La Cassazione conferma che, di fronte all'atteggiamento di Mario Campailla, l'unica misura cautelare possibile è il carcere e non l'obbligo di firma, come invece aveva concesso in un primo momento il Gip. Lo scorso luglio il pregiudicato per mafia aveva minacciato il primo cittadino che lo ha denunciato
Comiso, minacce al sindaco punite col carcere Il pregiudicato: «Se muntati u palcu, vi scannu»
«Se muntati u palcu vi scannu a tutti a partiri ro sinnucu tanto avanti ca arriva a volanti, va scannatu a tutti». A luglio il pluripregiudicato Mario Campailla si era rivolto così, insistentemente, al sindaco di Comiso Filippo Spataro. Non voleva che nella piazza del paese, dove si trova un bar intestato alla sua compagna ma secondo gli investigatori di fatto gestito direttamente da lui, venisse montato il palco per le iniziative estive. Anzi, voleva che fosse posizionato in maniera diversa, in modo da soddisfare i suoi clienti. Oggi la Cassazione conferma che, di fronte a quell’atteggiamento proveniente da un soggetto pericoloso, l’unica misura cautelare possibile è il carcere e non l’obbligo di firma, come invece aveva concesso in un primo momento il Gip. La decisione della suprema corte arriva dopo il ricorso della Procura al Tribunale del riesame e il controricorso del pregiudicato.
La polizia ha notificato la nuova ordinanza di custodia cautelare nel carcere di Ragusa, dove si trova Campailla. Che ha un lungo elenco di precedenti alle spalle. Soprannominato ‘U checcu e Saponetta, era stato fermato in passato per traffico di stupefacenti e, dopo essere uscito dal carcere, nuovamente arrestato il primo ottobre del 2012 a seguito dell’operazione Chimera. Accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata all’estorsione e all’approvvigionamento di armi scambiate con clan della ‘ndrangheta, è stato detenuto nel penitenziario di Novara, in regime di 41 bis. Uscito di prigione, è tornato a Comiso circa due anni dopo, in libertà vigilata nonostante la comprovata «pericolosità sociale». Ad aprile è stato fermato dalla polizia perché alla guida del proprio ciclomotore, con la patente ritirata e senza casco. In quell’occasione avrebbe minacciato gli uomini della polizia del commissariato della città.
Fino a luglio, quando le sue minacce per il palco che si stava montando a spese dei commercianti, prima si sono rivolte agli operai che avevano persino fermato le operazioni, poi all’amministrazione, al sindaco e al suo vice. «Non fari muntari stu palcu, ti rissi nun fari muntari stu palcu, nun lu fari muntari se no ci rugnu fuocu, nun mi scantu agghiri in galera». E di fronte alle resistenze del primo cittadino, Campailla continuava: «Allura se parri accussi ta scantari a nesciri ra casa».
A quel punto Spataro si è rivolto alla polizia, presentando regolare denuncia. «Io forse sarò incosciente – aveva detto a MeridioNews all’indomani delle minacce – ma rappresento una comunità che mi ha affidato un mandato pro tempore e ho il dovere di non cedere. Non si può sottostare a persone come lui, è intollerabile. Le forze dell’ordine mi hanno tutelato e accudito, sono state straordinarie. Adesso devono essere aiutate, bisogna denunciare i soprusi. Mi arrivava voce che scorrazzasse per i locali commerciali della città, con fare tutt’altro che gentile. Spero adesso di essere d’esempio ai cittadini».