L'idea partita dal web è stata messa in pratica da un movimento spontaneo trapanese che, nel giro di pochi giorni, è riuscito a coinvolgere venti Consigli comunali della provincia. La notizia è arrivata anche alla diretta interessata che ha risposto con una lettera
Cittadinanza a Liliana Segre da 20 Comuni siciliani Senatrice: «Tessuto morale e civile ancora integro»
«Vogliamo Liliana Segre cittadina onoraria in ogni città, per dire a quella bambina cacciata da scuola per colpa di leggi ingiuste che no, non accadrà mai più». Un’idea, partita dal web, un movimento spontaneo nato a Trapani che, nel giro di pochi giorni, è riuscito a coinvolgere venti Comuni della provincia, cittadini e associazioni. Uniti, per dimostrare che la gentilezza vince sempre sull’odio.
L’iniziativa, è nata dopo l’assegnazione della scorta alla senatrice a vita, scampata all’orrore dei campi di concentramento per i tanti, troppi, messaggi di odio che riceve ogni giorno sui social. «La politica – dice Valentina Villabuona tra le promotrici dell’iniziativa con l’associazione Punto Dritto – è fare rete e creare alleanze su valori condivisi. Con associazioni e movimenti abbiamo messo insieme venti Consigli comunali. La mozione Segre è un metodo di lavoro – aggiunge – che mette al centro la politica e abbatte le barriere».
La notizia ha raggiunto anche la senatrice che ha inviato una nota ai promotori dell’iniziativa. «È questo un periodo difficile per la nostra democrazia, per la nostra società civile, per il clima che si respira e per i pericoli che incombono – ha scritto Segre nella lettera – Farò sempre il dovere di cittadina, di senatrice e di testimone ma la solidarietà di uomini, donne e istituzioni è indispensabile perché indice di un tessuto morale e civile del Paese per fortuna ancora integro. Democratico, costituzionale, antifascista».
All’appello, mancano ancora i comuni di Vita, Buseto e Calatafimi Segesta. «Ci stiamo lavorando», assicura Villabuona. Intanto, il Consiglio comunale di Trapani ha depositato la mozione che vede come prima firmataria Marzia Patti, tra i primi consiglieri che aveva aderito all’appello lanciato attraverso i social.