte di Scapagnini di quegli anni: Filippo Drago, Stefania Gulino, Mimmo Rotella, Salvatore Santamaria, Nino Strano, Mario De Felice e Giuseppe Zappalà. In primo grado il giudice monocratico del Tribunale aveva aggravato la richiesta dei pubblici ministeri.
Nel novembre scorso è arrivato a conclusione il processo sui contributi per l’emergenza cenere vulcanica del 2003. La Cassazione in via definitiva ha condannato l’ex primo cittadino e sei ex assessori a 2 anni e 6 mesi di carcere per reato elettorale e abuso d’ufficio. E a novembre è stato chiesto un nuovo rinvio a giudizio, sempre a proposito dei bilanci gonfiati del Comune di Catania. In quest’ultimo caso le delibere all’attenzione del sostituto procuratore Alessandra Chiavegatti fanno riferimento agli anni tra il 2006 e il 2008 e in particolare ai mancati introiti, preventivati e inseriti in bilancio, del condono edilizio. Mentre per quanto riguarda il processo sulla costruzione dei parcheggi, proprio ieri, l’accusa rappresentata dal procuratore generale Domenico Platania ha chiesto per Scapagnini e gli altri imputati la conferma dell’assoluzione, arrivata in primo grado.