Cinque arrestati per la rissa con sparatoria all’Ecs Dogana Vicini ai clan avrebbero impedito esibizione di Niko Pandetta

Cinque giovani tra i 19 e i 28 anni sono stati arrestati e portati in carcere. Stando a quanto emerso dalle indagini, sarebbero stati loro i protagonisti della rissa con sparatoria – in cui due persone erano anche rimaste ferite – davanti all’Ecs Dogana la sera del 21 aprile. Alla fine della serata, all’uscita della discoteca, era avvenuta una violentissima rissa, in cui erano state coinvolte molte persone, al culmine della quale erano stati sparati diversi colpi di arma da fuoco in mezzo alla strada. Con l’accusa di rissa e lesioni personali aggravate dall’uso di
armi, detenzione e porto in luogo pubblico di più armi comuni da sparo, maltrattamenti in famiglia e danneggiamento di cose esposte alla pubblica fede oggi sono stati arrestati 
Sebastiano Miano (classe 1994), Giuseppe Santo Patanè (classe 1996), Salvatore Danilo Napoli (classe 2002), Gabriele Gagliano (classe 2003) e Gaetano Salici (classe 2003).

Dalle indagini della polizia scientifica è stato possibile
verificare, sulla base del rinvenimento di diversi bossoli, che sono state impiegate
almeno due pistole: una di
calibro 7,65 e l’altra calibro 40.
L’analisi delle immagini dei sistemi di
videosorveglianza della
zona ha consentito di accertare che alcuni dei
colpi d’arma da fuoco sarebbero stati esplosi da Patanè e avrebbero colpito Salici. Dagli approfondimenti investigati – testimonianze raccolte e attività di tipo tecnico – è stato possibile ricostruire l’intera vicenda. Tutto sarebbe nato da una precedente frizione avvenuta la notte tra il 16 e il 17 aprile sempre all’Ecs Dogana (la cui attività era poi stata sospesa dal questore): alcuni giovani, ritenuti vicini al clan Mazzei,
avrebbero impedito al 
cantante neomelodico Niko Pandetta di esibirsi insieme al trapper romano Tony Effe che, per rendere più interessante lo spettacolo, ne aveva richiesto la presenza sul palco. Stando a quanto emerso, il cantante avrebbe spinto la fidanzata di uno dei
ragazzi
contigui ai Carcagnusi. Un episodio che avrebbe avuto un epilogo qualche sera dopo. 

Un gruppo di giovani, raccolti attorno a Miano e appartenenti a una frangia avversa (da ritenersi contigua al clan dei Cappello-Bonaccorsi), avrebbero attuato una sorta di controffensiva ai danni della fazione che aveva
impedito, la settimana precedente, l’esibizione canora. Da qui sarebbe scaturito un vero e proprio
raid con l’uso di più armi. Le indagini hanno anche permesso di delineare un’altra vicenda di ambito
familiare riguardante Miano, che sarebbe indicativa della sua
indole
violenta, della facilità e familiarità all’uso di armi da fuoco
, riconducibile al reato di
maltrattamenti in famiglia ai danni di persona a lui vicina e a quello di detenzione, porto
di armi comuni da sparo e danneggiamento di un’auto:
l’indagato non avrebbe esitato a esplodere, per ragioni futili, un colpo di arma da fuoco – calibro 38 – sul cofano anteriore della macchina di un parente


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